Dopo un primo abbozzo in italiano, che occupa la parte conclusiva dell’Epilogo magno, Campanella riscrisse in latino la propria Ethica, che inserita come seconda parte della quadripartita Philosophia realis, fu stampata a Francoforte nel 1623 e quindi a Parigi nel 1637, corredata di tre importanti questiones. Del testo non esistono edizioni moderne. Già le prime riflessioni giovanili, riecheggiando da vicino motivi telesiani, sottolineano la centralità del principio dell’autoconservazione e definiscono la virtù come la norma che regola le affezioni dello spiritus, affinché l’uomo realizzi al meglio le proprie finalità conservative a diversi livelli. Nella più ampia e sistematica trattazione latina, non solo la descrizione delle singole virtù diventa più puntuale, e il loro elenco si arricchisce di molte nuove voci, ma la riflessione su che cosa sia la virtù stessa, e quale siano i suoi fini, viene inquadrata in una più solida struttura filosofica, che consente a Campanella di precisare le proprie posizioni, prendendo le distanze da quelle di altri autori, e di Aristotele in primo luogo. Definendo l’uomo come «un animale divino, libero e religioso», Campanella intende approfondire le complesse relazioni che si istituiscono fra le passioni corporee e la capacità regolativa della mens di origine divina.

Ernst, E.G. (2012). La splendente immagine di Dio. Spiritus e mens nell’Ethica di Campanella. In V.P.C. Stefano Caroti (a cura di), Nuovi maestri e antichi testi. Umanesimo e Rinascimento alle origini del pensiero moderno, (pp. 295-314). FIRENZE : Olschki.

La splendente immagine di Dio. Spiritus e mens nell’Ethica di Campanella

ERNST, Elisa Germana
2012-01-01

Abstract

Dopo un primo abbozzo in italiano, che occupa la parte conclusiva dell’Epilogo magno, Campanella riscrisse in latino la propria Ethica, che inserita come seconda parte della quadripartita Philosophia realis, fu stampata a Francoforte nel 1623 e quindi a Parigi nel 1637, corredata di tre importanti questiones. Del testo non esistono edizioni moderne. Già le prime riflessioni giovanili, riecheggiando da vicino motivi telesiani, sottolineano la centralità del principio dell’autoconservazione e definiscono la virtù come la norma che regola le affezioni dello spiritus, affinché l’uomo realizzi al meglio le proprie finalità conservative a diversi livelli. Nella più ampia e sistematica trattazione latina, non solo la descrizione delle singole virtù diventa più puntuale, e il loro elenco si arricchisce di molte nuove voci, ma la riflessione su che cosa sia la virtù stessa, e quale siano i suoi fini, viene inquadrata in una più solida struttura filosofica, che consente a Campanella di precisare le proprie posizioni, prendendo le distanze da quelle di altri autori, e di Aristotele in primo luogo. Definendo l’uomo come «un animale divino, libero e religioso», Campanella intende approfondire le complesse relazioni che si istituiscono fra le passioni corporee e la capacità regolativa della mens di origine divina.
2012
978-88-222-61502
Ernst, E.G. (2012). La splendente immagine di Dio. Spiritus e mens nell’Ethica di Campanella. In V.P.C. Stefano Caroti (a cura di), Nuovi maestri e antichi testi. Umanesimo e Rinascimento alle origini del pensiero moderno, (pp. 295-314). FIRENZE : Olschki.
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