Il pensiero cattolico, Ratzinger e l’Europa di ieri e di oggi In questo breve saggio sulle immagini dell’Europa di ieri e di oggi, non è stata considerata l’attuale dialettica, tra laici e credenti, sulla sua identità e le sue radici spirituali, ma si è preferito attenersi, senza tener conto di criteri storici alternativi, sulle opinioni di parte di alcuni intellettuali organici alla cultura cattolica e, soprattutto, su quelle di rappresentanti della gerarchia ecclesiastica (in molti casi questi due ruoli coincidono: per esempio, Scola, Ruini, ecc.). L’atteggiamento parziale nasce da un’intenzionale opzione acritica verso le osservazioni raccolte, in quanto si è ritenuto più funzionale, ai fini della ricerca, tralasciare i confronti con posizioni divergenti, e riportare esclusivamente una prospettiva di analisi unilaterale della Chiesa sul problema dell’Europa culturale (meno Unione Europea) e sulla strategia che intende porre in essere per favorire un suo “risveglio” religioso. Nello stesso tempo, si è dato spazio ai timori (legittimati dal mancato riferimento al cristianesimo nel testo, poi non ratificato, della Costituzione europea del 2004), espressi dall’universo cattolico, sul pericolo di una possibile dispersione delle sue millenarie tradizioni, dei suoi consolidati referenti valoriali cristiani, che costituiscono un suo inestimabile patrimonio accumulato nei secoli. In tal senso, sono stati elencati, in modo sintetico, data la vastità della letteratura a riguardo, soprattutto gli elementi offerti dal cristianesimo, dalla cultura greca, che la Chiesa elegge a dati essenziali per la genesi dell’identità dell’Europa. Le pagine che seguono, quindi, sono, da un lato, un’anamnesi cattolica dell’antica realtà europea; è un fare memoria (atto di per sé essenzialmente religioso) del passato per comprendere e dare significato al presente con uno sguardo rivolto all’avvenire e per arginare l’abbrivio relativista, che vorrebbe “azzerare” le fondamentali ascendenze costitutive della sua anima. Dall’altro lato, sono stati registrati alcuni rappresentativi interventi del mondo cattolico sulla condizione contemporanea del vecchio continente, senza nessuna intenzione esaustiva. Anche perché, non si è considerato, né si è declinato all’interno delle riflessioni sull’Europa e sulla sua vocazione, il lungo rosario dei temi emergenti all’ordine del giorno della Chiesa: il taglio da dare alla politica italiana e internazionale (Cina, Russia, America Latina, Africa, ecc.); il dialogo con gli ebrei, i mussulmani; i problemi caldi della bioetica, della sessualità, dell’economia; il rapporto tra “centro e periferia” e il ruolo dei laici, dell’associazionismo cattolico; l’emergere di nuovi movimenti religiosi e di un’inclinazione, soprattutto nelle nuove generazioni, sempre più sincretica; e molti altri nodi da risolvere. Sono, invece, state toccate, sinteticamente, le problematiche del dialogo con le varie chiese cristiane e del multiculturalismo. Tendenzialmente, si è cercato, mettendo tra parentesi l’immagine di una Chiesa “agente politico”, di cogliere l’élan di fondo teologico-religioso, etico-culturale, con cui essa rammenta il passato dell’identità europea e si proietta nel futuro, attenta ai “segni dei tempi” (o ai malesseri dei tempi), per ribadire la sua funzione primaria di centro diffusore della confessione di fede, prima ancora di una cultura e di una politica. In modo particolare, data l’angolazione di analisi adottata, sono state privilegiate le posizioni espresse da Benedetto XVI, non solo per la sua carica ufficiale di successore di Pietro e timoniere della “barca” in questo controverso inizio di millennio, ma anche in quanto eminente protagonista della realtà intellettuale contemporanea e, perciò, ancor più attento osservatore delle trasformazioni intrinseche al confronto tra religione e modernità occidentale. Questa sua attività di studioso è stata, implicitamente, da lui stesso rivendicata: basti il solo fatto di aver posto una doppia firma - Joseph Ratzinger-Benedetto XVI - al suo libro Gesù di Nazaret, quasi a sottolineare la sua volontà di mantenere, nonostante il pontificato, il suo ruolo di studioso e, in questa specifica veste, accettare il confronto, o le critiche, al suo saggio e ad altre sue future opere non magisteriali. Il dibattito pubblico in corso sull’Europa - di oggi, di domani, ma defraudata di ieri - secondo le argomentazioni cattoliche e le manifeste preoccupazioni di Ratzinger, rischia di obliterare, in un clima di “illusorio dogmatismo laicista”, il suo enorme debito culturale contratto con le civiltà greco-romana e giudaico-cristiana, in linea con quel “vuoto” di memoria e di futuro che vanifica i ricordi ed impedisce le previsioni. È un dibattito, dal punto di vista della Chiesa, portato avanti da una mentalità collettiva che radicalizza la ragione, subordinando “la fede al dominio delle scienze sperimentali” e, di conseguenza, che mostra una certa indifferenza per l’eventuale polverizzazione del bimillenario patrimonio etico-religioso europeo. È opportuno sottolineare che le argomentazioni cattoliche prese in esame in questo testo, ad una prima lettura, sembrano dare una identica interpretazione (forse anche per un “linguaggio comune” e per i molti rimandi agli scritti, ai discorsi, agli atti magisteriali degli ultimi due papi) del passato e del futuro dell’Europa. In realtà, ad una seconda lettura, questa totale “armonia” mostra tra le righe delle sofisticate variazioni teoriche. Gli stessi ultimi due papi – Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – pur in una linea di continuità di pontificato, presentano, a parte le loro differenti esperienze storico-biografiche, delle diverse angolazioni “temperamentali” e di punti di vista sulla crisi dell’anima europea.

