Si tratta della traduzione francese del testo originale del libro pubblicato nel 2002 in inglese e spagnolo dalla Editorial Gustavo Gili di Barcellona. Il libro attraversa diversi momenti della storia dell’uomo che cammina. L'atto di attraversare lo spazio nasce dal bisogno naturale di muoversi per reperire il cibo e le informazioni necessarie alla propria sopravvivenza. Ma una volta soddisfatte le esigenze primarie il camminare si è trasformato in forma simbolica che ha permesso all'uomo di abitare il mondo. Modificando i significati dello spazio attraversato, il percorso è stato la prima azione estetica che ha penetrato i territori del caos costruendovi un nuovo ordine sul quale si è sviluppata l'architettura degli oggetti situati. Il camminare è un'arte che porta in grembo il menhir, la scultura, l'architettura e il paesaggio. Da questa semplice azione si sono sviluppate le più importanti relazioni che l'uomo intesse con il territorio. È in questa prospettiva che sono stati approfonditi tre importanti momenti di passaggio della storia dell’arte - tutti assolutamente noti agli storici - che hanno avuto come punto di svolta un'esperienza legata al camminare. Si tratta dei passaggi dal dadaismo al surrealismo (1921-24), dall’Internazionale Lettrista all'Internazionale Situazionista (1956-57) e dal minimalismo alla land art (1966-67). Analizzando questi episodi si ottiene simultaneamente una storia della città percorsa che va dalla città banale di Dada alla città entropica di Smithson, passando per la città inconscia e onirica dei surrealisti e per quella ludica e nomade dei situazionisti. Quella che viene scoperta dalle erranze degli artisti è una città liquida, un liquido amniotico dove si formano spontaneamente gli spazi dell’altrove, un arcipelago urbano da navigare andando alla deriva. Una città in cui gli spazi dello stare sono le isole del grande mare formato dallo spazio dell’andare.

Careri, F. (2013). Walkscapes. La marche comme pratique esthétique. Paris : Éditions Jacqueline Chambon.

Walkscapes. La marche comme pratique esthétique

CARERI, FRANCESCO
2013-01-01

Abstract

Si tratta della traduzione francese del testo originale del libro pubblicato nel 2002 in inglese e spagnolo dalla Editorial Gustavo Gili di Barcellona. Il libro attraversa diversi momenti della storia dell’uomo che cammina. L'atto di attraversare lo spazio nasce dal bisogno naturale di muoversi per reperire il cibo e le informazioni necessarie alla propria sopravvivenza. Ma una volta soddisfatte le esigenze primarie il camminare si è trasformato in forma simbolica che ha permesso all'uomo di abitare il mondo. Modificando i significati dello spazio attraversato, il percorso è stato la prima azione estetica che ha penetrato i territori del caos costruendovi un nuovo ordine sul quale si è sviluppata l'architettura degli oggetti situati. Il camminare è un'arte che porta in grembo il menhir, la scultura, l'architettura e il paesaggio. Da questa semplice azione si sono sviluppate le più importanti relazioni che l'uomo intesse con il territorio. È in questa prospettiva che sono stati approfonditi tre importanti momenti di passaggio della storia dell’arte - tutti assolutamente noti agli storici - che hanno avuto come punto di svolta un'esperienza legata al camminare. Si tratta dei passaggi dal dadaismo al surrealismo (1921-24), dall’Internazionale Lettrista all'Internazionale Situazionista (1956-57) e dal minimalismo alla land art (1966-67). Analizzando questi episodi si ottiene simultaneamente una storia della città percorsa che va dalla città banale di Dada alla città entropica di Smithson, passando per la città inconscia e onirica dei surrealisti e per quella ludica e nomade dei situazionisti. Quella che viene scoperta dalle erranze degli artisti è una città liquida, un liquido amniotico dove si formano spontaneamente gli spazi dell’altrove, un arcipelago urbano da navigare andando alla deriva. Una città in cui gli spazi dello stare sono le isole del grande mare formato dallo spazio dell’andare.
2013
978-2-330-01845-0
Ouvrage culte pour les urbanistes et les architectes, Walkscapes fait de la marche beaucoup plus qu'une simple promenade. Pour Francesco Careri, en effet, l'origine de l'architecture n'est pas à chercher dans les sociétés sédentaires mais dans le monde nomade. L'architecture est d'abord traversée des espaces : ce que Careri appelle parcours. Ainsi le menhir, point de repère dans l'espace, à la croisée des chemins. La marche est esthétique, comme la conçoit André Breton pour la place Dauphine. Elle révèle des recoins oubliés, des beautés cachées, la poésie des lieux délaissés. La marche est politique. En découvrant ces espaces qui sont à la marge et cependant peuplés, elle montre que les frontières spatiales sont aussi des frontières sociales. Careri s'évade de la ville-événement pour errer dans ce qu'il appelle la Zonzo (la zone, l'espace exclu, à l'abandon, à la marge, inexploré et pourtant vivant). En se laissant porter par la marche, on franchit des frontières invisibles, on recompose une ville nouvelle. Ce livre passionnera, au-delà des architectes et des plasticiens, ces flâneurs et ces explorateurs qui font de la ville leur terrain de chasse privé.
Careri, F. (2013). Walkscapes. La marche comme pratique esthétique. Paris : Éditions Jacqueline Chambon.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/188419
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