The female funeral statue called ‘Velata’ since its discovery in the II Fraction of the ‘Palombaro Maruffi’ on November 17, 1925, was transferred to the National Museum of Rome from November 23rd of the same year. Valorized first as a statue portrait and later placed in the corridor of passage to the great cloister of Michelangelo, is now exposed in the small cloister of the same museum in Diocletian Baths. At the first identification of Roberto Paribeni who published it in 1926 as a statue of funeral portrait of the Antonian age, is followed the hypothesis of Bianca Maria Felletti Maj who proposed to recognize the honorary image of a priestess. Today it is classified as a simple female funerary statue, but the particular iconography and refined workmanship prevented the ‘Velata’ from being included in the generic funeral repertoire in use in the mid-imperial age. In the images that reflected the myth of Alcestis for Roman patronage is the link that returns the meaning of the statue from the ‘Palombaro Maruffi’. It is likely that this, like other productions of the period antoninianus inspired in form and content to the Athenian classical period, depend on the celebrations put into place by Herodes Atticus to the commemoration of his wife, Annia Regilla.

La statua funeraria femminile denominata la ‘Velata’ fin dal momento della sua scoperta, avvenuta nella II frazione del Palombaro Maruffi il 17 novembre 1925, è stata trasferita nel Museo Nazionale Romano dal 23 novembre dello stesso anno. Valorizzata prima come statua ritratto e collocata poi nel corridoio di passaggio verso il grande chiostro di Michelangelo, è oggi esposta nel chiostro piccolo dello stesso Museo nelle Terme di Diocleziano. Alla prima identificazione di Roberto Paribeni che la pubblicò nel 1926 come statua ritratto funeraria dell’età antoniniana, ha fatto seguito l’ipotesi di Bianca Maria Felletti Maj che ha proposto di riconoscervi l’immagine di una sacerdotessa. Oggi viene classificata come semplice statua funeraria femminile, ma l’iconografia particolare e la raffinata lavorazione impedisce di annoverare la ‘Velata’ nel generico repertorio funerario in uso nella media età imperiale. Nelle immagini che traducono il mito di Alcesti per la committenza romana si trova invece il nesso che restituisce il senso all’opera. È probabile che questa, come altre produzioni del periodo antoniniano ispirate nella forma e nei contenuti al periodo classico ateniese, dipendano dalle celebrazioni messe in atto da Erode Attico per la commemorazione della moglie, Annia Regilla.

Calcani, G. (2017). Note sull’iconografia della statua della ‘Velata’ (Roma, Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano), 197-225.

Note sull’iconografia della statua della ‘Velata’ (Roma, Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano)

CALCANI, Giuliana
2017-01-01

Abstract

The female funeral statue called ‘Velata’ since its discovery in the II Fraction of the ‘Palombaro Maruffi’ on November 17, 1925, was transferred to the National Museum of Rome from November 23rd of the same year. Valorized first as a statue portrait and later placed in the corridor of passage to the great cloister of Michelangelo, is now exposed in the small cloister of the same museum in Diocletian Baths. At the first identification of Roberto Paribeni who published it in 1926 as a statue of funeral portrait of the Antonian age, is followed the hypothesis of Bianca Maria Felletti Maj who proposed to recognize the honorary image of a priestess. Today it is classified as a simple female funerary statue, but the particular iconography and refined workmanship prevented the ‘Velata’ from being included in the generic funeral repertoire in use in the mid-imperial age. In the images that reflected the myth of Alcestis for Roman patronage is the link that returns the meaning of the statue from the ‘Palombaro Maruffi’. It is likely that this, like other productions of the period antoninianus inspired in form and content to the Athenian classical period, depend on the celebrations put into place by Herodes Atticus to the commemoration of his wife, Annia Regilla.
2017
978-88-94885-29-3
La statua funeraria femminile denominata la ‘Velata’ fin dal momento della sua scoperta, avvenuta nella II frazione del Palombaro Maruffi il 17 novembre 1925, è stata trasferita nel Museo Nazionale Romano dal 23 novembre dello stesso anno. Valorizzata prima come statua ritratto e collocata poi nel corridoio di passaggio verso il grande chiostro di Michelangelo, è oggi esposta nel chiostro piccolo dello stesso Museo nelle Terme di Diocleziano. Alla prima identificazione di Roberto Paribeni che la pubblicò nel 1926 come statua ritratto funeraria dell’età antoniniana, ha fatto seguito l’ipotesi di Bianca Maria Felletti Maj che ha proposto di riconoscervi l’immagine di una sacerdotessa. Oggi viene classificata come semplice statua funeraria femminile, ma l’iconografia particolare e la raffinata lavorazione impedisce di annoverare la ‘Velata’ nel generico repertorio funerario in uso nella media età imperiale. Nelle immagini che traducono il mito di Alcesti per la committenza romana si trova invece il nesso che restituisce il senso all’opera. È probabile che questa, come altre produzioni del periodo antoniniano ispirate nella forma e nei contenuti al periodo classico ateniese, dipendano dalle celebrazioni messe in atto da Erode Attico per la commemorazione della moglie, Annia Regilla.
Calcani, G. (2017). Note sull’iconografia della statua della ‘Velata’ (Roma, Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano), 197-225.
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