This book examines the complex question of the relationship between law and science; it leads to a difficult search for criteria to allow the identification of a dynamic equilibrium point. This study proposes to investigate the complex theme regarding the regulation of cases with a technical-scientific content, particularly referencing legal sources and including European law. This theme is particularly challenging both because of the difficult theoretical configuration and because of its strong interdisciplinary character, placing itself at the crossroads between constitutional law, administrative law, European Union law and using extensive references to concepts borrowed from extra-juridical sciences. The starting point of the research is represented by the conviction that a new type of legal experience (strongly influenced by the evolution of technical and scientific knowledge) requires an equally new reflection on public law, since law, in the presence of science, adapt and change, undergoing changes based on still uncertain scientific findings. The first part of this book is dedicated to the analysis of the private transnational “technical provisions” set by standardization bodies (ISO, UNI, etc.). The interest in this has increased due to the enactment of Regulation (EU) 1025/2012 which, surpassing the system of the so-called “New approach” (focused on a parallel mechanism of community production of technical standardization based on a “by mandate” assignment to private bodies in the production of technical standards (i.e. harmonized standards)), now sets the main objective of defining voluntary technical or qualitative specifications, to which products, production processes or current or future services, including digital technologies, can voluntarily comply. On the basis of European regulation, the research also analyzes interaction between European standardization bodies and Italian ones. The study identifies original characteristics with respect to traditional legal canons in technical standards, in particular voluntariness and consensuality, as well as the “global vocation” of the same standards, no longer confined within the margins of industrial regulation, but affecting aspects of fundamental rights and constitutional principles (environment, safety, health, competition, consumer advocacy, etc.). The expansion of material domains affected by this form of autonomous regulation, which is so successful that it confirms the denounced breach of traditional law between public and private, as well as between external and internal, also emerges as a trend. The second part of the study addresses the theme of “technical regulations”, mandatory regulatory acts, taken as acts of the legal system, which get their content, in various ways, from “technical specifications” produced by external bodies endowed with specialized skills. We argue that of the domain of the European government prevails in this sector; there is a certain permeability of the principle of substantial legality and a principle of preference of the regulatory source is established which can create tension for the institution of legal regulations in some areas. The third part is aimed at investigating “technical-scientific regulation,” the content of which is significantly influenced by assessments provided by science or technology. The fourth and final part is dedicated to the emergence of scientific fact in constitutional judgment. The analysis of constitutional jurisprudence on the technical-scientific evaluations not only allows for singling out constitutional status of the laws based on technical-scientific content, in the absence of regulatory guidance, but also for inferring the reasons that led to the atrophy of the inquiring powers in the constitutional process. In the context of strong emphasis on technical and scientific evaluations, the Italian system is suffering from a delay in the preparation of regulatory tool for the proceduralization of the formation of these laws which, in accordance with the requirements of international and internal jurisprudence, must be adopted at the end of a phase of scientific inquiry. Examining constitutional jurisprudence shows that, as a rule, the Court does not verify technical-scientific evaluations due to compliance with legislative discretion, except for evaluations in which there is obvious irrationality or unreasonableness. Approval for flexible legislation, likewise, is obtained, which does not impose a unilateral or majority view of the issues, as well as more cooperation in good faith between the Court and the legislator, who sometimes has the task of developing, implementing and integrating the constitutional decisum.

