Il rinvenimento di materiali scultorei provenienti dalla necropoli etrusca di Buche delle Fate offre lo spunto per una riconsiderazione dell’attività delle officine lapidarie identificate sul territorio populoniese tra III e II secolo a.C. e sul carattere “locale”della loro produzione, espressa nella lavorazione di materiali estratti dalle cave poste nelle immediate vicinanze dell’insediamento produttivo. Oggetto specifico del contributo è una testa in marmo rinvenuta in contesto di spoliazione nella campagna di scavo 2008, parte probabilmente di un busto o di una statua collocata nel dromos di una delle tombe, che si presta a un’analisi particolarmente interessante sotto il profilo stilistico. In essa gli espliciti richiami alla plastica microasiatica si combinano con moduli figurativi propri del classicismo neoattico, alla ricerca, pur in produzioni di livello non elevato, di soluzioni figurative lontane dalla fissità delle officine medio italiche. Una testimonianza che permette di cogliere l’intreccio delle correnti culturali, specchio di attività commerciali altrettanto variegate, che trovavano in Populonia un ideale crocevia.
Peresso, G. (2009). I materiali della necropoli: le sculture. In Cambi Cavari Mascione (a cura di), Materiali da costruzione e produzione del ferro. Studi sull’economia populoniese fra periodo etrusco e romanizzazione. Bari : Edipuglia.
I materiali della necropoli: le sculture
PERESSO, GIULIA
2009-01-01
Abstract
Il rinvenimento di materiali scultorei provenienti dalla necropoli etrusca di Buche delle Fate offre lo spunto per una riconsiderazione dell’attività delle officine lapidarie identificate sul territorio populoniese tra III e II secolo a.C. e sul carattere “locale”della loro produzione, espressa nella lavorazione di materiali estratti dalle cave poste nelle immediate vicinanze dell’insediamento produttivo. Oggetto specifico del contributo è una testa in marmo rinvenuta in contesto di spoliazione nella campagna di scavo 2008, parte probabilmente di un busto o di una statua collocata nel dromos di una delle tombe, che si presta a un’analisi particolarmente interessante sotto il profilo stilistico. In essa gli espliciti richiami alla plastica microasiatica si combinano con moduli figurativi propri del classicismo neoattico, alla ricerca, pur in produzioni di livello non elevato, di soluzioni figurative lontane dalla fissità delle officine medio italiche. Una testimonianza che permette di cogliere l’intreccio delle correnti culturali, specchio di attività commerciali altrettanto variegate, che trovavano in Populonia un ideale crocevia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.