The aim of this article is to show a possible way to investigate the radical transformation of everyday life in Western societies that, from Pier Paolo Pasolini, we started to define by the term “mutation”. This article will propose three possible research hypothesis. Can we read the “mutation” as a radical leap in the history of the human adaptation to our biophysical and social habitat? Or, more simply, the current transformation of the elementary forms of everyday life must be interpreted as a cultural metamorphosis internal to the long history of the capitalistic "creative destruction"? Finally, is there a way to try to investigate our age by the overlapping of these two different temporal logics? If we interpret the present as the result of a struggle between different and conflicting temporalities, we may read the increasingly occurrence of aesthetic representation of the end of the world (in films, novels and critical theories) as a symptom of a more general crisis of human abilities to symbolize the time. Moreover, we may also try to grasp the meaning of some symbolic mass consumption - such as video games, pornography, drugs, tattoos, and so on – with an anthropological prospective. The idea is to investigate these practices as rites of initiation that have been blocked. Finally we will read all this practices as an unconscious and collective demand for a deep and personal experience of time that our new microelectronic age does not know and does not know yet to think.

Lo scopo di questo articolo è quello di mostrare un modo possibile di studiare la trasformazione radicale della vita quotidiana nelle società occidentali che, a partire da Pasolini, abbiamo iniziato a definire con il termine di mutazione. Proporrò tre ipotesi di ricerca possibili. Possiamo leggere la mutazione come un salto radicale nella storia dell’adattamento della specie umana all’habitat fisico e sociale nel quale vive? Oppure l’attuale trasformazione delle forme elementari della vita quotidiana, di cui tutti siamo testimoni, va interpretata, più semplicemente, come una metamorfosi culturale interna alla storia di lunga durata della “creatività distruttrice” del capitalismo? Infine, esiste un modo per provare a pensare la contemporaneità sovrapponendo queste due diverse logiche temporali? Interpretando il presente come risultato di una lotta fra temporalità a-sincrone, instabili, divergenti e in conflitto, interpreterò la ricorrenza sempre più frequente di rappresentazione estetiche della fine del mondo (in film, romanzi, teorie critiche) come sintomo di una più generalizzata crisi della capacità umana di simbolizzare il tempo. In parallelo, l’analisi, in un’ottica antropologica di lungo periodo, di alcuni consumi simbolici di massa – come videogiochi, pornografia, droghe, tatuaggi, etc…. – mostrerà, nel ritorno compulsivo di riti di iniziazione bloccati, la richiesta inconsapevole di un’esperienza qualitativa del tempo che il nuovo presente microelettronico non conosce e non sa ancora pensare.

Balicco, D. (2015). La fine del mondo. Capitalismo e mutazione. BETWEEN, VI(10) [10.13125/2039-6597/1810].

La fine del mondo. Capitalismo e mutazione

Daniele Balicco
Writing – Original Draft Preparation
2015-01-01

Abstract

The aim of this article is to show a possible way to investigate the radical transformation of everyday life in Western societies that, from Pier Paolo Pasolini, we started to define by the term “mutation”. This article will propose three possible research hypothesis. Can we read the “mutation” as a radical leap in the history of the human adaptation to our biophysical and social habitat? Or, more simply, the current transformation of the elementary forms of everyday life must be interpreted as a cultural metamorphosis internal to the long history of the capitalistic "creative destruction"? Finally, is there a way to try to investigate our age by the overlapping of these two different temporal logics? If we interpret the present as the result of a struggle between different and conflicting temporalities, we may read the increasingly occurrence of aesthetic representation of the end of the world (in films, novels and critical theories) as a symptom of a more general crisis of human abilities to symbolize the time. Moreover, we may also try to grasp the meaning of some symbolic mass consumption - such as video games, pornography, drugs, tattoos, and so on – with an anthropological prospective. The idea is to investigate these practices as rites of initiation that have been blocked. Finally we will read all this practices as an unconscious and collective demand for a deep and personal experience of time that our new microelectronic age does not know and does not know yet to think.
2015
Lo scopo di questo articolo è quello di mostrare un modo possibile di studiare la trasformazione radicale della vita quotidiana nelle società occidentali che, a partire da Pasolini, abbiamo iniziato a definire con il termine di mutazione. Proporrò tre ipotesi di ricerca possibili. Possiamo leggere la mutazione come un salto radicale nella storia dell’adattamento della specie umana all’habitat fisico e sociale nel quale vive? Oppure l’attuale trasformazione delle forme elementari della vita quotidiana, di cui tutti siamo testimoni, va interpretata, più semplicemente, come una metamorfosi culturale interna alla storia di lunga durata della “creatività distruttrice” del capitalismo? Infine, esiste un modo per provare a pensare la contemporaneità sovrapponendo queste due diverse logiche temporali? Interpretando il presente come risultato di una lotta fra temporalità a-sincrone, instabili, divergenti e in conflitto, interpreterò la ricorrenza sempre più frequente di rappresentazione estetiche della fine del mondo (in film, romanzi, teorie critiche) come sintomo di una più generalizzata crisi della capacità umana di simbolizzare il tempo. In parallelo, l’analisi, in un’ottica antropologica di lungo periodo, di alcuni consumi simbolici di massa – come videogiochi, pornografia, droghe, tatuaggi, etc…. – mostrerà, nel ritorno compulsivo di riti di iniziazione bloccati, la richiesta inconsapevole di un’esperienza qualitativa del tempo che il nuovo presente microelettronico non conosce e non sa ancora pensare.
Balicco, D. (2015). La fine del mondo. Capitalismo e mutazione. BETWEEN, VI(10) [10.13125/2039-6597/1810].
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/380043
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