This essay discusses the common space and its different forms and conditions related to specific cultural needs and policies. Its field is obviously the city, the place par excellence for the exchange of goods, services and ideas, but also a real battleground between individual freedom and collective responsibility, between space and society. Between the nineteenth and twentieth century, urban societies have expressed themselves through the control of space and its uses in time domain, such as planning provisions arranged within a fixed time framework (20-25 years). Yet, in the post-modern era, due to the outburst of different and unexpected events, those goals of modernity seem highly unsatisfactory. We are spurred to rethink time itself "in the space domain”, to the coexistence of multiple and simultaneous activities, related to living, producing, circulating, using the leisure time. Hence, we need a "toolbox" much more structured, allowing the merging of a multiplicity of actors and actions (plans, policies, projects) for the harmonization of different functionalities and temporalities at stake, tackling the restless cycles of individual and collective action and the slower ones of nature as well. But the need for a lexicon for contemporary urban space somehow grounded into tradition, even if fully renewed, is far from being crossed out.

Il saggio tratta dello spazio comune, delle sue diverse forme e condizioni relative a specifiche esigenze culturali e politiche. Il suo campo è ovviamente la città, luogo per eccellenza per lo scambio di beni, servizi e idee, ma anche vero e proprio campo di battaglia tra libertà individuale e responsabilità collettiva, tra spazio e società. Tra Otto e Novecento le società urbane si sono espresse attraverso il controllo dello spazio e dei suoi usi nel dominio del tempo; ma come già aveva intuito Baudelaire, quel traguardo della modernità ci appare oggi limitato e del tutto insoddisfacente. Nel post-moderno, in relazione all’irruzione di temporalità diverse, inattese, sotto forma di eventi o di eventi mancati, siamo incalzati a ripensare il tempo stesso “nel dominio dello spazio”, ossia alla condizione che vede la compresenza di usi molteplici e simultanei, le interferenze e i possibili registri di convivenza tra differenti razionalità e ragioni: abitare, produrre, circolare, impiegare il “tempo libero”. E’ allora necessario ricorrere a una “cassetta degli attrezzi” assai più articolata, che nella coerenza postulata dalla “unità di luogo” (il territorio) consenta la chiamata a raccolta di una molteplicità di soggetti e di azioni (piani, politiche, progetti) per l’armonizzazione delle diverse funzionalità e temporalità messe in gioco: nei cicli dell’agire individuale e collettivo come in quelli più lenti della natura. Ma la questione di un lessico dello spazio urbano contemporaneo che sappia attingere alla tradizione, pur fortemente rinnovata, è tutt’altro che derubricata.

Palazzo, A.L. (2009). Introduzione. La tradizione del moderno e la sua trascrizione urbana. In G.L. PALAZZO A.L. (a cura di), Territori dell'urbano. Storie e linguaggi dello spazio comune (pp. 9-25). MACERATA : Quodlibet.

Introduzione. La tradizione del moderno e la sua trascrizione urbana

PALAZZO, Anna Laura
2009-01-01

Abstract

This essay discusses the common space and its different forms and conditions related to specific cultural needs and policies. Its field is obviously the city, the place par excellence for the exchange of goods, services and ideas, but also a real battleground between individual freedom and collective responsibility, between space and society. Between the nineteenth and twentieth century, urban societies have expressed themselves through the control of space and its uses in time domain, such as planning provisions arranged within a fixed time framework (20-25 years). Yet, in the post-modern era, due to the outburst of different and unexpected events, those goals of modernity seem highly unsatisfactory. We are spurred to rethink time itself "in the space domain”, to the coexistence of multiple and simultaneous activities, related to living, producing, circulating, using the leisure time. Hence, we need a "toolbox" much more structured, allowing the merging of a multiplicity of actors and actions (plans, policies, projects) for the harmonization of different functionalities and temporalities at stake, tackling the restless cycles of individual and collective action and the slower ones of nature as well. But the need for a lexicon for contemporary urban space somehow grounded into tradition, even if fully renewed, is far from being crossed out.
2009
978-88-7462-287-0
Il saggio tratta dello spazio comune, delle sue diverse forme e condizioni relative a specifiche esigenze culturali e politiche. Il suo campo è ovviamente la città, luogo per eccellenza per lo scambio di beni, servizi e idee, ma anche vero e proprio campo di battaglia tra libertà individuale e responsabilità collettiva, tra spazio e società. Tra Otto e Novecento le società urbane si sono espresse attraverso il controllo dello spazio e dei suoi usi nel dominio del tempo; ma come già aveva intuito Baudelaire, quel traguardo della modernità ci appare oggi limitato e del tutto insoddisfacente. Nel post-moderno, in relazione all’irruzione di temporalità diverse, inattese, sotto forma di eventi o di eventi mancati, siamo incalzati a ripensare il tempo stesso “nel dominio dello spazio”, ossia alla condizione che vede la compresenza di usi molteplici e simultanei, le interferenze e i possibili registri di convivenza tra differenti razionalità e ragioni: abitare, produrre, circolare, impiegare il “tempo libero”. E’ allora necessario ricorrere a una “cassetta degli attrezzi” assai più articolata, che nella coerenza postulata dalla “unità di luogo” (il territorio) consenta la chiamata a raccolta di una molteplicità di soggetti e di azioni (piani, politiche, progetti) per l’armonizzazione delle diverse funzionalità e temporalità messe in gioco: nei cicli dell’agire individuale e collettivo come in quelli più lenti della natura. Ma la questione di un lessico dello spazio urbano contemporaneo che sappia attingere alla tradizione, pur fortemente rinnovata, è tutt’altro che derubricata.
Palazzo, A.L. (2009). Introduzione. La tradizione del moderno e la sua trascrizione urbana. In G.L. PALAZZO A.L. (a cura di), Territori dell'urbano. Storie e linguaggi dello spazio comune (pp. 9-25). MACERATA : Quodlibet.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/152628
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