Caccia al Condor, si parte in Italia140 mandati di arresto a Roma, obiettivo i militari sudamericani che negli anni '70 orchestrarono il «Plan» per torturare e far sparire gli oppositori anche oltre frontiera. Così finisce a Regina Coeli l'ex ufficiale uruguayano Jorge Fernandez TroccoliCLAUDIO TOGNONATOAncora processi per i dittatori sudamericani ed è ancora l'Italia a chiamarli in causa. Lunedì scorso il giudice romano Luisiana Figliola, su richiesta del pubblico ministero Giancarlo Capaldo ha emesso 140 mandati di cattura nei confronti dei responsabili delle giunte militari e dei servizi di sicurezza che negli anni '70 hanno orchestrato il Piano Condor, la multinazionale del crimine organizzata da militari cileni, argentini, uruguaiani, paraguaiani boliviani e brasiliani per catturare, torturare e far sparire gli oppositori al di là delle proprie frontiere. Tra le ordinanze di custodia cautelare una è stata subito eseguita a Salerno, dove da anni abita un ex capitano di vascello Néstor Jorge Fernández Tróccoli, uruguayano, già membro dell'intelligence della dittatura del suo paese. Troccoli, che ha passaporto italiano, è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli a Roma e oggi sarà interrogato. È accusato della desaparición e morte di quattro cittadini italiani. L'ex militare è anche ricercato dalla magistratura del suo paese per la scomparsa di trenta cittadini uruguayani che erano fuggiti in Argentina nel 1978 e che risultano ancora desaparecidos. Troccoli è stato uno dei primi membri della dittatura uruguayana ad ammettere di aver praticato la tortura sui prigionieri. In una lettera pubblicata dieci anni fa sul giornale spagnolo El Pais aveva però voluto precisare di non aver mai ucciso un detenuto. È dal 1998 che Capaldo indaga su questa sorta di internazionale del terrorismo di stato che ha lasciato senza scampo chi fuggiva dal proprio paese credendo di mettersi al riparo della macchina repressiva. Creato dagli ex generali Augusto Pinochet e Jorge Videla e sottoscritto a Montevideo nel 1975 dai vari dittatori, alcuni non ancora al potere, per annientare ogni forma di opposizione, presunta o reale, il Plan Cóndor permetteva lo sconfinamento di militari e servizi segreti. Nel 1992 in Paraguay Martin Almada dopo una accurata ricerca scoprì in una stazione di polizia alla periferia di Asuncion ciò che fu chiamato l'«archivio del terrore». Era l'archivio del Condor. Più di tre tonnellate di documenti, fotografie e passaporti, filmati, liste di ricercati tra cui molti desaparecidos, liste di informatori della polizia, lettere di richieste per finanziare e organizzare attentati contro politici della sinistra argentina, cilena e uruguayana. Alcuni documenti riguardavano non solo i paesi del Cono sud, ma anche l'Europa e gli Stati uniti. Perfino una lettera che riguardava l'organizzazione dell'attentato contro il vicepresidente cileno e leader della Dc cilena Bernardo Leighton compiuto a Roma nel 1975. Grazie alla scoperta dell'archivio, aperto ora alla consultazione pubblica, il giudice spagnolo Baltasar Garzón ha potuto documentare la causa contro Pinochet. In un'intervista pubblicata sul manifesto nel 1999 Martin Almada sosteneva che il Plan Cóndor è ancora attivo. L'organizzazione è nata anche sotto l'auspicio della Cia e dell'allora segretario di stato Henry Kissinger. In una dichiarazione, il presidente dell'Asociación Argentina Pro Derechos Humanos di Madrid, Carlos Slepoy ha sostenuto che «è la prima volta che vengono processati un numero così ampio di repressori di tanti paesi. Questo rende l'idea di quanto, all'epoca, fosse articolato il coordinamento repressivo». Ha poi considerato che l'iniziativa della magistratura italiana «provocherà un effetto di ripetizione e contagio, contribuendo all'accelerazione dei processi in corso in Argentina». Non è la prima volta che i servizi segreti e la polizia italiana riescono ad arrestare un repressore sudamericano. C'è il precedente della detenzione del militare argentino Jorge Olivera, fermato il 6 agosto 2000 a Fiumicino nell'adempimento di un mandato di cattura emesso dalla magistratura francese. La Francia lo accusava del sequestro e desaparición di Marie Anne Erize, avvenuto il 15 ottobre 1976. L'ex maggiore dell'esercito, ora avvocato e membro della P2, negli anni '70 dirigeva un campo di concentramento di stanza a San Juan. Dalle dichiarazioni di un soldato ai suoi ordini, ora agli atti del processo argentino alla Giunta militare, risulta che Olivera si vantava di essere stato il primo a stuprare Marie Anne. Successivamente Olivera si offrì come avvocato difensore di Erik Priekbe, quando il criminale nazista venne arrestato in Bariloche e nel 1985 partecipò alla sommossa contro il governo Alfonsin. Pochi giorni dopo la sua detenzione, il 18 agosto, la Quarta Corte di Appello di Roma emette un'improvvisa sentenza di scarcerazione e poche ore dopo, in un totale segreto Olivera esce dal carcere di Regina Coeli ed è imbarcato in un aereo diretto in Argentina. La vicenda non fu mai chiarita. Al di là dei discorsi rimbombanti si spera che la connivenza con i militari sudamericani sia ormai chiusa e che l'ex capitano di vascello Troccoli, anche lui rinchiuso a Regina Coeli, finisca i suoi giorni in carcere.

Tognonato, C.A. (2007). Caccia al Condor. IL MANIFESTO, Anno XXXVII - n° 304 27 dicembre 2007, 1 e 9.

