Il tema del coinvolgimento può essere articolato in più modi. Anzi la varietà dei metodi è una delle caratteristiche che maggiormente colpiscono in questo ambito e corrisponde ad una varietà di finalità. In questa esposizione sono distinti quattro livelli secondo il tema prevalente e nell’ordine di specificità rispetto all’attuazione delle misure urbanistiche. Al primo livello si tratta dello scambio informativo nel quale avviene il “rilievo” dei bisogni e delle pratiche sociali: anche nella misura minima della pubblicizzazione di dati, è un modo di rendere pubblico lo “sguardo” che produce le informazioni su cui si formano le decisioni, di comunicare in definitiva con un pubblico ‘ideale’. Il livello successivo porta invece all’ascolto di attori concreti, con tutte le loro specificità e problematicità, anche con il ricorso a tecniche specifiche di sollecitazione della domanda . Più impegnativo ancora, la consultazione e concertazione estesa alla platea dei decisori pubblici e privati in occasione di progetti o di operazioni complesse e intersettoriali, anche ai fini di valutarne gli esiti e la portata o per la costruzione di scenari condivisi e l’elaborazione di alternative strategiche. E infine, l’elaborazione congiunta di tecnici e utenti non professionali di progetti, più sovente micro-progetti, di trasformazione urbana che può giungere idealmente fino alla realizzazione degli interventi e dunque ad (inter)agire e a valorizzare le risorse locali, come avviene sempre più spesso nei casi delle azioni sociali (contratti di quartiere, programmi Urban) o dei programmi di sviluppo. Comunicare, ascoltare, mediare, agire: riassumere in questi quattro momenti le operazioni di coinvolgimento è in qualche misura un’operazione dettata dalle finalità pratiche e dai limiti di una presentazione sintetica quale la presente. Ma in parte corrisponde anche ad una gradazione di livelli progressivi di partecipazione che è bene discutere criticamente prima di procedere. Secondo un’abitudine radicata, infatti, si assume che la partecipazione degli abitanti all’elaborazione delle decisioni urbanistiche avvenga per livelli progressivi: gli abitanti possono essere oggetto di semplici comunicazioni, possono partecipare a dibattiti esprimendo un’opinione, oppure prendono parte nei processi di consultazione che conducono alla formulazione di progetti, possono esprimere le proprie preferenze tra alternative già stabilite o talvolta collaborare alla formulazione delle alternative stesse. In una scala ideale, si va dunque dal coinvolgimento in forma passiva nel primo caso; ad un coinvolgimento pieno e attivo nell’ultimo, passando per numerosi stadi intermedi. Questa rappresentazione è stata icasticamente celebrata nella nota immagine della “scala” della partecipazione . La distinzione di più gradini e livelli corrisponde a dimensioni intuitivamente diverse delle pratiche decisionali ma si presta anche a qualche equivoco. La principale difficoltà di questa trasposizione è che tende ad avvalorare l’idea che il massimo di partecipazione è sempre meglio degli altri gradi, mentre il minimo di partecipazione è sempre manipolativo. La scala analitica appare allora una “mappa” ideologica, con una progressione per gradi di “autenticità” da livelli bassi, prossimi alla pura manipolazione strumentale, a livelli maggiori di partecipazione, più autentici e fertili. In altre parole, l’idea rigida della scala struttura in modo gerarchico modalità (buone e meno buone) di partecipazione, ma assume che ciascuna sia linearmente confrontabile su un’unica scala di valore.
Cremaschi, M. (2007). Il coinvolgimento degli abitanti nei processi decisionali. In A.P.L. P. COLAROSSI (a cura di), La progettazione urbana, declinazioni e strumenti. MILANO : Il Sole 24 Ore.
Il coinvolgimento degli abitanti nei processi decisionali
CREMASCHI, Marco
2007-01-01
Abstract
Il tema del coinvolgimento può essere articolato in più modi. Anzi la varietà dei metodi è una delle caratteristiche che maggiormente colpiscono in questo ambito e corrisponde ad una varietà di finalità. In questa esposizione sono distinti quattro livelli secondo il tema prevalente e nell’ordine di specificità rispetto all’attuazione delle misure urbanistiche. Al primo livello si tratta dello scambio informativo nel quale avviene il “rilievo” dei bisogni e delle pratiche sociali: anche nella misura minima della pubblicizzazione di dati, è un modo di rendere pubblico lo “sguardo” che produce le informazioni su cui si formano le decisioni, di comunicare in definitiva con un pubblico ‘ideale’. Il livello successivo porta invece all’ascolto di attori concreti, con tutte le loro specificità e problematicità, anche con il ricorso a tecniche specifiche di sollecitazione della domanda . Più impegnativo ancora, la consultazione e concertazione estesa alla platea dei decisori pubblici e privati in occasione di progetti o di operazioni complesse e intersettoriali, anche ai fini di valutarne gli esiti e la portata o per la costruzione di scenari condivisi e l’elaborazione di alternative strategiche. E infine, l’elaborazione congiunta di tecnici e utenti non professionali di progetti, più sovente micro-progetti, di trasformazione urbana che può giungere idealmente fino alla realizzazione degli interventi e dunque ad (inter)agire e a valorizzare le risorse locali, come avviene sempre più spesso nei casi delle azioni sociali (contratti di quartiere, programmi Urban) o dei programmi di sviluppo. Comunicare, ascoltare, mediare, agire: riassumere in questi quattro momenti le operazioni di coinvolgimento è in qualche misura un’operazione dettata dalle finalità pratiche e dai limiti di una presentazione sintetica quale la presente. Ma in parte corrisponde anche ad una gradazione di livelli progressivi di partecipazione che è bene discutere criticamente prima di procedere. Secondo un’abitudine radicata, infatti, si assume che la partecipazione degli abitanti all’elaborazione delle decisioni urbanistiche avvenga per livelli progressivi: gli abitanti possono essere oggetto di semplici comunicazioni, possono partecipare a dibattiti esprimendo un’opinione, oppure prendono parte nei processi di consultazione che conducono alla formulazione di progetti, possono esprimere le proprie preferenze tra alternative già stabilite o talvolta collaborare alla formulazione delle alternative stesse. In una scala ideale, si va dunque dal coinvolgimento in forma passiva nel primo caso; ad un coinvolgimento pieno e attivo nell’ultimo, passando per numerosi stadi intermedi. Questa rappresentazione è stata icasticamente celebrata nella nota immagine della “scala” della partecipazione . La distinzione di più gradini e livelli corrisponde a dimensioni intuitivamente diverse delle pratiche decisionali ma si presta anche a qualche equivoco. La principale difficoltà di questa trasposizione è che tende ad avvalorare l’idea che il massimo di partecipazione è sempre meglio degli altri gradi, mentre il minimo di partecipazione è sempre manipolativo. La scala analitica appare allora una “mappa” ideologica, con una progressione per gradi di “autenticità” da livelli bassi, prossimi alla pura manipolazione strumentale, a livelli maggiori di partecipazione, più autentici e fertili. In altre parole, l’idea rigida della scala struttura in modo gerarchico modalità (buone e meno buone) di partecipazione, ma assume che ciascuna sia linearmente confrontabile su un’unica scala di valore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.