Immaginate di essere a Neuchatel, Svizzera, il 24 Luglio del 1837 e di aver appena varcato la soglia della Società Svizzera di Scienze Naturali. L’aula è piena di serissimi ed illustri scienziati intenti tra i banchi di legno a scambiarsi opinioni e ad esporre risultati e teorie. In un momento il brusio scompare e nel silenzio dell’aula uno di loro si alza, prende posizione sul podio e afferra con le mani il leggio. E’ Luis Agassiz, e voi state per assistere alla prima assoluta della teoria dell’Era Glaciale. Esatto, è proprio di questo che sta parlando Agassiz. Di enormi calotte di ghiaccio che si estendono dal Polo Nord fino a ricoprire tutta l’Europa e buona parte del Nord America, di enormi massi erratici spinti dai ghiacciai per chilometri e chilometri e abbandonati nei fondovalle alpini, delle bizzarre morfologie risultanti dall’erosione dei ghiacci, proprio lì dove un ghiacciaio non c’è mai stato e non ci può stare! A qualcuno dei presenti sono già cascati gli occhiali dalla punta del naso, altri sono rossi in viso e stanno per esplodere, ma Agassiz, che non è un novellino, sa come convincere la platea. I suoi dati sono lì lampanti ed inamovibili, la teoria è accattivante le sue descrizioni catturano l’immaginazione dei presenti, e nonostante molti scienziati rimangano fermi nelle loro convinzioni, la teoria dell’Era Glaciale ha già guadagnato qualche consenso. Solo intorno al 1870 le teorie di Agassiz potranno essere considerate comunemente accettate. Via via che l’idea dell’Era Glaciale prendeva piede, nuove domande avrebbero stuzzicato la comunità scientifica: che cosa aveva causato l’Era Glaciale, e perché era terminata' Queste domande avrebbero mosso gli scienziati a battere la superficie terrestre in cerca di evidenze di passati cambiamenti climatici. Insomma un nuovo campo di investigazione scientifica muoveva i sui primi passi: la paleoclimatologia. Forte del principio dell’attualismo, secondo il quale i fenomeni che regolano le dinamiche attuali del nostro pianeta sono le stesse che lo hanno governato anche nel passato, la paleoclimatologia, nel determinare le cause che hanno scatenato i cambiamenti climatici passati, si propone di capire come i fattori naturali ed antropici possano influenzare il clima nel futuro. Il clima lascia una impronta indelebile sul nostro pianeta, nella natura chimica e fisica della sua litosfera, idrosfera e biosfera. Sparge e nasconde qua e là prove più o meno evidenti di cambiamenti a scala globale o piccoli mutamenti locali di carattere stagionale. L’erosione dell’acqua sulle coste di un lago che non esiste più, spiagge e terrazzi marini sollevati o sommersi rispetto all’attuale livello del mare, depositi sabbiosi che testimoniano l’esistenza di antiche aree desertiche, nonchè fossili di animali, piante ed insetti costituiscono indizi preziosi del paleoclima di una determinata area geografica. Ricomponendo queste prove con cura, i geologi sono in grado di ricostruire la storia del clima durante centinaia, migliaia, e in alcuni casi fino a milioni, di anni fa. Spesso queste prove sono frammentarie o del tutto obliterate, per questo motivo, per avere una maggiore quantità di informazioni e il più continue possibile nel tempo, i geologi si sono spinti ad indagare gli speleotemi nelle grotte, i sedimenti sui fondi dei laghi o degli oceani, gli strati più profondi dei ghiacci antartici avvalendosi di tecnologie sempre più sofisticate. Una delle tecniche di indagine più interessante per indagar

Cimarelli, C. (2005). Luis Agassiz e la paleoclimatologia. Ovvero come passammo dall'Era Glaciale al Global Warming.

