Charles Diehl fu il capofila di una bizantinistica le cui radici in Francia risalivano agli anni di Napoleone III, quando la crisi balcanica aveva riacceso l’interesse dei lettori europei per un’area trascurata dal tempo della caduta di Costantinopoli. L'esotismo del gusto artistico e letterario, già risvegliato dagli sviluppi del colonialismo e dal moltiplicarsi dei viaggi in oriente nella seconda metà del secolo, produssero negli anni 80 e 90 dell’Ottocento un risveglio crescente della curiosità per Bisanzio. In questo clima si colloca la Théodora di Victorien Sardou, alla cui prima rappresentazione parigina del 1884 Diehl assistette, giovane studente, con insofferenza. I termini della polemica che vent’anni dopo lo avrebbero opposto, affermato bizantinista, all’ormai anziano commediografo daranno forma definitiva all’immagine stereotipa della corte di Bisanzio come regno esclusivo di intrighi femminili o effeminati e quindi vacui e insensati. Da quest’immagine proviene l'opinione distorta che di Bisanzio ha avuto il Novecento. Il senso spregiativo che diamo tutt'oggi all'aggettivo “bizantino” e anche l'irragionevole percezione della storia bizantina come “decadenza indefinitamente protratta” hanno radice in questa ‘guerra tra borghesi’: nell’incontro-scontro fra sensiblerie decadente dei letterati e pruderie degli eruditi. Con le Figures byzantines Diehl fondò la bizantinistica nel segno del bizantinismo, perché nessuno storico riesce a sfuggire al proprio tempo. Quello che una delle sue eroine, Anna Comnena, chiama “il fiume dei secoli” travolge ogni interpretazione della storia, respingendola all’epoca cui appartiene. E però, così facendo, ci restituisce ogni volta un nuovo riflesso. Perché la storia rivela se stessa progressivamente, nel suo rispecchiarsi via via in quella delle successive epoche che l’hanno meditata; ed è così che sui personaggi e i fatti storici compie la sua selezione. Sono pochi, tra i sedimenti della storiografia novecentesca, quelli che ancora brillano alla luce del ventunesimo secolo. Le Figures di Diehl sono tra questi.

Ronchey, S. (2007). Charles Diehl, o del bizantinismo. Prefazione a C. Diehl, Figure bizantine, vii-xiv.

Charles Diehl, o del bizantinismo. Prefazione a C. Diehl, Figure bizantine

RONCHEY, SILVIA
2007-01-01

Abstract

Charles Diehl fu il capofila di una bizantinistica le cui radici in Francia risalivano agli anni di Napoleone III, quando la crisi balcanica aveva riacceso l’interesse dei lettori europei per un’area trascurata dal tempo della caduta di Costantinopoli. L'esotismo del gusto artistico e letterario, già risvegliato dagli sviluppi del colonialismo e dal moltiplicarsi dei viaggi in oriente nella seconda metà del secolo, produssero negli anni 80 e 90 dell’Ottocento un risveglio crescente della curiosità per Bisanzio. In questo clima si colloca la Théodora di Victorien Sardou, alla cui prima rappresentazione parigina del 1884 Diehl assistette, giovane studente, con insofferenza. I termini della polemica che vent’anni dopo lo avrebbero opposto, affermato bizantinista, all’ormai anziano commediografo daranno forma definitiva all’immagine stereotipa della corte di Bisanzio come regno esclusivo di intrighi femminili o effeminati e quindi vacui e insensati. Da quest’immagine proviene l'opinione distorta che di Bisanzio ha avuto il Novecento. Il senso spregiativo che diamo tutt'oggi all'aggettivo “bizantino” e anche l'irragionevole percezione della storia bizantina come “decadenza indefinitamente protratta” hanno radice in questa ‘guerra tra borghesi’: nell’incontro-scontro fra sensiblerie decadente dei letterati e pruderie degli eruditi. Con le Figures byzantines Diehl fondò la bizantinistica nel segno del bizantinismo, perché nessuno storico riesce a sfuggire al proprio tempo. Quello che una delle sue eroine, Anna Comnena, chiama “il fiume dei secoli” travolge ogni interpretazione della storia, respingendola all’epoca cui appartiene. E però, così facendo, ci restituisce ogni volta un nuovo riflesso. Perché la storia rivela se stessa progressivamente, nel suo rispecchiarsi via via in quella delle successive epoche che l’hanno meditata; ed è così che sui personaggi e i fatti storici compie la sua selezione. Sono pochi, tra i sedimenti della storiografia novecentesca, quelli che ancora brillano alla luce del ventunesimo secolo. Le Figures di Diehl sono tra questi.
2007
9788806190774
Ronchey, S. (2007). Charles Diehl, o del bizantinismo. Prefazione a C. Diehl, Figure bizantine, vii-xiv.
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/161645
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact