L’articolo affronta il tema della progettazione in contesto multiculturale, attraverso l’approccio artistico e relazionale dell’arte civica intesa come pratica conoscitiva e processuale ma anche come metodologia di intervento. La “città meticcia” pone molte domande alle discipline che la studiano e la trasformano. In particolare qui si affronta il tema delle occupazioni abitative miste tra italiani e migranti e il loro possibile upgrading in città sostenibili, tra valorizzazione delle comunità identitarie e spinta alla trasformazione meticcia. Le questioni che si pongono sono: Identitario versus Meticcio? Esistono “culture abitative” definite e immutabili e stili di vita comunitari? Rispetto dei confini degli spazi di appropriazione identitaria o riconoscimento delle differenze e delle difficoltà di relazione? Il tema è quello dei confini interni ed esterni, tra la città e la comunità che si trova oltre il muro, tra quelli impalpabili che si creano dentro le mura. L’approccio è di tipo qualitativo e multidisciplinare, tra urbanistica, antropologia e politica: arte civica, intesa come arte relazionale impegnata e calata nei territori, capace di penetrare la realtà in modo indiretto, laterale, ludico, non utilitario. Capace di cogliere la realtà di sorpresa, di inciampare in territori inesplorati, di suscitare nuovi interrogativi, di cogliere e raccontare i fenomeni in forma inedita. L’arte non fa paura né agli abitanti né al potere, non crea aspettative, propone di mettersi in gioco, di giocare insieme. Quello che si propone è un fieldwork partecipante, che prende parte, prende posizione e si prende cura. -
Careri, F., adriana GONI, M. (2012). Dalla Torre di Babele a Pidgin City. Arti Civiche e Antropologia per la progett-azione della Città Meticcia. In Tracce urbane. Alla ricerca della città (pp. 238-246). Milano : Franco Angeli.
Dalla Torre di Babele a Pidgin City. Arti Civiche e Antropologia per la progett-azione della Città Meticcia
CARERI, FRANCESCO;
2012-01-01
Abstract
L’articolo affronta il tema della progettazione in contesto multiculturale, attraverso l’approccio artistico e relazionale dell’arte civica intesa come pratica conoscitiva e processuale ma anche come metodologia di intervento. La “città meticcia” pone molte domande alle discipline che la studiano e la trasformano. In particolare qui si affronta il tema delle occupazioni abitative miste tra italiani e migranti e il loro possibile upgrading in città sostenibili, tra valorizzazione delle comunità identitarie e spinta alla trasformazione meticcia. Le questioni che si pongono sono: Identitario versus Meticcio? Esistono “culture abitative” definite e immutabili e stili di vita comunitari? Rispetto dei confini degli spazi di appropriazione identitaria o riconoscimento delle differenze e delle difficoltà di relazione? Il tema è quello dei confini interni ed esterni, tra la città e la comunità che si trova oltre il muro, tra quelli impalpabili che si creano dentro le mura. L’approccio è di tipo qualitativo e multidisciplinare, tra urbanistica, antropologia e politica: arte civica, intesa come arte relazionale impegnata e calata nei territori, capace di penetrare la realtà in modo indiretto, laterale, ludico, non utilitario. Capace di cogliere la realtà di sorpresa, di inciampare in territori inesplorati, di suscitare nuovi interrogativi, di cogliere e raccontare i fenomeni in forma inedita. L’arte non fa paura né agli abitanti né al potere, non crea aspettative, propone di mettersi in gioco, di giocare insieme. Quello che si propone è un fieldwork partecipante, che prende parte, prende posizione e si prende cura. -I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.