Luis Agassiz e la paleoclimatologia. Ovvero come passammo dall'Era Glaciale al Global Warming

CIMARELLI, CORRADO
2005-01-01

Abstract

Immaginate di essere a Neuchatel, Svizzera, il 24 Luglio del 1837 e di aver appena varcato la soglia della Società Svizzera di Scienze Naturali. L’aula è piena di serissimi ed illustri scienziati intenti tra i banchi di legno a scambiarsi opinioni e ad esporre risultati e teorie. In un momento il brusio scompare e nel silenzio dell’aula uno di loro si alza, prende posizione sul podio e afferra con le mani il leggio. E’ Luis Agassiz, e voi state per assistere alla prima assoluta della teoria dell’Era Glaciale. Esatto, è proprio di questo che sta parlando Agassiz. Di enormi calotte di ghiaccio che si estendono dal Polo Nord fino a ricoprire tutta l’Europa e buona parte del Nord America, di enormi massi erratici spinti dai ghiacciai per chilometri e chilometri e abbandonati nei fondovalle alpini, delle bizzarre morfologie risultanti dall’erosione dei ghiacci, proprio lì dove un ghiacciaio non c’è mai stato e non ci può stare! A qualcuno dei presenti sono già cascati gli occhiali dalla punta del naso, altri sono rossi in viso e stanno per esplodere, ma Agassiz, che non è un novellino, sa come convincere la platea. I suoi dati sono lì lampanti ed inamovibili, la teoria è accattivante le sue descrizioni catturano l’immaginazione dei presenti, e nonostante molti scienziati rimangano fermi nelle loro convinzioni, la teoria dell’Era Glaciale ha già guadagnato qualche consenso. Solo intorno al 1870 le teorie di Agassiz potranno essere considerate comunemente accettate. Via via che l’idea dell’Era Glaciale prendeva piede, nuove domande avrebbero stuzzicato la comunità scientifica: che cosa aveva causato l’Era Glaciale, e perché era terminata' Queste domande avrebbero mosso gli scienziati a battere la superficie terrestre in cerca di evidenze di passati cambiamenti climatici. Insomma un nuovo campo di investigazione scientifica muoveva i sui primi passi: la paleoclimatologia. Forte del principio dell’attualismo, secondo il quale i fenomeni che regolano le dinamiche attuali del nostro pianeta sono le stesse che lo hanno governato anche nel passato, la paleoclimatologia, nel determinare le cause che hanno scatenato i cambiamenti climatici passati, si propone di capire come i fattori naturali ed antropici possano influenzare il clima nel futuro. Il clima lascia una impronta indelebile sul nostro pianeta, nella natura chimica e fisica della sua litosfera, idrosfera e biosfera. Sparge e nasconde qua e là prove più o meno evidenti di cambiamenti a scala globale o piccoli mutamenti locali di carattere stagionale. L’erosione dell’acqua sulle coste di un lago che non esiste più, spiagge e terrazzi marini sollevati o sommersi rispetto all’attuale livello del mare, depositi sabbiosi che testimoniano l’esistenza di antiche aree desertiche, nonchè fossili di animali, piante ed insetti costituiscono indizi preziosi del paleoclima di una determinata area geografica. Ricomponendo queste prove con cura, i geologi sono in grado di ricostruire la storia del clima durante centinaia, migliaia, e in alcuni casi fino a milioni, di anni fa. Spesso queste prove sono frammentarie o del tutto obliterate, per questo motivo, per avere una maggiore quantità di informazioni e il più continue possibile nel tempo, i geologi si sono spinti ad indagare gli speleotemi nelle grotte, i sedimenti sui fondi dei laghi o degli oceani, gli strati più profondi dei ghiacci antartici avvalendosi di tecnologie sempre più sofisticate. Una delle tecniche di indagine più interessante per indagar
2005
Cimarelli, C. (2005). Luis Agassiz e la paleoclimatologia. Ovvero come passammo dall'Era Glaciale al Global Warming.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/272494
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