Caccia al Condor

TOGNONATO, CLAUDIO ALBERTO
2007-01-01

Abstract

Caccia al Condor, si parte in Italia140 mandati di arresto a Roma, obiettivo i militari sudamericani che negli anni '70 orchestrarono il «Plan» per torturare e far sparire gli oppositori anche oltre frontiera. Così finisce a Regina Coeli l'ex ufficiale uruguayano Jorge Fernandez TroccoliCLAUDIO TOGNONATOAncora processi per i dittatori sudamericani ed è ancora l'Italia a chiamarli in causa. Lunedì scorso il giudice romano Luisiana Figliola, su richiesta del pubblico ministero Giancarlo Capaldo ha emesso 140 mandati di cattura nei confronti dei responsabili delle giunte militari e dei servizi di sicurezza che negli anni '70 hanno orchestrato il Piano Condor, la multinazionale del crimine organizzata da militari cileni, argentini, uruguaiani, paraguaiani boliviani e brasiliani per catturare, torturare e far sparire gli oppositori al di là delle proprie frontiere. Tra le ordinanze di custodia cautelare una è stata subito eseguita a Salerno, dove da anni abita un ex capitano di vascello Néstor Jorge Fernández Tróccoli, uruguayano, già membro dell'intelligence della dittatura del suo paese. Troccoli, che ha passaporto italiano, è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli a Roma e oggi sarà interrogato. È accusato della desaparición e morte di quattro cittadini italiani. L'ex militare è anche ricercato dalla magistratura del suo paese per la scomparsa di trenta cittadini uruguayani che erano fuggiti in Argentina nel 1978 e che risultano ancora desaparecidos. Troccoli è stato uno dei primi membri della dittatura uruguayana ad ammettere di aver praticato la tortura sui prigionieri. In una lettera pubblicata dieci anni fa sul giornale spagnolo El Pais aveva però voluto precisare di non aver mai ucciso un detenuto. È dal 1998 che Capaldo indaga su questa sorta di internazionale del terrorismo di stato che ha lasciato senza scampo chi fuggiva dal proprio paese credendo di mettersi al riparo della macchina repressiva. Creato dagli ex generali Augusto Pinochet e Jorge Videla e sottoscritto a Montevideo nel 1975 dai vari dittatori, alcuni non ancora al potere, per annientare ogni forma di opposizione, presunta o reale, il Plan Cóndor permetteva lo sconfinamento di militari e servizi segreti. Nel 1992 in Paraguay Martin Almada dopo una accurata ricerca scoprì in una stazione di polizia alla periferia di Asuncion ciò che fu chiamato l'«archivio del terrore». Era l'archivio del Condor. Più di tre tonnellate di documenti, fotografie e passaporti, filmati, liste di ricercati tra cui molti desaparecidos, liste di informatori della polizia, lettere di richieste per finanziare e organizzare attentati contro politici della sinistra argentina, cilena e uruguayana. Alcuni documenti riguardavano non solo i paesi del Cono sud, ma anche l'Europa e gli Stati uniti. Perfino una lettera che riguardava l'organizzazione dell'attentato contro il vicepresidente cileno e leader della Dc cilena Bernardo Leighton compiuto a Roma nel 1975. Grazie alla scoperta dell'archivio, aperto ora alla consultazione pubblica, il giudice spagnolo Baltasar Garzón ha potuto documentare la causa contro Pinochet. In un'intervista pubblicata sul manifesto nel 1999 Martin Almada sosteneva che il Plan Cóndor è ancora attivo. L'organizzazione è nata anche sotto l'auspicio della Cia e dell'allora segretario di stato Henry Kissinger. In una dichiarazione, il presidente dell'Asociación Argentina Pro Derechos Humanos di Madrid, Carlos Slepoy ha sostenuto che «è la prima volta che vengono processati un numero così ampio di repressori di tanti paesi. Questo rende l'idea di quanto, all'epoca, fosse articolato il coordinamento repressivo». Ha poi considerato che l'iniziativa della magistratura italiana «provocherà un effetto di ripetizione e contagio, contribuendo all'accelerazione dei processi in corso in Argentina». Non è la prima volta che i servizi segreti e la polizia italiana riescono ad arrestare un repressore sudamericano. C'è il precedente della detenzione del militare argentino Jorge Olivera, fermato il 6 agosto 2000 a Fiumicino nell'adempimento di un mandato di cattura emesso dalla magistratura francese. La Francia lo accusava del sequestro e desaparición di Marie Anne Erize, avvenuto il 15 ottobre 1976. L'ex maggiore dell'esercito, ora avvocato e membro della P2, negli anni '70 dirigeva un campo di concentramento di stanza a San Juan. Dalle dichiarazioni di un soldato ai suoi ordini, ora agli atti del processo argentino alla Giunta militare, risulta che Olivera si vantava di essere stato il primo a stuprare Marie Anne. Successivamente Olivera si offrì come avvocato difensore di Erik Priekbe, quando il criminale nazista venne arrestato in Bariloche e nel 1985 partecipò alla sommossa contro il governo Alfonsin. Pochi giorni dopo la sua detenzione, il 18 agosto, la Quarta Corte di Appello di Roma emette un'improvvisa sentenza di scarcerazione e poche ore dopo, in un totale segreto Olivera esce dal carcere di Regina Coeli ed è imbarcato in un aereo diretto in Argentina. La vicenda non fu mai chiarita. Al di là dei discorsi rimbombanti si spera che la connivenza con i militari sudamericani sia ormai chiusa e che l'ex capitano di vascello Troccoli, anche lui rinchiuso a Regina Coeli, finisca i suoi giorni in carcere.
2007
Tognonato, C.A. (2007). Caccia al Condor. IL MANIFESTO, Anno XXXVII - n° 304 27 dicembre 2007, 1 e 9.
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