Il saggio sottolinea come nella gran parte dei sistemi politico-istituzionali contemporanei di tradizione parlamentare l’evoluzione dei rapporti Parlamento-Governo si caratterizza per il progressivo spostamento del baricentro verso il potere esecutivo. Nell’ordinamento italiano tale indirizzo si è accentuato a partire dall’approvazione della legge n. 400 del 1988 sull’ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, le cui previsioni contribuiscono a rafforzare gli strumenti di direzione politica del Governo. Il segnalato rafforzamento del ruolo normativo dell’Esecutivo e la contemporanea nascita dell’esigenza di semplificare l’assetto normativo esistente, cosi come la necessita` di approvare normative di settore caratterizzate da un alto tasso di tecnicità e specificità, hanno portato alla elaborazione di complessi sistemi di normazione fondati sulla collaborazione tra molteplici soggetti e determinato nuove forme di cooperazione tra Camere e Governo. In sintesi, il Parlamento si trova a dover condividere il proprio ruolo con altri centri di regolazione, tra i quali, in particolare, il Governo. Ed invero, l’evoluzione dei rapporti di forza intercorrenti tra i centri di produzione giuridica dell’ordinamento si traduce, sul piano formale, nell’introduzione di schemi e procedimenti nuovi, nell’affermazione cioe` di nuove tecniche normative prima espressione delle quali e` l’aumentato ricorso alla funzione consultiva delle Camere sugli schemi dei provvedimenti normativi del Governo. Piu` specificamente, l’incremento del potere normativo del Governo — sia primario sia secondario — avvenuto a partire dagli anni’90 si accompagna ad una previsione quasi generalizzata del parere parlamentare sugli schemi dei decreti legislativi e dei regolamenti, specie di quelli in delegificazione. In ordine ai pareri, trattasi di atti a rilevanza esterna con i quali gli organi parlamentari si pronunciano in ordine alla nomina dei vertici degli enti pubblici, soprattutto ai sensi dell’art. 4 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, o su schemi di atti normativi o di provvedimenti del Governo o di singoli Ministeri, sempre piu` spesso previsti in singole leggi. Lo studio affronta anche il problema della natura del parere parlamentare e quindi se esso vada considerato atto a carattere co-normativo o atto parlamentare di controllo e indirizzo. Dagli elementi che emergono dalla ricerca sembra potersi privilegiare la tesi volta a ricondurre l’attivita` parlamentare consultiva sugli schemi di atti normativi del Governo nell’ordinaria attività di indirizzo e controllo svolta dalle Camere nei confronti dell’Esecutivo. In ultimo il saggio affronta alcuni aspetti problematici della tematica oggetto di studio quali le modalità atte a rendere più incisivo il parere ed evitare che esso si risolva in un adempimento di rito, la sempre piu` marcata assimilazione tra delega legislativa e regolamenti in delegificazione ed infine il rapporto tra l’attivita` consultiva parlamentare e quella che sui medesimi atti sono chiamati a svolgere altri organi fra i quali, in primis, il Consiglio di Stato. Conclusivamente, anche in tempi di evoluzione tendenzialmente maggioritaria del sistema, l’attribuzione di più ampi ed incisivi strumenti di controllo (ed indirizzo) alle Camere, come la formulazione di pareri sugli schemi di atti normativi dell’Esecutivo rimane una delle manifestazioni più rilevanti in funzione di riequilibrio di un modello di governo che nella prassi pare privilegiare sempre di pù la ‘‘centralità’’ dell’Esecutivo e delle autonomie locali.

Aliberti, C. (2008). Il controllo parlamentare sugli atti normativi del governo: spunti ricostruttivi. In Funzioni parlamentari non legislative e forma di governo. L’esperienza dell’Italia (pp. 313-338). MILANO : Giuffrè.

