Guglielmina Ronconi fu una pioniera dell'assistenza sociale nell'Italia del primo '900. L'organizzazione da lei creata nel 1907, l'Opera di Vita Morale (OVM), era un'istituzione filantropica centrata sulle donne (o meglio sulle reti di donne) in due sensi: da un lato era gestita esclusivamente da donne, dall' altro si rivolgeva principalmente alle donne delle classi popolari. La parola era il mezzo principale della sua azione e faceva leva sulla notevole capacita' della Ronconi di creare un intenso canale di comunicazione con gli uditori piu' umili e a volte refrattari (si pensi ai riformatori o alle carceri) attraverso conferenze che rimanevano sempre ancorate alla realta' quotidiana ed erano formulate in un linguaggio studiatamente semplice. Le sue conferenze toccavano i temi piu' vari: dall' opera dei grandi poeti italiani in uno sforzo di diffusione del sentimento patriottico e di "elevazione spirituale", fino ai consigli pratici su come gestire la casa e la famiglia oppure su come curare l' igiene e l' educazione dei figli. Accanto allo scopo educativo, poi, l'OVM aveva anche quello di assistere "con un pronto soccorso" i casi di bisogno piu' impellenti e gravi. L' OVM aveva aperto sezioni nei rioni popolari di Roma ein alcune altre citta' italiane: negli anni della Grande Guerra le sezioni romane dell' Opera arrivarono a 18. Intensa era anche l'attivita' nelle carceri femminili e nei riformatori. Non meraviglia che questa rete organizzativa gia' impiantata nelle zone popolari fosse molto attraente per gli americani giunti in Italia nei difficili mesi del dopo-Caporetto. Per i propagandisti del CPI (Committee on Public Information, l'organo ufficiale statunitense per la propaganda di guerra) la Ronconi e la sua Opera divennero uno dei mezzi attraverso cui raggiungere uno dei loro scopi principali, vale a dire arrivare alle masse popolari italiane, scavalcando la classe dirigente, verso cui nutrivano una marcata sfiducia, se non avversione. Fu cosi' che l'unica donna stabilmente impiegata tra i propagandisti del CPI fu Guglielmina Ronconi con le sue reti di allieve e di popolane: un incontro molto particolare tra due organismi profondamente diversi, uno radicato nella politica di guerra wilsoniana e nella tradizione progressista americana e l'altra che, pur nella novita' da essa rappresentata nel mondo dell'assistenza sociale in Italia, nasceva dal humus culturale dell'Italia giolittiana da un lato e dall' impegno sociale cattolico dall'altro. Per la Ronconi, la collaborazione con gli americani significava avere finalmente accesso a mezzi di cui aveva disperatamente bisogno. Prima di tutto i mezzi finanziari, che era possibile ottenere solo in quantita' minime dalle autorita' italiane o dalle donazioni private. In secondo luogo, l'arrivo degli americani permetteva di introdurre un elemento potente nei discorsi della Ronconi, la visione dell'abbondanza, modernita' e generosita' del nuovo alleato che avrebbe toccato tutti. Non ultima, era preziosa la disponibilita' di mezzi propagandistici, fra cui soprattutto i film, che molti italiani avrebbero visto per la prima volta e che affascinava le audience piu' varie. D'ora in poi, le conferenze della Ronconi non potevano fare a meno della proiezione dei film forniti e sottotitolati in italiano dal CPI. I film da lei scelti, pero', erano molto particolari, perche' in genere non parlavano della guerra, ma di generi alimentari e delle meraviglie della societa' americana con i suoi stupefacenti grattacieli, fabbriche, dighe, automobili, ecc. Il risultato era l' esaltazione dell' America non tanto per la sua potenza militare, quanto per la sua ricchezza e modernita' e per la sua generosita' verso gli alleati. Per i ceti popolari italiani le conferenze con proiezioni della Ronconi furono un veicolo di trasmissione molto efficace del mito americano, al cui centro stava la descrizione di una societa' ricca, avanzata e aperta alle aspirazioni dei piu' umili. Davanti ai loro occhi passavano immagini che trasmettevano un' idea di strabilianti capacita' produttive, democrazia e abbondanza alla portata di tutti. L' opera della Ronconi diffondeva cosi' nelle borgate e nei paesi del centro-Italia un' immagine degli Stati Uniti simile a quella che nei decenni precedenti aveva alimentato il mito dell' America nelle nostre zone di emigrazione. Ora, pero', con l'intervento nel conflitto europeo e l' eccezionale popolarita' che Wilson e l' America avevano conquistato nell'ultimo anno di guerra, questo filone da periferico diventava uno dei temi importanti nell' evoluzione della cultura italiana.

Rossini, D. (2005). Reti di donne nella propaganda di guerra tra Italia e Stati Uniti, 1917-19. In M. CAMBONI, G. SACERDOTI MARIANI, B. TEDESCHINI LALLI (a cura di), Words at War. Parole di guerra e culture di pace nel “primo secolo delle guerre mondiali" (pp. 61-79). Firenze : Le Monnier.

