Secondo una definizione che si impone per la chiarezza intuitiva, l’essere umano è un «animale culturale» – un modo per dire che è il portato congiunto di biologia e società. Dietro la chiarezza intuitiva di questa definizione si nascondono tuttavia molteplici problemi interpretativi. Due, in particolar modo, meritano attenzione. Il primo è che a dispetto del fatto che l’idea di animale culturale faccia riferimento esplicito alla connessione inscindibile di biologia e cultura, l’interpretazione prevalente (anche nel senso comune) è quella che accorda un ruolo primario alla natura culturale – la parte considerata più nobile – rispetto a quella animale degli esseri umani. La nostra idea è che l’obiettivo di dar conto della profonda unità di biologia e cultura sia un presupposto irrinunciabile di una visione unitaria dell’essere umano e che tale visione debba rappresentare l’impegno concettuale della ricerca futura sul tema della natura umana. Da qui, il secondo problema degno di attenzione. Asserire che gli esseri umani sono il portato congiunto di biologia e cultura sembra (almeno a livello intuitivo) soltanto una considerazione di buon senso su cui tutti sono d’accordo. Le difficoltà nascono ovviamente quando ci si interroga sulle condizioni di realizzabilità di tale congiunzione: come è possibile che gli umani (carne, ossa e neuroni) siano allo stesso tempo biologia e cultura? Cosa lega insieme due entità apparentemente così diverse? La connessione tra biologia e cultura è il problema che aspetta giustificazioni, non la soluzione presunta da cui far dipendere ulteriori spiegazioni. Il tentativo di guadagnare una prospettiva unitaria dell’essere umano è affidata all’idea che la cultura sia in un rapporto di coevoluzione con il cervello. Da questo punto di vista la cultura è una forma di adattamento biologico. Più nello specifico, l’idea è che considerare la cultura come una manifestazione della biologia umana significhi legare la cultura alla selezione di specifici tratti bio-cognitivi alla base della formazione, trasmissione e fissazione delle credenze culturali. La svolta evoluzionista che ha caratterizzato la scienza cognitiva negli ultimi venti anni ha aperto nuove prospettive di ricerca per affrontare il tema del rapporto tra cultura e biologia in una prospettiva promettente di unificazione.

Ferretti, F. (2009). Evoluzione biologica ed evoluzione culturale. In XXI secolo (pp. 161-169).

Evoluzione biologica ed evoluzione culturale

FERRETTI, FRANCESCO
2009-01-01

Abstract

Secondo una definizione che si impone per la chiarezza intuitiva, l’essere umano è un «animale culturale» – un modo per dire che è il portato congiunto di biologia e società. Dietro la chiarezza intuitiva di questa definizione si nascondono tuttavia molteplici problemi interpretativi. Due, in particolar modo, meritano attenzione. Il primo è che a dispetto del fatto che l’idea di animale culturale faccia riferimento esplicito alla connessione inscindibile di biologia e cultura, l’interpretazione prevalente (anche nel senso comune) è quella che accorda un ruolo primario alla natura culturale – la parte considerata più nobile – rispetto a quella animale degli esseri umani. La nostra idea è che l’obiettivo di dar conto della profonda unità di biologia e cultura sia un presupposto irrinunciabile di una visione unitaria dell’essere umano e che tale visione debba rappresentare l’impegno concettuale della ricerca futura sul tema della natura umana. Da qui, il secondo problema degno di attenzione. Asserire che gli esseri umani sono il portato congiunto di biologia e cultura sembra (almeno a livello intuitivo) soltanto una considerazione di buon senso su cui tutti sono d’accordo. Le difficoltà nascono ovviamente quando ci si interroga sulle condizioni di realizzabilità di tale congiunzione: come è possibile che gli umani (carne, ossa e neuroni) siano allo stesso tempo biologia e cultura? Cosa lega insieme due entità apparentemente così diverse? La connessione tra biologia e cultura è il problema che aspetta giustificazioni, non la soluzione presunta da cui far dipendere ulteriori spiegazioni. Il tentativo di guadagnare una prospettiva unitaria dell’essere umano è affidata all’idea che la cultura sia in un rapporto di coevoluzione con il cervello. Da questo punto di vista la cultura è una forma di adattamento biologico. Più nello specifico, l’idea è che considerare la cultura come una manifestazione della biologia umana significhi legare la cultura alla selezione di specifici tratti bio-cognitivi alla base della formazione, trasmissione e fissazione delle credenze culturali. La svolta evoluzionista che ha caratterizzato la scienza cognitiva negli ultimi venti anni ha aperto nuove prospettive di ricerca per affrontare il tema del rapporto tra cultura e biologia in una prospettiva promettente di unificazione.
2009
978-88-12-00038-8
Ferretti, F. (2009). Evoluzione biologica ed evoluzione culturale. In XXI secolo (pp. 161-169).
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