Costa, C. (2010). Il pensiero cattolico, Ratzinger e l'Europa di ieri e di oggi. In Europa. Idee, immagini, percezioni (pp. 137-191). SOVERIA MANNELLI : Rubbettino.

Il pensiero cattolico, Ratzinger e l'Europa di ieri e di oggi

COSTA, Cecilia
2010-01-01

Abstract

Il pensiero cattolico, Ratzinger e l’Europa di ieri e di oggi In questo breve saggio sulle immagini dell’Europa di ieri e di oggi, non è stata considerata l’attuale dialettica, tra laici e credenti, sulla sua identità e le sue radici spirituali, ma si è preferito attenersi, senza tener conto di criteri storici alternativi, sulle opinioni di parte di alcuni intellettuali organici alla cultura cattolica e, soprattutto, su quelle di rappresentanti della gerarchia ecclesiastica (in molti casi questi due ruoli coincidono: per esempio, Scola, Ruini, ecc.). L’atteggiamento parziale nasce da un’intenzionale opzione acritica verso le osservazioni raccolte, in quanto si è ritenuto più funzionale, ai fini della ricerca, tralasciare i confronti con posizioni divergenti, e riportare esclusivamente una prospettiva di analisi unilaterale della Chiesa sul problema dell’Europa culturale (meno Unione Europea) e sulla strategia che intende porre in essere per favorire un suo “risveglio” religioso. Nello stesso tempo, si è dato spazio ai timori (legittimati dal mancato riferimento al cristianesimo nel testo, poi non ratificato, della Costituzione europea del 2004), espressi dall’universo cattolico, sul pericolo di una possibile dispersione delle sue millenarie tradizioni, dei suoi consolidati referenti valoriali cristiani, che costituiscono un suo inestimabile patrimonio accumulato nei secoli. In tal senso, sono stati elencati, in modo sintetico, data la vastità della letteratura a riguardo, soprattutto gli elementi offerti dal cristianesimo, dalla cultura greca, che la Chiesa elegge a dati essenziali per la genesi dell’identità dell’Europa. Le pagine che seguono, quindi, sono, da un lato, un’anamnesi cattolica dell’antica realtà europea; è un fare memoria (atto di per sé essenzialmente religioso) del passato per comprendere e dare significato al presente con uno sguardo rivolto all’avvenire e per arginare l’abbrivio relativista, che vorrebbe “azzerare” le fondamentali ascendenze costitutive della sua anima. Dall’altro lato, sono stati registrati alcuni rappresentativi interventi del mondo cattolico sulla condizione contemporanea del vecchio continente, senza nessuna intenzione esaustiva. Anche perché, non si è considerato, né si è declinato all’interno delle riflessioni sull’Europa e sulla sua vocazione, il lungo rosario dei temi emergenti all’ordine del giorno della Chiesa: il taglio da dare alla politica italiana e internazionale (Cina, Russia, America Latina, Africa, ecc.); il dialogo con gli ebrei, i mussulmani; i problemi caldi della bioetica, della sessualità, dell’economia; il rapporto tra “centro e periferia” e il ruolo dei laici, dell’associazionismo cattolico; l’emergere di nuovi movimenti religiosi e di un’inclinazione, soprattutto nelle nuove generazioni, sempre più sincretica; e molti altri nodi da risolvere. Sono, invece, state toccate, sinteticamente, le