Within the most recent philosophical discussions on the fascinating and controversial issue of the continuity/difference between human beings and natural world, there is a widespread tendency to maintain an idea of natural continuity which calls forth the Brunian notion of universe-life. According to this notion, the distinction between Mind and World or their qualitative difference are rejected, and the necessity of natural conditions to the evolution of the specific human phenomenon is claimed . This philosophic view shares J. Dewey’s criticism of traditional philosophical «false antithesis» and therefore calls for a deep attention to the logical-semantic categories implied by the continuity argument. The anti-dichotomic commitment gives light on the naturalistic vein of the classical pragmatism and its relationship with Darwin’s theory of evolution. This essay analyzes Peirce’s theory of continuum and its strict connection with the fallibilistic criterion of knowledge, emphasizing peirceian suggestion to consider the differences between phenomena in terms of dynamic expressions of Nature and not as ontological breaks. This approach is compared with W. James’ metaphysical hypothesis of neutral monism, and also with H. Putnam non-reductionist naturalism that get back to classical pragmatism, in particular to James’s thought, thanks to its characteristic realistic claim, its emphasis on the epistemic value of social and practical dimension, and its anti-dichotomic commitment.

Nella recente riflessione filosofica sull’affascinante e controverso tema della continuità/differenza tra esseri umani e mondo della natura, si registra un’ampia tendenza a sostenere l’idea di una continuità naturale che evoca la nozione bruniana di universo-vita: seppure nella distinzione mente-mondo e nel salto di qualità, è solo entro lo stesso processo evolutivo che si danno le condizioni per l’insorgere del fenomeno umano. Una tale posizione filosofica assume in partenza l’impegno a non cedere alle «false antitesi» che attraversano la tradizione filosofica, di cui parla J. Dewey, e dunque a lavorare sulle categorie logico-semantiche che questo tema chiama in causa. Ed è proprio alla luce di un tale impegno anti-dicotomico che si può leggere la vena naturalistica che attraversa tutto il pensiero pragmatista classico, così profondamente influenzato dall’evoluzionismo darwiniano. Il presente saggio delinea la teoria della continuità formulata da Peirce che, includendo l’imprescindibile criterio fallibilista, consente di leggere le differenze tra fenomeni non in termini di fratture ontologiche ma quali espressioni della dinamicità dell’esistente. Tale approccio viene confrontato con la ricerca filosofica di W. James e la sua ipotesi metafisica del monismo neutrale, nonché con il naturalismo non riduzionista di H. Putnam che recupera il pensiero pragmatista classico, in particolare quello jamesiano, per la profonda istanza realista, la valorizzazione epistemica della dimensione sociale e pratica nei processi cognitivi e l’impegno anti-dicotomico, che lo caratterizzano.

Calcaterra, R.M. (2010). Mente e natura tra epistemologia e metafisica. In G.C. R. BUFALO (a cura di), Natura storia società. Saggi in onore di Mario Alcaro (pp. 199-217). MILANO : Mimesis Edizioni.

Mente e natura tra epistemologia e metafisica

CALCATERRA, Rosa Maria
2010-01-01

Abstract

Within the most recent philosophical discussions on the fascinating and controversial issue of the continuity/difference between human beings and natural world, there is a widespread tendency to maintain an idea of natural continuity which calls forth the Brunian notion of universe-life. According to this notion, the distinction between Mind and World or their qualitative difference are rejected, and the necessity of natural conditions to the evolution of the specific human phenomenon is claimed . This philosophic view shares J. Dewey’s criticism of traditional philosophical «false antithesis» and therefore calls for a deep attention to the logical-semantic categories implied by the continuity argument. The anti-dichotomic commitment gives light on the naturalistic vein of the classical pragmatism and its relationship with Darwin’s theory of evolution. This essay analyzes Peirce’s theory of continuum and its strict connection with the fallibilistic criterion of knowledge, emphasizing peirceian suggestion to consider the differences between phenomena in terms of dynamic expressions of Nature and not as ontological breaks. This approach is compared with W. James’ metaphysical hypothesis of neutral monism, and also with H. Putnam non-reductionist naturalism that get back to classical pragmatism, in particular to James’s thought, thanks to its characteristic realistic claim, its emphasis on the epistemic value of social and practical dimension, and its anti-dichotomic commitment.
2010
978-88-5750-247-2
Nella recente riflessione filosofica sull’affascinante e controverso tema della continuità/differenza tra esseri umani e mondo della natura, si registra un’ampia tendenza a sostenere l’idea di una continuità naturale che evoca la nozione bruniana di universo-vita: seppure nella distinzione mente-mondo e nel salto di qualità, è solo entro lo stesso processo evolutivo che si danno le condizioni per l’insorgere del fenomeno umano. Una tale posizione filosofica assume in partenza l’impegno a non cedere alle «false antitesi» che attraversano la tradizione filosofica, di cui parla J. Dewey, e dunque a lavorare sulle categorie logico-semantiche che questo tema chiama in causa. Ed è proprio alla luce di un tale impegno anti-dicotomico che si può leggere la vena naturalistica che attraversa tutto il pensiero pragmatista classico, così profondamente influenzato dall’evoluzionismo darwiniano. Il presente saggio delinea la teoria della continuità formulata da Peirce che, includendo l’imprescindibile criterio fallibilista, consente di leggere le differenze tra fenomeni non in termini di fratture ontologiche ma quali espressioni della dinamicità dell’esistente. Tale approccio viene confrontato con la ricerca filosofica di W. James e la sua ipotesi metafisica del monismo neutrale, nonché con il naturalismo non riduzionista di H. Putnam che recupera il pensiero pragmatista classico, in particolare quello jamesiano, per la profonda istanza realista, la valorizzazione epistemica della dimensione sociale e pratica nei processi cognitivi e l’impegno anti-dicotomico, che lo caratterizzano.
Calcaterra, R.M. (2010). Mente e natura tra epistemologia e metafisica. In G.C. R. BUFALO (a cura di), Natura storia società. Saggi in onore di Mario Alcaro (pp. 199-217). MILANO : Mimesis Edizioni.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/160477
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