After examining the dichotomous perspectives that prevail on the subject, the essay consider the peculiarity of the relation between Catholicism and modernity in the “Italian case” in comparison with the other European countries. After the failure of the religious renewal movement at the beginning of the 20th Century and of the Sturzo’s political experience, a “Catholic way” towards modernity was built during Fascism, in the scenery of the challenge of Totalitarian modernity: it took the different forms of a huge organizational modernization and, as in the case of the Catholic intellectual movements, of an answer to the anxieties of modern conscience. This “imprinting” gave great efficacy to Catholicism during the Cold War contrasting mass mobilizations but it accepted the country’s mixture of underdevelopment and modernity and proposed a sort of “protected” modernization. This prevented Italian Catholicism from taking a decisive role when, in the 1960s and 1970s, an overwhelming secularization process (which was difficult to stem in a traditional cultural framework) created a crisis both for the hypotheses of a conservative modernization and the ideologies of a “new Chriastianity”.

Dopo un esame delle letture dicotomiche che prevalgono nell’approccio al tema, il saggio propone una riflessione sulle specificità del rapporto tra cattolicesimo e modernità nel “caso italiano” in rapporto agli altri casi europei. Nel nostro paese, dopo il fallimento dell’esperienza di rinnovamento religioso di inizio Novecento e poi di quella sturziana, la prospettiva di “via cattolica” alla modernità nacque durante il fascismo nel contesto della sfida della modernità totalitaria, sia nella versione di una colossale modernizzazione organizzativa sia in quella della risposta dei movimenti intellettuali cattolici alle ansie della coscienza moderna. Questo imprinting si rivelò ancora di grande efficacia nelle mobilitazioni di massa contrapposte degli anni della guerra fredda, ma presupponeva un’adesione speculare all’impasto di arretratezza e di modernità del paese, puntando su una sorta di modernizzazione “protetta”. E questo impedì al cattolicesimo italiano di svolgere un ruolo incisivo al momento, negli anni sessanta e settanta, in cui l’irrompere del processo di secolarizzazione, questa volta non facilmente arginabile negli schemi tradizionali della sua cultura, avrebbe messo in crisi sia le ipotesi di modernizzazione conservatrice che le ideologie di “nuova cristianità”.

Moro, R. (2010). Il caso italiano. In La modernità e i mondi cristiani (pp. 145-192).

Il caso italiano

MORO, Renato
2010-01-01

Abstract

After examining the dichotomous perspectives that prevail on the subject, the essay consider the peculiarity of the relation between Catholicism and modernity in the “Italian case” in comparison with the other European countries. After the failure of the religious renewal movement at the beginning of the 20th Century and of the Sturzo’s political experience, a “Catholic way” towards modernity was built during Fascism, in the scenery of the challenge of Totalitarian modernity: it took the different forms of a huge organizational modernization and, as in the case of the Catholic intellectual movements, of an answer to the anxieties of modern conscience. This “imprinting” gave great efficacy to Catholicism during the Cold War contrasting mass mobilizations but it accepted the country’s mixture of underdevelopment and modernity and proposed a sort of “protected” modernization. This prevented Italian Catholicism from taking a decisive role when, in the 1960s and 1970s, an overwhelming secularization process (which was difficult to stem in a traditional cultural framework) created a crisis both for the hypotheses of a conservative modernization and the ideologies of a “new Chriastianity”.
2010
978-88-15-13940-5
Dopo un esame delle letture dicotomiche che prevalgono nell’approccio al tema, il saggio propone una riflessione sulle specificità del rapporto tra cattolicesimo e modernità nel “caso italiano” in rapporto agli altri casi europei. Nel nostro paese, dopo il fallimento dell’esperienza di rinnovamento religioso di inizio Novecento e poi di quella sturziana, la prospettiva di “via cattolica” alla modernità nacque durante il fascismo nel contesto della sfida della modernità totalitaria, sia nella versione di una colossale modernizzazione organizzativa sia in quella della risposta dei movimenti intellettuali cattolici alle ansie della coscienza moderna. Questo imprinting si rivelò ancora di grande efficacia nelle mobilitazioni di massa contrapposte degli anni della guerra fredda, ma presupponeva un’adesione speculare all’impasto di arretratezza e di modernità del paese, puntando su una sorta di modernizzazione “protetta”. E questo impedì al cattolicesimo italiano di svolgere un ruolo incisivo al momento, negli anni sessanta e settanta, in cui l’irrompere del processo di secolarizzazione, questa volta non facilmente arginabile negli schemi tradizionali della sua cultura, avrebbe messo in crisi sia le ipotesi di modernizzazione conservatrice che le ideologie di “nuova cristianità”.
Moro, R. (2010). Il caso italiano. In La modernità e i mondi cristiani (pp. 145-192).
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