In campo didattico-speciale (ma anche in quello generale) la funzionalità dell’azione metodologica è direttamente proporzionale alla qualità della programmazione curricolare individualizzata, finalizzata a fornire risposte efficienti ed efficaci ai Bisogni Educativi Speciali (BES) manifestati dagli allievi "in difficoltà", puntualizzati per mezzo del Profilo Dinamico Funzionale e collocati all’interno del Piano Educativo Individualizzato. Sulla base di questo presupposto nel presente contributo l'autrice focalizza l’attenzione sui "programmi" di intervento educativo-didattico mirati agli alunni e agli studenti con autismo. Tali "programmi", benché in alcuni casi siano stati ideati ed elaborati in ambito riabilitativo (nella sua accezione più ampia), con i dovuti accorgimenti (ormai ampiamente testati sul campo e divulgati dalla letteratura nazionale e internazionale) possono essere applicati a scuola e in famiglia. In tal senso, coinvolgono non solo i soggetti con BES ma anche i loro compagni di classe, in un caso, e, nell'altro, i parenti. Sul piano dell'articolazione dei contenuti, il saggio inizialmente si sofferma ad analizzare alcune questioni di fondo concernenti la programmazione didattica ed educativo-speciale. Sono chiamati in causa studiosi come Pellerey, Tomassucci Fontana, Cottini, Ianes, grazie ai quali si descrivono e si analizzano le fasi salienti di una programmazione didattica efficace e, soprattutto, funzionale a realizzare percorsi di apprendimento individualizzati e personalizzati. Successivamente, prendendo in considerazione l'ICF (International Classification of Functioning) dell'OMS e le Linee Guida per l'autismo della SINPIA – con particolare cura al modello elaborato da Shreibman nel 2005 per validare "l'efficacia dei trattamenti per l’autismo", l'autrice procede ad illustrare le caratteristiche peculiari di programmi/modelli specifici quali: 1) il "Programma di intervento precoce Lovaas", strutturato dal Lovaas e collaboratori nel 1987 specializzato nell’aiuto di bambini di età prescolare con diagnosi di autismo. 2) il "TEACCH" (Treatment and Education of Autistic and Communication Handicapped Children), elaborato inizialmente da Eric Schopler negli anni Settanta e successivamente ampliato e perfezionato da Gary Mesibov che ha ideato e diretto anche la Division TEACCH, una organizzazione capillare che supporta i bambini, le loro famiglie e le scuole. 3) il Denver Model, considerato come una delle tecniche di maggior efficacia nell’intervento sull’autismo ed elaborato agli inizi degli anni Ottanta da Sally Rogers e collaboratori nell’ambito di un più ampio piano di intervento per le disabilità dello sviluppo promosso dall’Health Sciences Center (UCHSC) dell’Università del Colorado . Il contributo si chiude con una breve descrizione di ulteriori tecniche e procedure, come la TED (Thérapie d'Echange et de Développement), le strategie di facilitazione della comunicazione, l’Holding e l’AERC (Terapia di Attivazione Emotiva e Reciprocità Corporea), l’insegnamento degli Stati Mentali e i Co-interventi. -
Favorini, A.M. (2008). L'INTERVENTO DIDATTICO-SPECIALE SULL'AUTISMO A SCUOLA. In Autismo, scuola e famiglia. Riflessioni, narrazioni e interventi educativo speciali (pp. 52-82). MILANO : FrancoAngeli.
L'INTERVENTO DIDATTICO-SPECIALE SULL'AUTISMO A SCUOLA
FAVORINI, Anna Maria
2008-01-01
Abstract
In campo didattico-speciale (ma anche in quello generale) la funzionalità dell’azione metodologica è direttamente proporzionale alla qualità della programmazione curricolare individualizzata, finalizzata a fornire risposte efficienti ed efficaci ai Bisogni Educativi Speciali (BES) manifestati dagli allievi "in difficoltà", puntualizzati per mezzo del Profilo Dinamico Funzionale e collocati all’interno del Piano Educativo Individualizzato. Sulla base di questo presupposto nel presente contributo l'autrice focalizza l’attenzione sui "programmi" di intervento educativo-didattico mirati agli alunni e agli studenti con autismo. Tali "programmi", benché in alcuni casi siano stati ideati ed elaborati in ambito riabilitativo (nella sua accezione più ampia), con i dovuti accorgimenti (ormai ampiamente testati sul campo e divulgati dalla letteratura nazionale e internazionale) possono essere applicati a scuola e in famiglia. In tal senso, coinvolgono non solo i soggetti con BES ma anche i loro compagni di classe, in un caso, e, nell'altro, i parenti. Sul piano dell'articolazione dei contenuti, il saggio inizialmente si sofferma ad analizzare alcune questioni di fondo concernenti la programmazione didattica ed educativo-speciale. Sono chiamati in causa studiosi come Pellerey, Tomassucci Fontana, Cottini, Ianes, grazie ai quali si descrivono e si analizzano le fasi salienti di una programmazione didattica efficace e, soprattutto, funzionale a realizzare percorsi di apprendimento individualizzati e personalizzati. Successivamente, prendendo in considerazione l'ICF (International Classification of Functioning) dell'OMS e le Linee Guida per l'autismo della SINPIA – con particolare cura al modello elaborato da Shreibman nel 2005 per validare "l'efficacia dei trattamenti per l’autismo", l'autrice procede ad illustrare le caratteristiche peculiari di programmi/modelli specifici quali: 1) il "Programma di intervento precoce Lovaas", strutturato dal Lovaas e collaboratori nel 1987 specializzato nell’aiuto di bambini di età prescolare con diagnosi di autismo. 2) il "TEACCH" (Treatment and Education of Autistic and Communication Handicapped Children), elaborato inizialmente da Eric Schopler negli anni Settanta e successivamente ampliato e perfezionato da Gary Mesibov che ha ideato e diretto anche la Division TEACCH, una organizzazione capillare che supporta i bambini, le loro famiglie e le scuole. 3) il Denver Model, considerato come una delle tecniche di maggior efficacia nell’intervento sull’autismo ed elaborato agli inizi degli anni Ottanta da Sally Rogers e collaboratori nell’ambito di un più ampio piano di intervento per le disabilità dello sviluppo promosso dall’Health Sciences Center (UCHSC) dell’Università del Colorado . Il contributo si chiude con una breve descrizione di ulteriori tecniche e procedure, come la TED (Thérapie d'Echange et de Développement), le strategie di facilitazione della comunicazione, l’Holding e l’AERC (Terapia di Attivazione Emotiva e Reciprocità Corporea), l’insegnamento degli Stati Mentali e i Co-interventi. -I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.