Diceva Calvino che Thomas Mann osservava il mondo borghese dal balcone; e che noi lo descriviamo cascando dalla tromba delle scale (Belpoliti, 2006). Lo sfondo di questa riflessione è l’esplosione della descrizione nella ricerca urbana e l’insostenibile leggerezza dell’azione pubblica. Questa consapevolezza stenta ad affermarsi nel settore di studi della pianificazione. Ricorrere alle Lezioni di Calvino non è magari originale: celebratissime, anche da media e opinion maker, hanno sollecitato pedagoghi, scienziati organizzativi, perfino matematici. Venticinque anni dopo l’incompiuta svolta narrativa, si può forse discutere se ci sia stato uno sbandamento fenomenologico e postmoderno, un’estasi di dettagli, indizi e soggettività, tale da perdere del tutto il filo che collega microstorie e grandi eventi; e se sia invece possibile ripensare le diverse e molteplici forme del cambiamento (che non è interpretabile in modo unitario e deduttivo), e il dato incontrastabile della combinazione di fattori locali e globali, causali ed eventuali, che definiscono il codice unico di ciascuna situazione. Rispondere a queste due domande significa probabilmente ridefinire la collocazione teorica e metodologica degli studi urbani; e la combinazione di orientamenti di valore e azione pubblica che contraddistingue la pratica dell’urbanistica.
Cremaschi, M. (2013). Pensieri spettinati. ARCHIVIO DI STUDI URBANI E REGIONALI, 107.
Pensieri spettinati
CREMASCHI, Marco
2013-01-01
Abstract
Diceva Calvino che Thomas Mann osservava il mondo borghese dal balcone; e che noi lo descriviamo cascando dalla tromba delle scale (Belpoliti, 2006). Lo sfondo di questa riflessione è l’esplosione della descrizione nella ricerca urbana e l’insostenibile leggerezza dell’azione pubblica. Questa consapevolezza stenta ad affermarsi nel settore di studi della pianificazione. Ricorrere alle Lezioni di Calvino non è magari originale: celebratissime, anche da media e opinion maker, hanno sollecitato pedagoghi, scienziati organizzativi, perfino matematici. Venticinque anni dopo l’incompiuta svolta narrativa, si può forse discutere se ci sia stato uno sbandamento fenomenologico e postmoderno, un’estasi di dettagli, indizi e soggettività, tale da perdere del tutto il filo che collega microstorie e grandi eventi; e se sia invece possibile ripensare le diverse e molteplici forme del cambiamento (che non è interpretabile in modo unitario e deduttivo), e il dato incontrastabile della combinazione di fattori locali e globali, causali ed eventuali, che definiscono il codice unico di ciascuna situazione. Rispondere a queste due domande significa probabilmente ridefinire la collocazione teorica e metodologica degli studi urbani; e la combinazione di orientamenti di valore e azione pubblica che contraddistingue la pratica dell’urbanistica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.