I cambiamenti che negli ultimi dieci anni hanno investito le quattro regioni oggetto di studio hanno evidenziato processi di trasformazione economica, sociale e insediativa peculiari per ciascuna delle aree. Gli elementi chiave risiedono nei processi di trasformazione produttiva e di terziarizzazione urbana che, puntando soprattutto su capacità competitive e innovative del territorio, hanno seguito percorsi e finalità differenti nei quattro casi. Le quattro regioni descrivono modi molto diversi di gestire la transizione ad un’economia post industriale. Le differenze sono marcate, e corrispondono in larga misura ai caratteri specifici del sistema produttivo e insediativo, e ai percorsi diversi della crisi. Sono differenze che tutto sommato si accordano meno alla situazione individuale, che non a specifici stili di decisione e programmazione. In base alla indagine sugli indirizzi programmatici, le differenze tra i quattro casi studio sono apparse marcate. Sia nella struttura e negli indirizzi generali, che per le politiche per le città e l’innovazione dei sistemi produttivi, i quattro casi mostrano posizioni diverse. Per quanto riguarda l’innovazione, Veneto e Toscana danno spazio alle reti di imprese, quest’ultimo anche con attenzione ai distretti, sistemi produttivi locali o specifici settori tecnologici; mentre Piemonte e Lazio (questo anche attraverso settori o tecnologie specifiche) privilegiano lo strumento delle agenzie. Per quanto attiene alle politiche urbane, Il Piemonte ha favorito iniziative di maggior respiro, che cercano di favorire processi di riconversione della base economica e produttiva, di miglioramento e diversificazione dell'offerta urbana; la Toscana ha ampiamente territorializzato le politiche urbane, orientate però in modo tradizionale alle infrastrutture e all’efficienza produttiva; Lazio e Veneto hanno curato altre iniziative, non molto orientate alle città e meno attente allo sviluppo delle risorse umane, e senza un forte riferimento territoriale. Anticipando un giudizio di sintesi, certamente schematico ma suggestivo, questi Docup appaiono condizionati nel bene o nel male dalla preesistenza della grande industria: quando questa mancava, o era stata storicamente debole, e deboli gli effetti della sua crisi, i Docup sono risultati remediali e distributivi, poco concentrati e poco integrati, come nel caso del Veneto e del Lazio, quest’ultimo simile addirittura ad un Por; laddove la grande industria è stata presente, e la deindustrializzazione ha costituito il problema per eccellenza, come nel caso del Piemonte e della Toscana, questi documenti sono risultati un poco più orientati strategicamente, e un poco più territorializzati. Queste differenze si sono tradotte in orientamenti programmatici, frutto dell’intenzionalità politica e delle reti di interessi; ma sono anche venuti a dipendere da vincoli, regolamenti e shock esterni (la transizione economica), elementi di diversa forza e cogenza. Elementi che sono stati diversi e si sono combinati in modo diverso in ciascuna regione, in linea con situazioni e ispirazioni particolari. Ma sono anche venuti a dipendere da fattori meno espliciti ma non meno influenti. In questa indagine è stata prestata una forte attenzione alle “pratiche” di programmazione esperite, allo ‘stile’ dei programmi di investimento, nonché alle vicende della mobilitazione dei territori. Come vedremo, il dispiegarsi delle pratiche ha influenzato a ritroso gli orientamenti programmatici, e mostra in definitiva una crescente somiglianza tra i diversi esempi. Ai fini delle indicazioni programmatiche, dunque, la lettura condotta ha esaminato da un lato i presupposti e dall'altro le pratiche. I presupposti dei programmi dipendevano in particolare dai modi delle perimetrazioni, dalle scelte delle priorità, dalla rappresentazione del territorio, dagli stili di governance. Le pratiche si sono sviluppate a partire dalle forme di territorializzazione dei programmi (non sempre deliberate ex ante), e dalle tematiche specifiche delle politiche per l’innovazione e le città (sovente resistenti alle categorie delle politiche).Per esempio, la tematizzazione della città nei programmi regionali -come si vedrà in seguito- è molto diversa, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo a seconda se viene riguardata dal punto di vista dei presupposti o delle pratiche.

Cremaschi, M. (2010). Pratiche e rappresentazioni del territorio che cambia. In CREMASCHI M (a cura di), Politiche, città, innovazione Programmi regionali tra retoriche e cambiamento. ROMA : Donzelli Editore.

