This study aims to reconsider the role and social position of counts in the Lombard principality of Salerno. Unpublished fragments of outlying archives and even some published documents, that were overlooked precisely because of their exceptionality, show a restricted and eminent group amongst dozens of well-known comital families, a group well hidden in the folds of the abundant Salernitan archives. The comparison to the cases of Capua and Benevento allows us to grasp Salerno’s peculiarity, suggesting further investigation on different archival traditions.

Quasi tutta la documentazione d’archivio relativa a Salerno altomedievale ci è giunta attraverso le numerose chiese private di fondazione nobiliare, confluendo nel grande archivio della Trinità di Cava, il più grande dell’Italia meridionale altomedievale. È stato da tempo notato come questa documentazione, pur così abbondante, permetta di delineare compiutamente quasi solo il profilo privato dei conti salernitani. Il loro ruolo in ambito pubblico rimane in ombra, tanto da indurre alcuni studiosi a considerare il titolo comitale come puramente onorifico. La scoperta di frammenti da archivi periferici ormai perduti, insieme con la riconsiderazione di altre carte da tempo note, ma scartate come “eccezioni” per la loro eterogeneità rispetto alle serie salernitane, permette di guardare con maggiore chiarezza ai limiti di una tradizione documentaria tanto abbondante da proiettare un’illusoria immagine di “completezza”. L’esercizio si rivela utile su due piani: lascia intravedere quanto parziale sia l’immagine che abbiamo della nobiltà comitale di Salerno e permette di meglio comprendere come la tradizione archivistica delle chiese nobiliari sia un’espressione di prestigio limitata da un modello rigidamente definito, basato sull’appartenenza a un gruppo, mentre resta in secondo piano la statura eminente di alcune singole famiglie. Il confronto con una tradizione per alcuni aspetti molto diversa come quella capuano-beneventana permette di cogliere meglio la specificità del caso salernitano, suggerendo eventuali possibilità di verifica del problema su altre tradizioni archivistiche.

Lore', V. (2017). Limiti di una tradizione documentaria. I conti, le chiese, la città (Salerno, IX-XI secolo). QUADERNI STORICI, LII(1), 209-234.

Limiti di una tradizione documentaria. I conti, le chiese, la città (Salerno, IX-XI secolo)

Vito Loré
2017-01-01

Abstract

This study aims to reconsider the role and social position of counts in the Lombard principality of Salerno. Unpublished fragments of outlying archives and even some published documents, that were overlooked precisely because of their exceptionality, show a restricted and eminent group amongst dozens of well-known comital families, a group well hidden in the folds of the abundant Salernitan archives. The comparison to the cases of Capua and Benevento allows us to grasp Salerno’s peculiarity, suggesting further investigation on different archival traditions.
2017
Quasi tutta la documentazione d’archivio relativa a Salerno altomedievale ci è giunta attraverso le numerose chiese private di fondazione nobiliare, confluendo nel grande archivio della Trinità di Cava, il più grande dell’Italia meridionale altomedievale. È stato da tempo notato come questa documentazione, pur così abbondante, permetta di delineare compiutamente quasi solo il profilo privato dei conti salernitani. Il loro ruolo in ambito pubblico rimane in ombra, tanto da indurre alcuni studiosi a considerare il titolo comitale come puramente onorifico. La scoperta di frammenti da archivi periferici ormai perduti, insieme con la riconsiderazione di altre carte da tempo note, ma scartate come “eccezioni” per la loro eterogeneità rispetto alle serie salernitane, permette di guardare con maggiore chiarezza ai limiti di una tradizione documentaria tanto abbondante da proiettare un’illusoria immagine di “completezza”. L’esercizio si rivela utile su due piani: lascia intravedere quanto parziale sia l’immagine che abbiamo della nobiltà comitale di Salerno e permette di meglio comprendere come la tradizione archivistica delle chiese nobiliari sia un’espressione di prestigio limitata da un modello rigidamente definito, basato sull’appartenenza a un gruppo, mentre resta in secondo piano la statura eminente di alcune singole famiglie. Il confronto con una tradizione per alcuni aspetti molto diversa come quella capuano-beneventana permette di cogliere meglio la specificità del caso salernitano, suggerendo eventuali possibilità di verifica del problema su altre tradizioni archivistiche.
Lore', V. (2017). Limiti di una tradizione documentaria. I conti, le chiese, la città (Salerno, IX-XI secolo). QUADERNI STORICI, LII(1), 209-234.
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