Il volume si muove nel solco della complessa questione del rapporto fra diritto e scienza, alla faticosa ricerca di criteri per consentire l’individuazione di un punto di equilibrio dinamico. La monografia si propone di approfondire con particolare riferimento alle fonti del diritto, anche europeo, il complesso tema della regolazione di fattispecie a contenuto tecnico-scientifico. Il tema è particolarmente impegnativo sia in ragione della difficile configurazione teorica, sia per il suo forte carattere interdisciplinare, ponendosi al crocevia fra diritto costituzionale, diritto amministrativo, diritto dell’Unione europea e con ampi riferimenti a nozioni mutuate da scienze extragiuridiche. Il punto di partenza della ricerca è rappresentato dalla convinzione che un nuovo tipo di esperienza giuridica fortemente contaminata dall’evoluzione delle conoscenze tecnico-scientifiche necessiti di una riflessione giuspubblicistica altrettanto inedita, poiché il diritto al cospetto della scienza si adatta e muta, subendo delle trasformazioni dagli approdi ancora incerti. La prima parte è dedicata all’analisi della “norma tecnica” privata a vocazione transnazionale posta in essere dagli organismi di normazione (ISO, UNI, ecc.). L’interesse verso questo profilo è accresciuto per effetto dell’entrata in vigore del Regolamento (UE) 1025/2012 che, superando il sistema del c.d. Nuovo approccio - incentrato su un meccanismo parallelo di produzione comunitaria di normazione tecnica fondato sull’affidamento «per mandato» ad alcuni organismi privati della produzione di norme tecniche (c.d. norme armonizzate) - si pone ora l’obiettivo principale di definire specifiche tecniche o qualitative volontarie, a cui i prodotti, i processi di produzione o i servizi attuali o futuri, anche delle tecnologie digitali, possono spontaneamente conformarsi. Sulla base della regolamentazione europea la ricerca analizza anche i modi di interazione fra gli organismi europei di normazione e quelli italiani. Lo studio individua nella norma tecnica caratteri originali rispetto ai canoni giuridici tradizionali come, in particolare, la volontarietà e la consensualità, così come la “vocazione globale” delle medesime norme tecniche, non più confinate entro i margini della regolazione industriale, ma incidenti su diritti fondamentali e principi costituzionali (ambiente, sicurezza, salute, tutela della concorrenza, difesa del consumatore). Emerge anche l’impressione della tendenza alla dilatazione degli ambiti materiali interessati da questa forma di regolazione autonoma che sta registrando un successo così ampio da dare conferma alla denunciata rottura dell’argine tradizionale del diritto fra pubblico e privato, come anche fra esterno e interno. La seconda parte è rivolta al tema delle “regole tecniche”, vale a dire di quegli atti normativi cogenti, assunti nella forma degli atti-fonte dell’ordinamento giuridico, che presentano un contenuto ricavato, in vario modo, da “specifiche tecniche” prodotte da organi esterni dotati di competenze specialistiche. Viene ad essere argomentato come in questo settore prevalga il dominio del governo europeo, si verifichi una certa permeabilità del principio di legalità sostanziale e si affermi un principio di preferenza della fonte regolamentare che in taluni ambiti può mettere in tensione l’istituto della riserva di legge. La terza parte è volta all’indagine della “regolazione a carattere tecnico- scientifico”, il cui contenuto è significativamente condizionato da valutazioni fornite dalla scienza o dalla tecnica. La quarta parte, infine, è dedicata all’emersione del fatto scientifico nel giudizio costituzionale. L’analisi della giurisprudenza costituzionale sulle valutazioni tecnico-scientifiche consente non solo di enucleare uno statuto costituzionale della legge a contenuto tecnico-scientifico, in assenza di indicazioni normative, ma anche di evincere le ragioni che hanno condotto all’atrofizzazione dei poteri istruttori nel processo costituzionale. In un contesto di forte valorizzazione delle valutazioni tecnico-scientifiche, l’ordinamento italiano sconta un ritardo nella predisposizione normativa di strumenti per la procedimentalizzazione dell’iter di formazione di queste leggi che, sulla scorta di quanto richiesto dalla giurisprudenza internazionale e interna, devono, invece, essere adottate all’esito di una fase di istruttoria scientifica. L’esame della giurisprudenza costituzionale mostra che di regola la Corte non sindaca le valutazioni tecnico-scientifiche in ragione del rispetto della discrezionalità legislativa, salve le ipotesi in cui ricorra una manifesta irrazionalità o evidente irragionevolezza. Si ricava, altresì, un favore per una legislazione flessibile, che non impone una visione unilaterale o maggioritaria delle questioni, nonché la valorizzazione della leale collaborazione fra Corte e legislatore, a cui spetta talvolta anche il compito di sviluppare, attuare e integrare il decisum costituzionale.

Iannuzzi, A. (2018). Il diritto capovolto. Regolazione a contenuto tecnico-scientifico e Costituzione. Napoli : Editoriale scientifica.

