This essay is published in the collective work Luigi Moretti. Razionalismo e tragressività tra barocco e informale, edited by Bruno Reichlin and Letiza Tedeschi, and prepared in occasion of the homonymous exhibition inaugurated in Rome in May 2008 at the MAXXI – Museum of XXI Century Arts. At the end of December 1957 the Italian Minster of Public Works Giuseppe Togni commissioned the project for the 1960 Olympic Village from a group of architects composed of Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco and Luigi Moretti. Financed by Incis (Istituto nazionale case per gli impiegati dello stato, or National Housing Institute for State Employees) and constructed in little more than two years, the Olympic Village was presented from the outset as a model neighbourhood, the prototype of a modern and functional self-sufficient quarter, in line with the best examples offered by pre-war Rationalist architecture and in open controversy with the neo-realist experience of Rome’s Tiburtino district (1949-1954). The essay reconstructs the various phases of design, focusing on the dialogue between the five architects as they worked to define the plan of the Village and its common elements (pilotis, building typologies and heights), exposing the decisive role played by Luigi Moretti as coordinator of the group. At the same time, the text also identifies the stylistic signature of each architect in the final buildings. Thus, while the cross-shaped buildings of Libera and the group of linear blocks by Moretti are easily recognisable, the buildings by Cafiero or Monaco and Luccichenti, though revealing the close collaboration with Moretti, present autonomous linguistic decisions, including a structural grid exposed on the façade or the use of vertical brick coursing.

Il saggio è pubblicato nell’opera collettiva Luigi Moretti. Razionalismo e trasgressività tra barocco e informale a cura di Bruno Reichlin e Letizia Tedeschi, edita in occasione della mostra omonima che ha inaugurato a Roma nel maggio 2008 il MAXXI- Museo delle arti del XXI secolo. A fine dicembre 1957 Il ministro dei Lavori Pubblici Giuseppe Togni affida l’incarico di redigere di redigere il progetto del Villaggio olimpico per Roma 1960 a un gruppo di progettisti composto da Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti. Finanziato dall’Incis (Istituto nazionale case per gli impiegati dello stato) e costruito in poco più di due anni, il villaggio olimpico è dall’inizio presentato come un quartiere modello, il prototipo di un moderno e funzionale quartiere autosufficiente , in continuità con i migliori esempi offerti dall’architettura razionalista dell’anteguerra e in polemica esplicita con l’esperienza neorealista del quartiere Tiburtino ( 1949-1954). Il saggio ricostruisce le varie fasi di progettazione, mettendo a fuoco il dialogo tra i cinque progettisti nel delineare l’impianto planimetrico del quartiere e gli elementi comuni ( pilotis, altezze e tipologie dei fabbricati), evidenziando il ruolo decisivo di Moretti quale coordinatore del gruppo. Allo stesso tempo individua nelle opere costruite la cifra stilistica dei ogni singolo architetto. Così se le case a croce di Libera e l’insieme di case e edifici in linea di Moretti sono molto riconoscibili, i fabbricati di Cafiero o dei Monaco e Luccichenti pur rivelando la stretta collaborazione con Moretti presentano scelte linguistiche autonome, quali la griglia strutturale evidenziata in facciata o la cortina di mattoni apparecchiata in senso verticale.

Talamona, M.I. (2010). Il Villaggio Olimpico. In Luigi Moretti. Razionalismo e trasgressività tra barocco e informale (pp. 312-327). MILANO : Mondadori-Electa.

Il Villaggio Olimpico

TALAMONA, MARIA IDA
2010-01-01

Abstract

This essay is published in the collective work Luigi Moretti. Razionalismo e tragressività tra barocco e informale, edited by Bruno Reichlin and Letiza Tedeschi, and prepared in occasion of the homonymous exhibition inaugurated in Rome in May 2008 at the MAXXI – Museum of XXI Century Arts. At the end of December 1957 the Italian Minster of Public Works Giuseppe Togni commissioned the project for the 1960 Olympic Village from a group of architects composed of Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco and Luigi Moretti. Financed by Incis (Istituto nazionale case per gli impiegati dello stato, or National Housing Institute for State Employees) and constructed in little more than two years, the Olympic Village was presented from the outset as a model neighbourhood, the prototype of a modern and functional self-sufficient quarter, in line with the best examples offered by pre-war Rationalist architecture and in open controversy with the neo-realist experience of Rome’s Tiburtino district (1949-1954). The essay reconstructs the various phases of design, focusing on the dialogue between the five architects as they worked to define the plan of the Village and its common elements (pilotis, building typologies and heights), exposing the decisive role played by Luigi Moretti as coordinator of the group. At the same time, the text also identifies the stylistic signature of each architect in the final buildings. Thus, while the cross-shaped buildings of Libera and the group of linear blocks by Moretti are easily recognisable, the buildings by Cafiero or Monaco and Luccichenti, though revealing the close collaboration with Moretti, present autonomous linguistic decisions, including a structural grid exposed on the façade or the use of vertical brick coursing.
2010
978-88-370-7575-0
Il saggio è pubblicato nell’opera collettiva Luigi Moretti. Razionalismo e trasgressività tra barocco e informale a cura di Bruno Reichlin e Letizia Tedeschi, edita in occasione della mostra omonima che ha inaugurato a Roma nel maggio 2008 il MAXXI- Museo delle arti del XXI secolo. A fine dicembre 1957 Il ministro dei Lavori Pubblici Giuseppe Togni affida l’incarico di redigere di redigere il progetto del Villaggio olimpico per Roma 1960 a un gruppo di progettisti composto da Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti. Finanziato dall’Incis (Istituto nazionale case per gli impiegati dello stato) e costruito in poco più di due anni, il villaggio olimpico è dall’inizio presentato come un quartiere modello, il prototipo di un moderno e funzionale quartiere autosufficiente , in continuità con i migliori esempi offerti dall’architettura razionalista dell’anteguerra e in polemica esplicita con l’esperienza neorealista del quartiere Tiburtino ( 1949-1954). Il saggio ricostruisce le varie fasi di progettazione, mettendo a fuoco il dialogo tra i cinque progettisti nel delineare l’impianto planimetrico del quartiere e gli elementi comuni ( pilotis, altezze e tipologie dei fabbricati), evidenziando il ruolo decisivo di Moretti quale coordinatore del gruppo. Allo stesso tempo individua nelle opere costruite la cifra stilistica dei ogni singolo architetto. Così se le case a croce di Libera e l’insieme di case e edifici in linea di Moretti sono molto riconoscibili, i fabbricati di Cafiero o dei Monaco e Luccichenti pur rivelando la stretta collaborazione con Moretti presentano scelte linguistiche autonome, quali la griglia strutturale evidenziata in facciata o la cortina di mattoni apparecchiata in senso verticale.
Talamona, M.I. (2010). Il Villaggio Olimpico. In Luigi Moretti. Razionalismo e trasgressività tra barocco e informale (pp. 312-327). MILANO : Mondadori-Electa.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/161531
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