Il controllo parlamentare sugli atti normativi del governo: spunti ricostruttivi

ALIBERTI, Cristiano
2008-01-01

Abstract

Il saggio sottolinea come nella gran parte dei sistemi politico-istituzionali contemporanei di tradizione parlamentare l’evoluzione dei rapporti Parlamento-Governo si caratterizza per il progressivo spostamento del baricentro verso il potere esecutivo. Nell’ordinamento italiano tale indirizzo si è accentuato a partire dall’approvazione della legge n. 400 del 1988 sull’ordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, le cui previsioni contribuiscono a rafforzare gli strumenti di direzione politica del Governo. Il segnalato rafforzamento del ruolo normativo dell’Esecutivo e la contemporanea nascita dell’esigenza di semplificare l’assetto normativo esistente, cosi come la necessita` di approvare normative di settore caratterizzate da un alto tasso di tecnicità e specificità, hanno portato alla elaborazione di complessi sistemi di normazione fondati sulla collaborazione tra molteplici soggetti e determinato nuove forme di cooperazione tra Camere e Governo. In sintesi, il Parlamento si trova a dover condividere il proprio ruolo con altri centri di regolazione, tra i quali, in particolare, il Governo. Ed invero, l’evoluzione dei rapporti di forza intercorrenti tra i centri di produzione giuridica dell’ordinamento si traduce, sul piano formale, nell’introduzione di schemi e procedimenti nuovi, nell’affermazione cioe` di nuove tecniche normative prima espressione delle quali e` l’aumentato ricorso alla funzione consultiva delle Camere sugli schemi dei provvedimenti normativi del Governo. Piu` specificamente, l’incremento del potere normativo del Governo — sia primario sia secondario — avvenuto a partire dagli anni’90 si accompagna ad una previsione quasi generalizzata del parere parlamentare sugli schemi dei decreti legislativi e dei regolamenti, specie di quelli in delegificazione. In ordine ai pareri, trattasi di atti a rilevanza esterna con i quali gli organi parlamentari si pronunciano in ordine alla nomina dei vertici degli enti pubblici, soprattutto ai sensi dell’art. 4 della legge 24 gennaio 1978, n. 14, o su schemi di atti normativi o di provvedimenti del Governo o di singoli Ministeri, sempre piu` spesso previsti in singole leggi. Lo studio affronta anche il problema della natura del parere parlamentare e quindi se esso vada considerato atto a carattere co-normativo o atto parlamentare di controllo e indirizzo. Dagli elementi che emergono dalla ricerca sembra potersi privilegiare la tesi volta a ricondurre l’attivita` parlamentare consultiva sugli schemi di atti normativi del Governo nell’ordinaria attività di indirizzo e controllo svolta dalle Camere nei confronti dell’Esecutivo. In ultimo il saggio affronta alcuni aspetti problematici della tematica oggetto di studio quali le modalità atte a rendere più incisivo il parere ed evitare che esso si risolva in un adempimento di rito, la sempre piu` marcata assimilazione tra delega legislativa e regolamenti in delegificazione ed infine il rapporto tra l’attivita` consultiva parlamentare e quella che sui medesimi atti sono chiamati a svolgere altri organi fra i quali, in primis, il Consiglio di Stato. Conclusivamente, anche in tempi di evoluzione tendenzialmente maggioritaria del sistema, l’attribuzione di più ampi ed incisivi strumenti di controllo (ed indirizzo) alle Camere, come la formulazione di pareri sugli schemi di atti normativi dell’Esecutivo rimane una delle manifestazioni più rilevanti in funzione di riequilibrio di un modello di governo che nella prassi pare privilegiare sempre di pù la ‘‘centralità’’ dell’Esecutivo e delle autonomie locali.
2008
9788814141645
Aliberti, C. (2008). Il controllo parlamentare sugli atti normativi del governo: spunti ricostruttivi. In Funzioni parlamentari non legislative e forma di governo. L’esperienza dell’Italia (pp. 313-338). MILANO : Giuffrè.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/153475
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