Il diritto capovolto. Regolazione a contenuto tecnico-scientifico e Costituzione

Antonio Iannuzzi
2018-01-01

Abstract

This book examines the complex question of the relationship between law and science; it leads to a difficult search for criteria to allow the identification of a dynamic equilibrium point. This study proposes to investigate the complex theme regarding the regulation of cases with a technical-scientific content, particularly referencing legal sources and including European law. This theme is particularly challenging both because of the difficult theoretical configuration and because of its strong interdisciplinary character, placing itself at the crossroads between constitutional law, administrative law, European Union law and using extensive references to concepts borrowed from extra-juridical sciences. The starting point of the research is represented by the conviction that a new type of legal experience (strongly influenced by the evolution of technical and scientific knowledge) requires an equally new reflection on public law, since law, in the presence of science, adapt and change, undergoing changes based on still uncertain scientific findings. The first part of this book is dedicated to the analysis of the private transnational “technical provisions” set by standardization bodies (ISO, UNI, etc.). The interest in this has increased due to the enactment of Regulation (EU) 1025/2012 which, surpassing the system of the so-called “New approach” (focused on a parallel mechanism of community production of technical standardization based on a “by mandate” assignment to private bodies in the production of technical standards (i.e. harmonized standards)), now sets the main objective of defining voluntary technical or qualitative specifications, to which products, production processes or current or future services, including digital technologies, can voluntarily comply. On the basis of European regulation, the research also analyzes interaction between European standardization bodies and Italian ones. The study identifies original characteristics with respect to traditional legal canons in technical standards, in particular voluntariness and consensuality, as well as the “global vocation” of the same standards, no longer confined within the margins of industrial regulation, but affecting aspects of fundamental rights and constitutional principles (environment, safety, health, competition, consumer advocacy, etc.). The expansion of material domains affected by this form of autonomous regulation, which is so successful that it confirms the denounced breach of traditional law between public and private, as well as between external and internal, also emerges as a trend. The second part of the study addresses the theme of “technical regulations”, mandatory regulatory acts, taken as acts of the legal system, which get their content, in various ways, from “technical specifications” produced by external bodies endowed with specialized skills. We argue that of the domain of the European government prevails in this sector; there is a certain permeability of the principle of substantial legality and a principle of preference of the regulatory source is established which can create tension for the institution of legal regulations in some areas. The third part is aimed at investigating “technical-scientific regulation,” the content of which is significantly influenced by assessments provided by science or technology. The fourth and final part is dedicated to the emergence of scientific fact in constitutional judgment. The analysis of constitutional jurisprudence on the technical-scientific evaluations not only allows for singling out constitutional status of the laws based on technical-scientific content, in the absence of regulatory guidance, but also for inferring the reasons that led to the atrophy of the inquiring powers in the constitutional process. In the context of strong emphasis on technical and scientific evaluations, the Italian system is suffering from a delay in the preparation of regulatory tool for the proceduralization of the formation of these laws which, in accordance with the requirements of international and internal jurisprudence, must be adopted at the end of a phase of scientific inquiry. Examining constitutional jurisprudence shows that, as a rule, the Court does not verify technical-scientific evaluations due to compliance with legislative discretion, except for evaluations in which there is obvious irrationality or unreasonableness. Approval for flexible legislation, likewise, is obtained, which does not impose a unilateral or majority view of the issues, as well as more cooperation in good faith between the Court and the legislator, who sometimes has the task of developing, implementing and integrating the constitutional decisum.