Pratiche e rappresentazioni del territorio che cambia

CREMASCHI, Marco
2010-01-01

Abstract

I cambiamenti che negli ultimi dieci anni hanno investito le quattro regioni oggetto di studio hanno evidenziato processi di trasformazione economica, sociale e insediativa peculiari per ciascuna delle aree. Gli elementi chiave risiedono nei processi di trasformazione produttiva e di terziarizzazione urbana che, puntando soprattutto su capacità competitive e innovative del territorio, hanno seguito percorsi e finalità differenti nei quattro casi. Le quattro regioni descrivono modi molto diversi di gestire la transizione ad un’economia post industriale. Le differenze sono marcate, e corrispondono in larga misura ai caratteri specifici del sistema produttivo e insediativo, e ai percorsi diversi della crisi. Sono differenze che tutto sommato si accordano meno alla situazione individuale, che non a specifici stili di decisione e programmazione. In base alla indagine sugli indirizzi programmatici, le differenze tra i quattro casi studio sono apparse marcate. Sia nella struttura e negli indirizzi generali, che per le politiche per le città e l’innovazione dei sistemi produttivi, i quattro casi mostrano posizioni diverse. Per quanto riguarda l’innovazione, Veneto e Toscana danno spazio alle reti di imprese, quest’ultimo anche con attenzione ai distretti, sistemi produttivi locali o specifici settori tecnologici; mentre Piemonte e Lazio (questo anche attraverso settori o tecnologie specifiche) privilegiano lo strumento delle agenzie. Per quanto attiene alle politiche urbane, Il Piemonte ha favorito iniziative di maggior respiro, che cercano di favorire processi di riconversione della base economica e produttiva, di miglioramento e diversificazione dell'offerta urbana; la Toscana ha ampiamente territorializzato le politiche urbane, orientate però in modo tradizionale alle infrastrutture e all’efficienza produttiva; Lazio e Veneto hanno curato altre iniziative, non molto orientate alle città e meno attente allo sviluppo delle risorse umane, e senza un forte riferimento territoriale. Anticipando un giudizio di sintesi, certamente schematico ma suggestivo, questi Docup appaiono condizionati nel bene o nel male dalla preesistenza della grande industria: quando questa mancava, o era stata storicamente debole, e deboli gli effetti della sua crisi, i Docup sono risultati remediali e distributivi, poco concentrati e poco integrati, come nel caso del Veneto e del Lazio, quest’ultimo simile addirittura ad un Por; laddove la grande industria è stata presente, e la deindustrializzazione ha costituito il problema per eccellenza, come nel caso del Piemonte e della Toscana, questi documenti sono risultati un poco più orientati strategicamente, e un poco più territorializzati. Queste differenze si sono tradotte in orientamenti programmatici, frutto dell’intenzionalità politica e delle reti di interessi; ma sono anche venuti a dipendere da vincoli, regolamenti e shock esterni (la transizione economica), elementi di diversa forza e cogenza. Elementi che sono stati diversi e si sono combinati in modo diverso in ciascuna regione, in linea con situazioni e ispirazioni particolari. Ma sono anche venuti a dipendere da fattori meno espliciti ma non meno influenti. In questa indagine è stata prestata una forte attenzione alle “pratiche” di programmazione esperite, allo ‘stile’ dei programmi di investimento, nonché alle vicende della mobilitazione dei territori. Come vedremo, il dispiegarsi delle pratiche ha influenzato a ritroso gli orientamenti programmatici, e mostra in definitiva una crescente somiglianza tra i diversi esempi. Ai fini delle indicazioni programmatiche, dunque, la lettura condotta ha esaminato da un lato i presupposti e dall'altro le pratiche. I presupposti dei programmi dipendevano in particolare dai modi delle perimetrazioni, dalle scelte delle priorità, dalla rappresentazione del territorio, dagli stili di governance. Le pratiche si sono sviluppate a partire dalle forme di territorializzazione dei programmi (non sempre deliberate ex ante), e dalle tematiche specifiche delle politiche per l’innovazione e le città (sovente resistenti alle categorie delle politiche).Per esempio, la tematizzazione della città nei programmi regionali -come si vedrà in seguito- è molto diversa, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo a seconda se viene riguardata dal punto di vista dei presupposti o delle pratiche.
2010
9788860364265
Cremaschi, M. (2010). Pratiche e rappresentazioni del territorio che cambia. In CREMASCHI M (a cura di), Politiche, città, innovazione Programmi regionali tra retoriche e cambiamento. ROMA : Donzelli Editore.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/163156
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