To what extent the notion of boundary moulds the production of “migrant writers” in Italy? Is it possible to make boundary a reading key to some of these writers? To verify a possible sentiment of the boundary aside from the congruity of biographical events, into the living texts, could set an alternative procedure to the detection of the category of “migrant” within the critics. As to Gëzim Hajdari verses, Italian writer of Albanian origins (Poesie scelte, 2009), the literary analysis will intersect “border studies”. The reference to the limes in fact is at the bases of a recent offshoot of those studies which have in last years proceeded with a material reconstitution of the concept against the previous tendency to its metaphorical extension. The boundary by the way, besides theme can be deep structure in the work of some authors (not necessarily immigrants) if of the structure one analyzes the metric peculiarity, the dynamics of the genres or the particular bilingual horizon. Some authors who experiment the trespass even since the linguistic option draw our attention to the materiality of boundaries. Besides some poetical statements in fact, a close-up analysis of the most recent production stresses re-emergences of the identitarian theme and indubitable signals of the seismic activity in the substratum of the mother tongue. It is then possible to trace back the definition of “migrant” from the extratextual dimension of biography to (and within) the natural boundaries of the literary fact.

Il saggio è diviso in due sezioni. Nella prima si delineano le pratiche letterarie, messe in campo dagli scrittori migranti in Italia, volte a forzare il canone nazionale per ottenere ospitalità ed integrazione culturale. Nella seconda parte ci si chiede in quale misura la nozione di confine informi la produzione dei nostri “migrant writers. È possibile fare del confine una chiave di lettura per alcuni di questi scrittori? Verificare un eventuale sentimento del confine, a prescindere dalla congruità della vicenda biografica, nel vivo dei testi, potrebbe costituire procedimento alternativo per l’individuazione della categoria di “migrante” in ambito critico. Con riferimento ai versi di Gëzim Hajdari, scrittore (in) italiano di origine albanese (Poesie scelte, 2009), l’analisi letteraria incrocerà i “border studies”. Il riferimento al limes, infatti, è alla base di una recente diramazione di quegli studi che ha proceduto negli ultimi anni ad una ricostituzione materiale del concetto, a fronte della precedente tendenza alla sua estensione metaforica. Il confine, del resto, oltre che tema, può risultare struttura profonda nell’opera di certi autori (non necessariamente immigrati) se di quella si analizza la peculiarità metrica, la dinamica dei generi, o il peculiare orizzonte bilinguistico. Alcuni autori, che sperimentano lo sconfinamento fin dall’opzione linguistica, ci richiamano alla materialità dei confini. Al di là di certe dichiarazioni di poetica, infatti, un’analisi ravvicinata della produzione più recente evidenzia riemersioni del tema identitario e segnali inequivocabili dell’attività sismica nel sostrato della madrelingua. Risulta perciò possibile ricondurre la definizione di “migrante”, dalla dimensione extratestuale della biografia, entro i confini naturali del fatto letterario.

Fracassa, U. (2010). Strategie di affrancamento. Scrivere oltre la migrazione. In Quaquarelli L. (a cura di), Certi confini. Sulla letteratura italiana dell'immigrazione. MILANO : morellini.

Strategie di affrancamento. Scrivere oltre la migrazione

FRACASSA, UGO
2010-01-01

Abstract

To what extent the notion of boundary moulds the production of “migrant writers” in Italy? Is it possible to make boundary a reading key to some of these writers? To verify a possible sentiment of the boundary aside from the congruity of biographical events, into the living texts, could set an alternative procedure to the detection of the category of “migrant” within the critics. As to Gëzim Hajdari verses, Italian writer of Albanian origins (Poesie scelte, 2009), the literary analysis will intersect “border studies”. The reference to the limes in fact is at the bases of a recent offshoot of those studies which have in last years proceeded with a material reconstitution of the concept against the previous tendency to its metaphorical extension. The boundary by the way, besides theme can be deep structure in the work of some authors (not necessarily immigrants) if of the structure one analyzes the metric peculiarity, the dynamics of the genres or the particular bilingual horizon. Some authors who experiment the trespass even since the linguistic option draw our attention to the materiality of boundaries. Besides some poetical statements in fact, a close-up analysis of the most recent production stresses re-emergences of the identitarian theme and indubitable signals of the seismic activity in the substratum of the mother tongue. It is then possible to trace back the definition of “migrant” from the extratextual dimension of biography to (and within) the natural boundaries of the literary fact.
2010
9788862981064
Il saggio è diviso in due sezioni. Nella prima si delineano le pratiche letterarie, messe in campo dagli scrittori migranti in Italia, volte a forzare il canone nazionale per ottenere ospitalità ed integrazione culturale. Nella seconda parte ci si chiede in quale misura la nozione di confine informi la produzione dei nostri “migrant writers. È possibile fare del confine una chiave di lettura per alcuni di questi scrittori? Verificare un eventuale sentimento del confine, a prescindere dalla congruità della vicenda biografica, nel vivo dei testi, potrebbe costituire procedimento alternativo per l’individuazione della categoria di “migrante” in ambito critico. Con riferimento ai versi di Gëzim Hajdari, scrittore (in) italiano di origine albanese (Poesie scelte, 2009), l’analisi letteraria incrocerà i “border studies”. Il riferimento al limes, infatti, è alla base di una recente diramazione di quegli studi che ha proceduto negli ultimi anni ad una ricostituzione materiale del concetto, a fronte della precedente tendenza alla sua estensione metaforica. Il confine, del resto, oltre che tema, può risultare struttura profonda nell’opera di certi autori (non necessariamente immigrati) se di quella si analizza la peculiarità metrica, la dinamica dei generi, o il peculiare orizzonte bilinguistico. Alcuni autori, che sperimentano lo sconfinamento fin dall’opzione linguistica, ci richiamano alla materialità dei confini. Al di là di certe dichiarazioni di poetica, infatti, un’analisi ravvicinata della produzione più recente evidenzia riemersioni del tema identitario e segnali inequivocabili dell’attività sismica nel sostrato della madrelingua. Risulta perciò possibile ricondurre la definizione di “migrante”, dalla dimensione extratestuale della biografia, entro i confini naturali del fatto letterario.
Fracassa, U. (2010). Strategie di affrancamento. Scrivere oltre la migrazione. In Quaquarelli L. (a cura di), Certi confini. Sulla letteratura italiana dell'immigrazione. MILANO : morellini.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/151620
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