2018
978-88-9391-301-0
Il volume si muove nel solco della complessa questione del rapporto fra diritto e scienza, alla faticosa ricerca di criteri per consentire l’individuazione di un punto di equilibrio dinamico. La monografia si propone di approfondire con particolare riferimento alle fonti del diritto, anche europeo, il complesso tema della regolazione di fattispecie a contenuto tecnico-scientifico. Il tema è particolarmente impegnativo sia in ragione della difficile configurazione teorica, sia per il suo forte carattere interdisciplinare, ponendosi al crocevia fra diritto costituzionale, diritto amministrativo, diritto dell’Unione europea e con ampi riferimenti a nozioni mutuate da scienze extragiuridiche. Il punto di partenza della ricerca è rappresentato dalla convinzione che un nuovo tipo di esperienza giuridica fortemente contaminata dall’evoluzione delle conoscenze tecnico-scientifiche necessiti di una riflessione giuspubblicistica altrettanto inedita, poiché il diritto al cospetto della scienza si adatta e muta, subendo delle trasformazioni dagli approdi ancora incerti. La prima parte è dedicata all’analisi della “norma tecnica” privata a vocazione transnazionale posta in essere dagli organismi di normazione (ISO, UNI, ecc.). L’interesse verso questo profilo è accresciuto per effetto dell’entrata in vigore del Regolamento (UE) 1025/2012 che, superando il sistema del c.d. Nuovo approccio - incentrato su un meccanismo parallelo di produzione comunitaria di normazione tecnica fondato sull’affidamento «per mandato» ad alcuni organismi privati della produzione di norme tecniche (c.d. norme armonizzate) - si pone ora l’obiettivo principale di definire specifiche tecniche o qualitative volontarie, a cui i prodotti, i processi di produzione o i servizi attuali o futuri, anche delle tecnologie digitali, possono spontaneamente conformarsi. Sulla base della regolamentazione europea la ricerca analizza anche i modi di interazione fra gli organismi europei di normazione e quelli italiani. Lo studio individua nella norma tecnica caratteri originali rispetto ai canoni giuridici tradizionali come, in particolare, la volontarietà e la consensualità, così come la “vocazione globale” delle medesime norme tecniche, non più confinate entro i margini della regolazione industriale, ma incidenti su diritti fondamentali e principi costituzionali (ambiente, sicurezza, salute, tutela della concorrenza, difesa del consumatore). Emerge anche l’impressione della tendenza alla dilatazione degli ambiti materiali interessati da questa forma di regolazione autonoma che sta registrando un successo così ampio da dare conferma alla denunciata rottura dell’argine tradizionale del diritto fra pubblico e privato, come anche fra esterno e interno. La seconda parte è rivolta al tema delle “regole tecniche”, vale a dire di quegli atti normativi cogenti, assunti nella forma degli atti-fonte dell’ordinamento giuridico, che presentano un contenuto ricavato, in vario modo, da “specifiche tecniche” prodotte da organi esterni dotati di competenze specialistiche. Viene ad essere argomentato come in questo settore prevalga il dominio del governo europeo, si verifichi una certa permeabilità del principio di legalità sostanziale e si affermi un principio di preferenza della fonte regolamentare che in taluni ambiti può mettere in tensione l’istituto della riserva di legge. La terza parte è volta all’indagine della “regolazione a carattere tecnico- scientifico”, il cui contenuto è significativamente condizionato da valutazioni fornite dalla scienza o dalla tecnica. La quarta parte, infine, è dedicata all’emersione del fatto scientifico nel giudizio costituzionale. L’analisi della giurisprudenza costituzionale sulle valutazioni tecnico-scientifiche consente non solo di enucleare uno statuto costituzionale della legge a contenuto tecnico-scientifico, in assenza di indicazioni normative, ma anche di evincere le ragioni che hanno condotto all’atrofizzazione dei poteri istruttori nel processo costituzionale. In un contesto di forte valorizzazione delle valutazioni tecnico-scientifiche, l’ordinamento italiano sconta un ritardo nella predisposizione normativa di strumenti per la procedimentalizzazione dell’iter di formazione di queste leggi che, sulla scorta di quanto richiesto dalla giurisprudenza internazionale e interna, devono, invece, essere adottate all’esito di una fase di istruttoria scientifica. L’esame della giurisprudenza costituzionale mostra che di regola la Corte non sindaca le valutazioni tecnico-scientifiche in ragione del rispetto della discrezionalità legislativa, salve le ipotesi in cui ricorra una manifesta irrazionalità o evidente irragionevolezza. Si ricava, altresì, un favore per una legislazione flessibile, che non impone una visione unilaterale o maggioritaria delle questioni, nonché la valorizzazione della leale collaborazione fra Corte e legislatore, a cui spetta talvolta anche il compito di sviluppare, attuare e integrare il decisum costituzionale.
Iannuzzi, A. (2018). Il diritto capovolto. Regolazione a contenuto tecnico-scientifico e Costituzione. Napoli : Editoriale scientifica.
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