La scuola è il luogo nel quale, per l’integrazione del bambino disabile, hanno modo di incontrarsi e di collaborare figure professionali portatrici di saperi e linguaggi differenti che normalmente agiscono isolatamente. E’ il luogo privilegiato nel quale è possibile realizzare una integrazione del pensiero e dell’azione di tutti coloro che sono coinvolti nell’agire educativo. L’incontro scuola/famiglia, in tanti anni di esperienza di integrazione scolastica, racconta di storie difficili, ma anche di accoglienza e sostegno, di scambio di saperi e di competenze. L’incontro tra i saperi formali degli esperti e i saperi informali delle famiglie può essere estremamente fertile per costruire una comprensione sempre aperta e mai esaustiva del bambino e delle sue esigenze, basata su una visione multiprospettica che possa costituire la base di una progettazione educativa sempre in divenire, aperta all’imprevisto, al cambiamento e alla speranza. Una buona pratica di cura prevede che si collabori per la costruzione di un contesto educativo ricco di elementi integrati e significativi, in cui le diverse azioni di cura non siano parcellizzate, incongruenti e settoriali, ma nel quale tutti quelli che collaborano all’integrazione costituiscano una vera e propria comunità di cura che agisce insieme per il benessere del bambino. La scuola e la famiglia, devono uscire dalla autoreferenzialità, dalla solitudine educativa per incamminarsi verso l’apprendistato della condivisione e della alleanza, verso la costruzione di una caring community, una comunità che si fa corresponsabile, si prende cura, rivolge uno sguardo premuroso e attento alla diversità, ne coglie la singolarità e non va oltre. E’ questa collaborazione che può costituire il presupposto fondamentale per l’individuazione di percorsi di sostegno educativo e di crescita individualizzati il cui punto di partenza non sia la causa del disturbo ma, l’osservazione del funzionamento complessivo, educativo/apprenditivo, del bambino. Appare evidente, dunque, il ruolo fondamentale di una buona alleanza tra la scuola e la famiglia del bambino disabile in tutte le fasi del percorso, e quanto, tuttavia, possa essere difficile da ottenere. -

Favorini, A.M. (2009). LA COEDUCAZIONE DEL DIABILE NEGLI ANNI DELLA SCUOLA PRIMARIA. In Famiglia e progetto di vita. Crescere un figlio disabile dalla nascita alla vita adulta (pp. 221-250). Trento : Erickson.

LA COEDUCAZIONE DEL DIABILE NEGLI ANNI DELLA SCUOLA PRIMARIA

FAVORINI, Anna Maria
2009-01-01

Abstract

La scuola è il luogo nel quale, per l’integrazione del bambino disabile, hanno modo di incontrarsi e di collaborare figure professionali portatrici di saperi e linguaggi differenti che normalmente agiscono isolatamente. E’ il luogo privilegiato nel quale è possibile realizzare una integrazione del pensiero e dell’azione di tutti coloro che sono coinvolti nell’agire educativo. L’incontro scuola/famiglia, in tanti anni di esperienza di integrazione scolastica, racconta di storie difficili, ma anche di accoglienza e sostegno, di scambio di saperi e di competenze. L’incontro tra i saperi formali degli esperti e i saperi informali delle famiglie può essere estremamente fertile per costruire una comprensione sempre aperta e mai esaustiva del bambino e delle sue esigenze, basata su una visione multiprospettica che possa costituire la base di una progettazione educativa sempre in divenire, aperta all’imprevisto, al cambiamento e alla speranza. Una buona pratica di cura prevede che si collabori per la costruzione di un contesto educativo ricco di elementi integrati e significativi, in cui le diverse azioni di cura non siano parcellizzate, incongruenti e settoriali, ma nel quale tutti quelli che collaborano all’integrazione costituiscano una vera e propria comunità di cura che agisce insieme per il benessere del bambino. La scuola e la famiglia, devono uscire dalla autoreferenzialità, dalla solitudine educativa per incamminarsi verso l’apprendistato della condivisione e della alleanza, verso la costruzione di una caring community, una comunità che si fa corresponsabile, si prende cura, rivolge uno sguardo premuroso e attento alla diversità, ne coglie la singolarità e non va oltre. E’ questa collaborazione che può costituire il presupposto fondamentale per l’individuazione di percorsi di sostegno educativo e di crescita individualizzati il cui punto di partenza non sia la causa del disturbo ma, l’osservazione del funzionamento complessivo, educativo/apprenditivo, del bambino. Appare evidente, dunque, il ruolo fondamentale di una buona alleanza tra la scuola e la famiglia del bambino disabile in tutte le fasi del percorso, e quanto, tuttavia, possa essere difficile da ottenere. -
2009
978-88-6137-528-4
Favorini, A.M. (2009). LA COEDUCAZIONE DEL DIABILE NEGLI ANNI DELLA SCUOLA PRIMARIA. In Famiglia e progetto di vita. Crescere un figlio disabile dalla nascita alla vita adulta (pp. 221-250). Trento : Erickson.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/166738
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