Le discipline semiotiche stanno dedicando molta attenzione ai fenomeni urbani in tutti i loro aspetti (architettura, media, pubblicità, moda, eventi, cinema, arti performative, mobilita, ecc.) e con particolare attenzione agli spazi pubblici fruiti dai cittadini, dove tali fenomeni assumono specifica valenza sociale. D’altra parte il ruolo degli spazi pubblici nella città contemporanea ha grande rilevanza nella pianificazione delle aree urbane e metropolitane, come strumento d’indirizzo e controllo degli interventi di trasformazione territoriale, anche in riferimento ai problemi partecipativi da esso implicati. Da molto tempo, tuttavia, il dialogo tra semiologi e architetti/urbanisti si e pressoché interrotto, dopo aver conosciuto, negli anni 70, un’intensa stagione di ricerca e di scambio. La 2° Biennale dello Spazio Pubblico, tenutasi a Roma nel Maggio del 2013, ha inteso aprire un nuovo spazio di riflessione e di collaborazione tra i due ambiti disciplinari, dedicandovi un workshop specifico, organizzato da INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) e AISS (Associazione Italiana di Studi Semiotici), con la partecipazione di semiologi, urbanisti ed altri studiosi di fenomeni urbani. L’architettura alta zero è pura superficie. Il suo spessore, espresso in termini geometrici, è contenuto in un piano, dove nessuna ordinata, neppure minima, definisce un’estensione verticale. È il luogo dove il suolo e il cielo collimano su una superficie che tende al limite dell’assoluta bidimensionalità, dove un semplice cambio di qualità di tessitura del piano può modificare profondamente lo spazio e costruire un’architettura rispetto alla quale esiste un dentro e un fuori. L’architettura che stiamo descrivendo, dunque, si genera per scrittura del suolo, per trascrizione di segni, simboli, grafie, come in un tatuaggio che si applichi all’epidermide della città. Con il solo fine di evidenziare la ricorrenza di attitudini, pratiche e strumenti di progetto nella produzione di architetture bidimensionali nei paesaggi della contemporaneità, si propongono tre diverse famiglie di azioni. Misurare spazi, corpi, oggetti, presenze. Generare consapevolezza. È l’azione alla base di quei progetti che ricorrono alla grafia del suolo per determinare la misura di uno spazio, di una sua parte o di una presenza al suo interno, per comparazione con quanto lo circonda. Si genera consapevolezza dei ruoli reciproci, si evidenzia la presenza e l’esistenza di fatti, situazioni, persone di cui, per distrazione o intenzione, non si ha contezza. Sottrarre segni. Aggiungere possibilità A volte si può operare la rimozione delle informazioni funzionali che già vi si trovano, quelle ad esempio legate al codice della strada, per verificare nuove possibilità di percezione, esperienza e comportamento: si sottraggono segni per aggiungere possibilità. Mettere in gioco la città Lo spazio pubblico contemporaneo sempre più spesso ritrova il suo eminente contenuto civico nel suo portato ludico, ricorrendo alle pratiche del gioco per indurre incitazioni non autoritarie all'immaginazione, alla simulazione, al coinvolgimento, alla sorpresa.

Metta, A. (2014). In superficie. Architetture alte zero. In N.S. Isabella Pezzini (a cura di), Spazio pubblico tra semiotica e progetto. ROMA : INU Edizioni.

In superficie. Architetture alte zero

METTA, ANNALISA
2014-01-01

Abstract

Le discipline semiotiche stanno dedicando molta attenzione ai fenomeni urbani in tutti i loro aspetti (architettura, media, pubblicità, moda, eventi, cinema, arti performative, mobilita, ecc.) e con particolare attenzione agli spazi pubblici fruiti dai cittadini, dove tali fenomeni assumono specifica valenza sociale. D’altra parte il ruolo degli spazi pubblici nella città contemporanea ha grande rilevanza nella pianificazione delle aree urbane e metropolitane, come strumento d’indirizzo e controllo degli interventi di trasformazione territoriale, anche in riferimento ai problemi partecipativi da esso implicati. Da molto tempo, tuttavia, il dialogo tra semiologi e architetti/urbanisti si e pressoché interrotto, dopo aver conosciuto, negli anni 70, un’intensa stagione di ricerca e di scambio. La 2° Biennale dello Spazio Pubblico, tenutasi a Roma nel Maggio del 2013, ha inteso aprire un nuovo spazio di riflessione e di collaborazione tra i due ambiti disciplinari, dedicandovi un workshop specifico, organizzato da INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) e AISS (Associazione Italiana di Studi Semiotici), con la partecipazione di semiologi, urbanisti ed altri studiosi di fenomeni urbani. L’architettura alta zero è pura superficie. Il suo spessore, espresso in termini geometrici, è contenuto in un piano, dove nessuna ordinata, neppure minima, definisce un’estensione verticale. È il luogo dove il suolo e il cielo collimano su una superficie che tende al limite dell’assoluta bidimensionalità, dove un semplice cambio di qualità di tessitura del piano può modificare profondamente lo spazio e costruire un’architettura rispetto alla quale esiste un dentro e un fuori. L’architettura che stiamo descrivendo, dunque, si genera per scrittura del suolo, per trascrizione di segni, simboli, grafie, come in un tatuaggio che si applichi all’epidermide della città. Con il solo fine di evidenziare la ricorrenza di attitudini, pratiche e strumenti di progetto nella produzione di architetture bidimensionali nei paesaggi della contemporaneità, si propongono tre diverse famiglie di azioni. Misurare spazi, corpi, oggetti, presenze. Generare consapevolezza. È l’azione alla base di quei progetti che ricorrono alla grafia del suolo per determinare la misura di uno spazio, di una sua parte o di una presenza al suo interno, per comparazione con quanto lo circonda. Si genera consapevolezza dei ruoli reciproci, si evidenzia la presenza e l’esistenza di fatti, situazioni, persone di cui, per distrazione o intenzione, non si ha contezza. Sottrarre segni. Aggiungere possibilità A volte si può operare la rimozione delle informazioni funzionali che già vi si trovano, quelle ad esempio legate al codice della strada, per verificare nuove possibilità di percezione, esperienza e comportamento: si sottraggono segni per aggiungere possibilità. Mettere in gioco la città Lo spazio pubblico contemporaneo sempre più spesso ritrova il suo eminente contenuto civico nel suo portato ludico, ricorrendo alle pratiche del gioco per indurre incitazioni non autoritarie all'immaginazione, alla simulazione, al coinvolgimento, alla sorpresa.
2014
9788876031038
Metta, A. (2014). In superficie. Architetture alte zero. In N.S. Isabella Pezzini (a cura di), Spazio pubblico tra semiotica e progetto. ROMA : INU Edizioni.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/161205
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