Gli uomini delle civiltà antiche erano convinti che la luce e il colore guarissero e su questo basavano i loro sistemi di guarigione. I greci, i romani, gli indiani, gli aztechi e i cinesi adoravano il sole quale portatore di luce e grande divinità guaritrice; a memoria d'uomo i suoi raggi venivano usati per guarire le malattie fisiche e psichiche. Già i nostri antenati avevano capito che il colore, quale parte costituente della luce, esercita un effetto terapeutico come la luce stessa. Gli egiziani ad esempio costruivano templi di luce con stanze di diversi colori usate per la cura delle varie malattie. I colori sono l'origine della vita e della salute. Essi sono la 'lingua' che le cellule dei nostro corpo comprendono e con la quale comunicano tra loro. Questo lo pensava anche Johann Wolfgang Goethe il quale sostenne fino alla fine della sua vita che la luce e i "figli della luce", cioè i colori, costituiscono il divino presente nel mondo fisico. La sua teoria dei colori, che tratta della loro qualità e del loro significato, venne ritenuta da Goethe stesso la sua opera più importante. Rudolf Steiner usò la teoria dei colori di Goethe a sostegno della sua filosofia e delle sue terapie. Premesso questo, l’obiettivo primario a livello tecnologico, è stato sempre ed è tuttora, quello di realizzare la sorgente “ideale” a luce bianca, ossia una sorgente in grado di produrre luce con una tonalità di bianco ottimale per il comfort visivo e con caratteristiche spettrali tali da garantire una corretta visione degli oggetti colorati con consumi energetici contenuti. E’ importante evidenziare quale sia il punto di vista quando si parla di caratteristiche cromatiche della luce. Un conto è considerare la luce come elemento indipendente, concetto relativamente astratto, un conto è considerare la luce come elemento utilizzato per illuminare una superficie, ovvero un oggetto avente caratteristiche cromatiche intrinseche. In questa ottica, a concetti come coordinate tricromatiche e temperatura di colore va aggiunto il concetto della resa cromatica, ossia della capacità della luce di riprodurre i colori in maniera più possibile simile a quanto farebbe una lampada ideale di riferimento, rappresentata convenzionalmente da una lampada a incandescenza. Per produrre luce colorata si può procedere concettualmente in 2 modi: utilizzare fasci di luce colorata (non necessariamente monocromatica) ed ottenere i colori mancanti per opportuna sovrapposizione dei suddetti fasci: ci si avvale in tal modo della cosiddetta “sintesi additiva”; utilizzare fasci di luce bianca ed ottenere la luce colorata attraverso opportuni filtri: ci si avvale in tal modo della cosiddetta “sintesi sottrativa”. L’uso del colore è sempre più spesso abbinato alla variazione delle caratteristiche cromatiche della luce nel tempo e quindi al concetto di luce dinamica, concetto di estrazione tipicamente teatrale. Questi sistemi possono essere realizzati avvalendosi dei meccanismi di sintesi additiva e di sintesi sottrativa.

Giorgio, G., Frascarolo, M. (2005). La luce colorata in architettura. METAMORFOSI, 53, 54, 56-59.

La luce colorata in architettura

FRASCAROLO, MARCO
2005-01-01

Abstract

Gli uomini delle civiltà antiche erano convinti che la luce e il colore guarissero e su questo basavano i loro sistemi di guarigione. I greci, i romani, gli indiani, gli aztechi e i cinesi adoravano il sole quale portatore di luce e grande divinità guaritrice; a memoria d'uomo i suoi raggi venivano usati per guarire le malattie fisiche e psichiche. Già i nostri antenati avevano capito che il colore, quale parte costituente della luce, esercita un effetto terapeutico come la luce stessa. Gli egiziani ad esempio costruivano templi di luce con stanze di diversi colori usate per la cura delle varie malattie. I colori sono l'origine della vita e della salute. Essi sono la 'lingua' che le cellule dei nostro corpo comprendono e con la quale comunicano tra loro. Questo lo pensava anche Johann Wolfgang Goethe il quale sostenne fino alla fine della sua vita che la luce e i "figli della luce", cioè i colori, costituiscono il divino presente nel mondo fisico. La sua teoria dei colori, che tratta della loro qualità e del loro significato, venne ritenuta da Goethe stesso la sua opera più importante. Rudolf Steiner usò la teoria dei colori di Goethe a sostegno della sua filosofia e delle sue terapie. Premesso questo, l’obiettivo primario a livello tecnologico, è stato sempre ed è tuttora, quello di realizzare la sorgente “ideale” a luce bianca, ossia una sorgente in grado di produrre luce con una tonalità di bianco ottimale per il comfort visivo e con caratteristiche spettrali tali da garantire una corretta visione degli oggetti colorati con consumi energetici contenuti. E’ importante evidenziare quale sia il punto di vista quando si parla di caratteristiche cromatiche della luce. Un conto è considerare la luce come elemento indipendente, concetto relativamente astratto, un conto è considerare la luce come elemento utilizzato per illuminare una superficie, ovvero un oggetto avente caratteristiche cromatiche intrinseche. In questa ottica, a concetti come coordinate tricromatiche e temperatura di colore va aggiunto il concetto della resa cromatica, ossia della capacità della luce di riprodurre i colori in maniera più possibile simile a quanto farebbe una lampada ideale di riferimento, rappresentata convenzionalmente da una lampada a incandescenza. Per produrre luce colorata si può procedere concettualmente in 2 modi: utilizzare fasci di luce colorata (non necessariamente monocromatica) ed ottenere i colori mancanti per opportuna sovrapposizione dei suddetti fasci: ci si avvale in tal modo della cosiddetta “sintesi additiva”; utilizzare fasci di luce bianca ed ottenere la luce colorata attraverso opportuni filtri: ci si avvale in tal modo della cosiddetta “sintesi sottrativa”. L’uso del colore è sempre più spesso abbinato alla variazione delle caratteristiche cromatiche della luce nel tempo e quindi al concetto di luce dinamica, concetto di estrazione tipicamente teatrale. Questi sistemi possono essere realizzati avvalendosi dei meccanismi di sintesi additiva e di sintesi sottrativa.
2005
Giorgio, G., Frascarolo, M. (2005). La luce colorata in architettura. METAMORFOSI, 53, 54, 56-59.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/120372
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