problematiche del dialogo con le varie chiese cristiane e del multiculturalismo. Tendenzialmente, si è cercato, mettendo tra parentesi l’immagine di una Chiesa “agente politico”, di cogliere l’élan di fondo teologico-religioso, etico-culturale, con cui essa rammenta il passato dell’identità europea e si proietta nel futuro, attenta ai “segni dei tempi” (o ai malesseri dei tempi), per ribadire la sua funzione primaria di centro diffusore della confessione di fede, prima ancora di una cultura e di una politica. In modo particolare, data l’angolazione di analisi adottata, sono state privilegiate le posizioni espresse da Benedetto XVI, non solo per la sua carica ufficiale di successore di Pietro e timoniere della “barca” in questo controverso inizio di millennio, ma anche in quanto eminente protagonista della realtà intellettuale contemporanea e, perciò, ancor più attento osservatore delle trasformazioni intrinseche al confronto tra religione e modernità occidentale. Questa sua attività di studioso è stata, implicitamente, da lui stesso rivendicata: basti il solo fatto di aver posto una doppia firma - Joseph Ratzinger-Benedetto XVI - al suo libro Gesù di Nazaret, quasi a sottolineare la sua volontà di mantenere, nonostante il pontificato, il suo ruolo di studioso e, in questa specifica veste, accettare il confronto, o le critiche, al suo saggio e ad altre sue future opere non magisteriali. Il dibattito pubblico in corso sull’Europa - di oggi, di domani, ma defraudata di ieri - secondo le argomentazioni cattoliche e le manifeste preoccupazioni di Ratzinger, rischia di obliterare, in un clima di “illusorio dogmatismo laicista”, il suo enorme debito culturale contratto con le civiltà greco-romana e giudaico-cristiana, in linea con quel “vuoto” di memoria e di futuro che vanifica i ricordi ed impedisce le previsioni. È un dibattito, dal punto di vista della Chiesa, portato avanti da una mentalità collettiva che radicalizza la ragione, subordinando “la fede al dominio delle scienze sperimentali” e, di conseguenza, che mostra una certa indifferenza per l’eventuale polverizzazione del bimillenario patrimonio etico-religioso europeo. È opportuno sottolineare che le argomentazioni cattoliche prese in esame in questo testo, ad una prima lettura, sembrano dare una identica interpretazione (forse anche per un “linguaggio comune” e per i molti rimandi agli scritti, ai discorsi, agli atti magisteriali degli ultimi due papi) del passato e del futuro dell’Europa. In realtà, ad una seconda lettura, questa totale “armonia” mostra tra le righe delle sofisticate variazioni teoriche. Gli stessi ultimi due papi – Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – pur in una linea di continuità di pontificato, presentano, a parte le loro differenti esperienze storico-biografiche, delle diverse angolazioni “temperamentali” e di punti di vista sulla crisi dell’anima europea.
2010
978-88-498-2740-8
Costa, C. (2010). Il pensiero cattolico, Ratzinger e l'Europa di ieri e di oggi. In Europa. Idee, immagini, percezioni (pp. 137-191). SOVERIA MANNELLI : Rubbettino.
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