Ausstrahlung: ‘irradiazione’, ‘irradiamento’. Fernand Braudel ha usato questo termine in uno dei passaggi chiave del suo “Mediterraneo”. La prefazione ripercorre originalmente l’applicazione di tale categoria a quell’ultimo grande impero della storia –se consideriamo le sue propaggini russa e ottomana- che è stato l’impero di Bisanzio, estensione a tutti gli effetti dell’impero romano nello spazio e nel tempo, nella lunga durata dei suoi undici secoli di vita –e più, se non guardiamo alla caduta di Costantinopoli del 1453 come a una vera e propria soluzione di continuità e ammettiamo invece il protrarsi dell’ideologia e della formula imperiale multietnica ‘romana’ nella modernità fino al XX secolo, al cui inizio e alla cui fine il crollo dei due monconi imperiali per più versi eredi del sistema bizantino, quello turco e quello russo, poi sovietico, ha fatto divampare l’incendio etnico su cui si è aperto il XXI secolo e che tutt’oggi ne domina lo scenario geopolitico. Nel percorso vengono esaminati anzitutto la multietnicità dell’aristocrazia di Costantinopoli, poi la capacità del potere centrale di selezionare ed assimilare le alleanze matrimoniali; in terzo luogo l’ambivalente e tuttavia vitale rapporto tra Bisanzio e l’Occidente; infine, in tutto questo, il ruolo delle repubbliche di Venezia e Genova in secoli cruciali come quelli tra la fine dell’XI e la metà del XV, dove l’attenta analisi di Schreiner decodifica un irriducibile miscuglio di ‘odi et amo’. Lo Schreiner bizantinista, come in un grande mosaico, offre la sua indelebile e attendibile visione complessiva della civiltà bizantina e delle sue irradiazioni –anzi, della civiltà bizantina letta, braudelianamente, nelle sue irradiazioni, attraverso la sua Ausstrahlung, “perché il destino degli imperi è più facile a leggersi sui suoi margini esterni che non al centro”- in una compagine argomentativa non levigata e calcinata dall’ideologia, o comunque dal pregiudizio esegetico, ma minuziosamente evinta dalla pluralità delle tessere incastonate; ben distinte e a volte contrastanti tra loro; senza che questo contrasto, appunto come nei mosaici, tolga nulla alla compiutezza dell’immagine d’insieme, lasciando anzi che l’occhio del lettore alternativamente si sgrani nell’analisi ravvicinata degli elementi particolari e altrettanto agevolmente arretri a comprendere il disegno d’insieme. Emerge così da questo corpus di scritti (solo apparentemente minori) una conoscenza certa di cosa fu il millennio bizantino e nel contempo affiorano innumerevoli dubbi su qualsiasi certezza non sia basata sulla critica filologica del dettaglio, e dunque sulla consapevolezza dell’infinita perfettibilità dello studio e dell’incommensurabile radianza, Ausstrahlung, di ogni dato storico.
Ronchey, S. (2013). Prefazione. Ausstrahlung, IV. Die Ausstrahlung, VIII-XVII.
Prefazione. Ausstrahlung
RONCHEY, SILVIA
2013-01-01
Abstract
Ausstrahlung: ‘irradiazione’, ‘irradiamento’. Fernand Braudel ha usato questo termine in uno dei passaggi chiave del suo “Mediterraneo”. La prefazione ripercorre originalmente l’applicazione di tale categoria a quell’ultimo grande impero della storia –se consideriamo le sue propaggini russa e ottomana- che è stato l’impero di Bisanzio, estensione a tutti gli effetti dell’impero romano nello spazio e nel tempo, nella lunga durata dei suoi undici secoli di vita –e più, se non guardiamo alla caduta di Costantinopoli del 1453 come a una vera e propria soluzione di continuità e ammettiamo invece il protrarsi dell’ideologia e della formula imperiale multietnica ‘romana’ nella modernità fino al XX secolo, al cui inizio e alla cui fine il crollo dei due monconi imperiali per più versi eredi del sistema bizantino, quello turco e quello russo, poi sovietico, ha fatto divampare l’incendio etnico su cui si è aperto il XXI secolo e che tutt’oggi ne domina lo scenario geopolitico. Nel percorso vengono esaminati anzitutto la multietnicità dell’aristocrazia di Costantinopoli, poi la capacità del potere centrale di selezionare ed assimilare le alleanze matrimoniali; in terzo luogo l’ambivalente e tuttavia vitale rapporto tra Bisanzio e l’Occidente; infine, in tutto questo, il ruolo delle repubbliche di Venezia e Genova in secoli cruciali come quelli tra la fine dell’XI e la metà del XV, dove l’attenta analisi di Schreiner decodifica un irriducibile miscuglio di ‘odi et amo’. Lo Schreiner bizantinista, come in un grande mosaico, offre la sua indelebile e attendibile visione complessiva della civiltà bizantina e delle sue irradiazioni –anzi, della civiltà bizantina letta, braudelianamente, nelle sue irradiazioni, attraverso la sua Ausstrahlung, “perché il destino degli imperi è più facile a leggersi sui suoi margini esterni che non al centro”- in una compagine argomentativa non levigata e calcinata dall’ideologia, o comunque dal pregiudizio esegetico, ma minuziosamente evinta dalla pluralità delle tessere incastonate; ben distinte e a volte contrastanti tra loro; senza che questo contrasto, appunto come nei mosaici, tolga nulla alla compiutezza dell’immagine d’insieme, lasciando anzi che l’occhio del lettore alternativamente si sgrani nell’analisi ravvicinata degli elementi particolari e altrettanto agevolmente arretri a comprendere il disegno d’insieme. Emerge così da questo corpus di scritti (solo apparentemente minori) una conoscenza certa di cosa fu il millennio bizantino e nel contempo affiorano innumerevoli dubbi su qualsiasi certezza non sia basata sulla critica filologica del dettaglio, e dunque sulla consapevolezza dell’infinita perfettibilità dello studio e dell’incommensurabile radianza, Ausstrahlung, di ogni dato storico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.