Negli anni a venire la mobilità delle persone tra i vari paesi europei, ma anche oltre le frontiere dell’Europa, tenderà ad aumentare sempre di più e i bambini saranno sempre più esposti al contatto con bambini e giovani provenienti dalle diverse nazioni europee, oltre che con i figli degli immigrati giunti da altri continenti . Per questi motivi si è inteso indagare diversi aspetti delle nozioni spontanee sull’Europa di bambini italiani dalla prima alla quinta elementare.E stata utilizzata una traccia di intervista flessibile, proposta individualmente a 150 bambini/e dalla 1° alla 5° elementare , residenti a Roma ( comune di Velletri) con una procedura simile al colloquio clinico piagetiano.Le domande principali chiedevano se i soggetti avevano sentito parlare dell’Europa? Se sapevano cosa fosse l’Europa? Dove stava l’Europa? Se l’Europa fosse più grande dell’Italia? Se sapevano che ci fossero altri paesi in Europa e quali fossero? Se loro erano italiani o europei? Se rispondevano italiani, si chiedeva se erano anche europei, ecc. A colloquio ultimato si chiedeva ai bambini/e di fare un disegno dell’Europa.I risultati della ricerca vengono a confermare i dati emersi da ricerche psicologiche precedenti sulle modalità di pensiero dei bambini relative al mondo sociale , e cioè la tendenza a riferirsi alle esperienze personali e allo spazio vicino per fornire spiegazioni e interpretazioni riguardanti fenomeni sociali ed istituzionali. Sembra inoltre che la comprensione delle relazioni tra parti e tutto e la padronanza delle operazioni di inclusione che si costruiscono durante il periodo delle operazioni logico-concrete (dai 5-6 anni ai 10-11 anni) siano dei pre-requisiti cognitivi necessari per una comprensione articolata e decentrata dall’esperienza personale e per affrontare “logicamente” l’assimilazione realistica di prime nozioni concernenti l’Europa.Per quanto riguarda l’insegnamento, a scuola, di nozioni riguardanti l’Europa, sembra perfino banale suggerire la necessità di tenere maggiormente conto dei risultati delle ricerche psicologiche e di adeguare eventuali programmi scolastici, libri di testo e materiali didattici aventi come oggetto l’Europa alle abilità cognitive dei bambini.

Amann, M. (2007). L’Europa dei bambini. PSICOLOGIA CONTEMPORANEA, 199, 63-68.

L’Europa dei bambini

AMANN, Merete
2007-01-01

Abstract

Negli anni a venire la mobilità delle persone tra i vari paesi europei, ma anche oltre le frontiere dell’Europa, tenderà ad aumentare sempre di più e i bambini saranno sempre più esposti al contatto con bambini e giovani provenienti dalle diverse nazioni europee, oltre che con i figli degli immigrati giunti da altri continenti . Per questi motivi si è inteso indagare diversi aspetti delle nozioni spontanee sull’Europa di bambini italiani dalla prima alla quinta elementare.E stata utilizzata una traccia di intervista flessibile, proposta individualmente a 150 bambini/e dalla 1° alla 5° elementare , residenti a Roma ( comune di Velletri) con una procedura simile al colloquio clinico piagetiano.Le domande principali chiedevano se i soggetti avevano sentito parlare dell’Europa? Se sapevano cosa fosse l’Europa? Dove stava l’Europa? Se l’Europa fosse più grande dell’Italia? Se sapevano che ci fossero altri paesi in Europa e quali fossero? Se loro erano italiani o europei? Se rispondevano italiani, si chiedeva se erano anche europei, ecc. A colloquio ultimato si chiedeva ai bambini/e di fare un disegno dell’Europa.I risultati della ricerca vengono a confermare i dati emersi da ricerche psicologiche precedenti sulle modalità di pensiero dei bambini relative al mondo sociale , e cioè la tendenza a riferirsi alle esperienze personali e allo spazio vicino per fornire spiegazioni e interpretazioni riguardanti fenomeni sociali ed istituzionali. Sembra inoltre che la comprensione delle relazioni tra parti e tutto e la padronanza delle operazioni di inclusione che si costruiscono durante il periodo delle operazioni logico-concrete (dai 5-6 anni ai 10-11 anni) siano dei pre-requisiti cognitivi necessari per una comprensione articolata e decentrata dall’esperienza personale e per affrontare “logicamente” l’assimilazione realistica di prime nozioni concernenti l’Europa.Per quanto riguarda l’insegnamento, a scuola, di nozioni riguardanti l’Europa, sembra perfino banale suggerire la necessità di tenere maggiormente conto dei risultati delle ricerche psicologiche e di adeguare eventuali programmi scolastici, libri di testo e materiali didattici aventi come oggetto l’Europa alle abilità cognitive dei bambini.
2007
Amann, M. (2007). L’Europa dei bambini. PSICOLOGIA CONTEMPORANEA, 199, 63-68.
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