The paper is one of the contributions given during the conferences and workshops organized by the Faculty and the Departments of Architecture and Humanities of Roma Tre University with the double purpose of promoting scientific debate between architects and archaeologists and to form, trough the comparison between the disciplines and practices, an enhancement of the archaeological sites. Identified the elements and the different aspects of a new tradition, from the late eighteenth century, that has configured unusual aspects of archaeological sites, the various pathways, that contribute to the education of architects involved in the historical heritage are highlighted. But to emphasize the aspects that characterize the different specialism does not mean forgetting the shared goal of protection that respects the artworks which it is addressed: how it is explained with several examples it is the object that must remain the focus of the project, away from the temptations of a dissonant contemporary intervention but also away from an excess of the didactic application of the principles of the charters of restoration. In the concluding paragraph of the essay, the emphasis is on absolute respect of the risks of digging stratified contexts: the danger of aphasia that may result from the maintenance of an absolute chronological sequence intact, is contrasted with the opportunity of an appropriate selction, especially with the interpolation of reconstructions, to restore a sense of place and to make speaking the contexts of history.

Il testo è uno dei contributi offerti nel corso delle conferenze e seminari organizzati dalle Facoltà e dai Dipartimenti di Architettura e di Lettere a Roma Tre con l’intento di promuovere un dibattito scientifico tra architetti e archeologi e di istruire, nel confronto tra le discipline e le pratiche, un’attività di valorizzazione dei contesti archeologici al tempo stesso più colta e più aperta al cambiamento. Individuati gli elementi e le diverse declinazioni di una nuova tradizione che, a partire dalla fine del Settecento, ha configurato i paesaggi inediti dei siti archeologici, vengono messi in evidenza i diversi percorsi che concorrono alla formazione degli architetti che intervengono sul patrimonio storico: quello del progettista contemporaneo e quello del restauratore. Ma sottolineare gli aspetti caratterizzanti dei diversi specialismi non significa dimenticare l’obiettivo condiviso di una tutela che rispetti gli oggetti ai quali è rivolta: come viene spiegato con diversi esempi è proprio l’oggetto che deve rimanere al centro del progetto, a riparo dalle tentazioni di un intervento contemporaneo troppo dissonante ma anche da un eccesso di applicazione didascalica dei principi astratti delle carte del restauro. Nel paragrafo conclusivo del saggio, l’accento è posto sui rischi del rispetto assoluto dei contesti di scavo stratificati: al pericolo di afasia che può derivare dal mantenimento assoluto di una sequenza cronologica intatta, viene contrapposta l’opportunità di una selezione colta e capace, soprattutto con adeguate interpolazioni ricostruttive, di restituire il senso dei luoghi e di rendere parlanti i contesti della storia.

Pallottino, E. (2009). Architettura e restauro nei contesti archeologici. In R.S.V. Daniele Manacorda (a cura di), arch.it.arch Dialoghi di archeologia e architettura Seminari 2005-2006 (pp. 18-29). ROMA : Edizioni Quasar.

Architettura e restauro nei contesti archeologici

PALLOTTINO, Elisabetta
2009-01-01

Abstract

The paper is one of the contributions given during the conferences and workshops organized by the Faculty and the Departments of Architecture and Humanities of Roma Tre University with the double purpose of promoting scientific debate between architects and archaeologists and to form, trough the comparison between the disciplines and practices, an enhancement of the archaeological sites. Identified the elements and the different aspects of a new tradition, from the late eighteenth century, that has configured unusual aspects of archaeological sites, the various pathways, that contribute to the education of architects involved in the historical heritage are highlighted. But to emphasize the aspects that characterize the different specialism does not mean forgetting the shared goal of protection that respects the artworks which it is addressed: how it is explained with several examples it is the object that must remain the focus of the project, away from the temptations of a dissonant contemporary intervention but also away from an excess of the didactic application of the principles of the charters of restoration. In the concluding paragraph of the essay, the emphasis is on absolute respect of the risks of digging stratified contexts: the danger of aphasia that may result from the maintenance of an absolute chronological sequence intact, is contrasted with the opportunity of an appropriate selction, especially with the interpolation of reconstructions, to restore a sense of place and to make speaking the contexts of history.
2009
978-88-7140-380-9
Il testo è uno dei contributi offerti nel corso delle conferenze e seminari organizzati dalle Facoltà e dai Dipartimenti di Architettura e di Lettere a Roma Tre con l’intento di promuovere un dibattito scientifico tra architetti e archeologi e di istruire, nel confronto tra le discipline e le pratiche, un’attività di valorizzazione dei contesti archeologici al tempo stesso più colta e più aperta al cambiamento. Individuati gli elementi e le diverse declinazioni di una nuova tradizione che, a partire dalla fine del Settecento, ha configurato i paesaggi inediti dei siti archeologici, vengono messi in evidenza i diversi percorsi che concorrono alla formazione degli architetti che intervengono sul patrimonio storico: quello del progettista contemporaneo e quello del restauratore. Ma sottolineare gli aspetti caratterizzanti dei diversi specialismi non significa dimenticare l’obiettivo condiviso di una tutela che rispetti gli oggetti ai quali è rivolta: come viene spiegato con diversi esempi è proprio l’oggetto che deve rimanere al centro del progetto, a riparo dalle tentazioni di un intervento contemporaneo troppo dissonante ma anche da un eccesso di applicazione didascalica dei principi astratti delle carte del restauro. Nel paragrafo conclusivo del saggio, l’accento è posto sui rischi del rispetto assoluto dei contesti di scavo stratificati: al pericolo di afasia che può derivare dal mantenimento assoluto di una sequenza cronologica intatta, viene contrapposta l’opportunità di una selezione colta e capace, soprattutto con adeguate interpolazioni ricostruttive, di restituire il senso dei luoghi e di rendere parlanti i contesti della storia.
Pallottino, E. (2009). Architettura e restauro nei contesti archeologici. In R.S.V. Daniele Manacorda (a cura di), arch.it.arch Dialoghi di archeologia e architettura Seminari 2005-2006 (pp. 18-29). ROMA : Edizioni Quasar.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/163227
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