In questo saggio l'autore prende spunto da alcune esperienze professionali e formative che lo hanno visto protagonista per illustrare due percorsi formativi indirizzati ai futuri insegnanti e agli insegnanti in servizio non abilitati: i primi frequentanti le lezioni e i laboratori di Pedagogia Speciale presso il CdL in Scienze della Formazione Primaria e, i secondi, i Corsi speciali abilitanti (ex Lege 143/03). Facendo riferimento ai contributi teorici di Montuschi e di Gordon, l'autore traccia i contorni di una particolare modalità di attuare la preparazione dei docenti in un’ottica speciale: quella che prevede di sviluppare negli insegnanti la capacità di cogliere i problemi laddove possono sfuggire all’attenzione comune e di saperli interpretare correttamente per elaborare ipotesi di intervento efficaci. Come si sottolinea nel corso dell'argomentazione, si tratta di una prospettiva che contempla la riflessività del formatore come del formando, i quali sono chiamati a sollevare dubbi e a sviluppare riflessioni che vanno al di là dell’immediato e del contingente (l’atto educativo come si dà in quel preciso frangente e contesto) ma si iscrivono in un orizzonte più ampio che è poi quello della Scienza dell'Educazione. Su tale ragione, tra l’altro, si fonda la scelta di avvalersi in una delle due esperienze descritte della tecnica cinematografica (per meglio dire tipica del cinelinguaggio) dello “story-board”. Sulla base di numerose esperienze condotte sul campo dall’autore negli ultimi anni, l’uso dello story-board in ambito formativo si è dimostrato un valido strumento metacognitivo: la visualizzazione delle proprie decisioni già in sede progettuale consente, infatti, all’insegnante in formazione di ri-analizzare in modo più accurato i passi procedurali adottati e, dunque, di riflettere sul senso e sul significato profondo del proprio intervento. Lo sfondo integratore di queste esperienze di formazione è rappresentato da quello che l'autore definisce "l’infinitamente piccolo" insito nella Pedagogia Speciale, locuzione con la quale egli vuole richiamare non solo l’attenzione alle singolarità che sono peculiari di ogni relazione educativa ma, soprattutto, quell’ideale pedagogico che contemplando la diversità come struttura intrinseca e costitutiva dell'educazione fa sì che tutti possano prendervi parte a pieno titolo, al di là dal loro specifico modo di essere.

Bocci, F. (2009). L’attenzione all’infinitamente piccolo. Il contributo della pedagogia speciale alla formazione degli insegnanti. In Pedagogia Speciale e formazione degli insegnanti. Verso una scuola inclusiva (pp. 223-247). MILANO : FrancoAngeli.

L’attenzione all’infinitamente piccolo. Il contributo della pedagogia speciale alla formazione degli insegnanti

BOCCI, FABIO
2009-01-01

Abstract

In questo saggio l'autore prende spunto da alcune esperienze professionali e formative che lo hanno visto protagonista per illustrare due percorsi formativi indirizzati ai futuri insegnanti e agli insegnanti in servizio non abilitati: i primi frequentanti le lezioni e i laboratori di Pedagogia Speciale presso il CdL in Scienze della Formazione Primaria e, i secondi, i Corsi speciali abilitanti (ex Lege 143/03). Facendo riferimento ai contributi teorici di Montuschi e di Gordon, l'autore traccia i contorni di una particolare modalità di attuare la preparazione dei docenti in un’ottica speciale: quella che prevede di sviluppare negli insegnanti la capacità di cogliere i problemi laddove possono sfuggire all’attenzione comune e di saperli interpretare correttamente per elaborare ipotesi di intervento efficaci. Come si sottolinea nel corso dell'argomentazione, si tratta di una prospettiva che contempla la riflessività del formatore come del formando, i quali sono chiamati a sollevare dubbi e a sviluppare riflessioni che vanno al di là dell’immediato e del contingente (l’atto educativo come si dà in quel preciso frangente e contesto) ma si iscrivono in un orizzonte più ampio che è poi quello della Scienza dell'Educazione. Su tale ragione, tra l’altro, si fonda la scelta di avvalersi in una delle due esperienze descritte della tecnica cinematografica (per meglio dire tipica del cinelinguaggio) dello “story-board”. Sulla base di numerose esperienze condotte sul campo dall’autore negli ultimi anni, l’uso dello story-board in ambito formativo si è dimostrato un valido strumento metacognitivo: la visualizzazione delle proprie decisioni già in sede progettuale consente, infatti, all’insegnante in formazione di ri-analizzare in modo più accurato i passi procedurali adottati e, dunque, di riflettere sul senso e sul significato profondo del proprio intervento. Lo sfondo integratore di queste esperienze di formazione è rappresentato da quello che l'autore definisce "l’infinitamente piccolo" insito nella Pedagogia Speciale, locuzione con la quale egli vuole richiamare non solo l’attenzione alle singolarità che sono peculiari di ogni relazione educativa ma, soprattutto, quell’ideale pedagogico che contemplando la diversità come struttura intrinseca e costitutiva dell'educazione fa sì che tutti possano prendervi parte a pieno titolo, al di là dal loro specifico modo di essere.
2009
978-88-568-1598-6
Bocci, F. (2009). L’attenzione all’infinitamente piccolo. Il contributo della pedagogia speciale alla formazione degli insegnanti. In Pedagogia Speciale e formazione degli insegnanti. Verso una scuola inclusiva (pp. 223-247). MILANO : FrancoAngeli.
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