Reti di donne nella propaganda di guerra tra Italia e Stati Uniti, 1917-19

ROSSINI, Daniela
2005-01-01

Abstract

Guglielmina Ronconi fu una pioniera dell'assistenza sociale nell'Italia del primo '900. L'organizzazione da lei creata nel 1907, l'Opera di Vita Morale (OVM), era un'istituzione filantropica centrata sulle donne (o meglio sulle reti di donne) in due sensi: da un lato era gestita esclusivamente da donne, dall' altro si rivolgeva principalmente alle donne delle classi popolari. La parola era il mezzo principale della sua azione e faceva leva sulla notevole capacita' della Ronconi di creare un intenso canale di comunicazione con gli uditori piu' umili e a volte refrattari (si pensi ai riformatori o alle carceri) attraverso conferenze che rimanevano sempre ancorate alla realta' quotidiana ed erano formulate in un linguaggio studiatamente semplice. Le sue conferenze toccavano i temi piu' vari: dall' opera dei grandi poeti italiani in uno sforzo di diffusione del sentimento patriottico e di "elevazione spirituale", fino ai consigli pratici su come gestire la casa e la famiglia oppure su come curare l' igiene e l' educazione dei figli. Accanto allo scopo educativo, poi, l'OVM aveva anche quello di assistere "con un pronto soccorso" i casi di bisogno piu' impellenti e gravi. L' OVM aveva aperto sezioni nei rioni popolari di Roma ein alcune altre citta' italiane: negli anni della Grande Guerra le sezioni romane dell' Opera arrivarono a 18. Intensa era anche l'attivita' nelle carceri femminili e nei riformatori. Non meraviglia che questa rete organizzativa gia' impiantata nelle zone popolari fosse molto attraente per gli americani giunti in Italia nei difficili mesi del dopo-Caporetto. Per i propagandisti del CPI (Committee on Public Information, l'organo ufficiale statunitense per la propaganda di guerra) la Ronconi e la sua Opera divennero uno dei mezzi attraverso cui raggiungere uno dei loro scopi principali, vale a dire arrivare alle masse popolari italiane, scavalcando la classe dirigente, verso cui nutrivano una marcata sfiducia, se non avversione. Fu cosi' che l'unica donna stabilmente impiegata tra i propagandisti del CPI fu Guglielmina Ronconi con le sue reti di allieve e di popolane: un incontro molto particolare tra due organismi profondamente diversi, uno radicato nella politica di guerra wilsoniana e nella tradizione progressista americana e l'altra che, pur nella novita' da essa rappresentata nel mondo dell'assistenza sociale in Italia, nasceva dal humus culturale dell'Italia giolittiana da un lato e dall' impegno sociale cattolico dall'altro. Per la Ronconi, la collaborazione con gli americani significava avere finalmente accesso a mezzi di cui aveva disperatamente bisogno. Prima di tutto i mezzi finanziari, che era possibile ottenere solo in quantita' minime dalle autorita' italiane o dalle donazioni private. In secondo luogo, l'arrivo degli americani permetteva di introdurre un elemento potente nei discorsi della Ronconi, la visione dell'abbondanza, modernita' e generosita' del nuovo alleato che avrebbe toccato tutti. Non ultima, era preziosa la disponibilita' di mezzi propagandistici, fra cui soprattutto i film, che molti italiani avrebbero visto per la prima volta e che affascinava le audience piu' varie. D'ora in poi, le conferenze della Ronconi non potevano fare a meno della proiezione dei film forniti e sottotitolati in italiano dal CPI. I film da lei scelti, pero', erano molto particolari, perche' in genere non parlavano della guerra, ma di generi alimentari e delle meraviglie della societa' americana con i suoi stupefacenti grattacieli, fabbriche, dighe, automobili, ecc. Il risultato era l' esaltazione dell' America non tanto per la sua potenza militare, quanto per la sua ricchezza e modernita' e per la sua generosita' verso gli alleati. Per i ceti popolari italiani le conferenze con proiezioni della Ronconi furono un veicolo di trasmissione molto efficace del mito americano, al cui centro stava la descrizione di una societa' ricca, avanzata e aperta alle aspirazioni dei piu' umili. Davanti ai loro occhi passavano immagini che trasmettevano un' idea di strabilianti capacita' produttive, democrazia e abbondanza alla portata di tutti. L' opera della Ronconi diffondeva cosi' nelle borgate e nei paesi del centro-Italia un' immagine degli Stati Uniti simile a quella che nei decenni precedenti aveva alimentato il mito dell' America nelle nostre zone di emigrazione. Ora, pero', con l'intervento nel conflitto europeo e l' eccezionale popolarita' che Wilson e l' America avevano conquistato nell'ultimo anno di guerra, questo filone da periferico diventava uno dei temi importanti nell' evoluzione della cultura italiana.
2005
88-00-86052-4
Rossini, D. (2005). Reti di donne nella propaganda di guerra tra Italia e Stati Uniti, 1917-19. In M. CAMBONI, G. SACERDOTI MARIANI, B. TEDESCHINI LALLI (a cura di), Words at War. Parole di guerra e culture di pace nel “primo secolo delle guerre mondiali" (pp. 61-79). Firenze : Le Monnier.
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