Nei Paesi che più di altri hanno sviluppato esperienze nel settore dell’efficienza energetica, le ricerche fanno riferimento ad ambienti caratterizzati dall’esigenza di contenere la dispersione di calore nei rigidi periodi invernali. In questi contesti le problematiche legate al surriscaldamento estivo e all’elevata presenza di umidità sono meno rilevanti: i nostri edifici devono invece confrontarsi con inverni freddi ed estati calde e non è certo casuale che le tipologie costruttive tradizionali, grazie all’impiego di materiali locali e ad idonee conformazioni architettoniche, riescono a mantenere un microclima costante anche in assenza di impiantistica ausiliaria. La normativa italiana riporta scrupolose prescrizioni sull’isolamento termico dell’involucro edilizio e sui rendimenti dell’impianto di riscaldamento mentre stabilisce poco più che indicazioni generali per ciò che riguarda il raffrescamento passivo. Al contrario, Paesi climaticamente a noi vicini (Spagna e Portogallo), hanno introdotto un sistema di verifica anche sui fabbisogni energetici estivi. Per rispondere anche a questa sollecitazione, l’involucro edilizio non può più essere concepito come una semplice barriera quanto piuttosto come un “filtro selettivo” dotato della capacità di aggiungere e/o respingere gli effetti indotti dalle condizioni ambientali esterne. Non è quindi sufficiente valutare in modo “stazionario” la trasmittanza termica degli elementi perimetrali ma è necessario considerare nel suo complesso il comportamento “dinamico” dello stesso involucro. Tenendo ben presente il fondamentale apporto dell’inerzia termica nelle soluzioni massive.
Baratta, A.F.L. (2008). Tecnologie e produzione: costruire in laterizio. In L’Italia si trasforma.+ Qualità - Energia (pp. 110-113). Milano : BE-MA Edizioni.
Tecnologie e produzione: costruire in laterizio
BARATTA, ADOLFO FRANCESCO LUCIO
2008-01-01
Abstract
Nei Paesi che più di altri hanno sviluppato esperienze nel settore dell’efficienza energetica, le ricerche fanno riferimento ad ambienti caratterizzati dall’esigenza di contenere la dispersione di calore nei rigidi periodi invernali. In questi contesti le problematiche legate al surriscaldamento estivo e all’elevata presenza di umidità sono meno rilevanti: i nostri edifici devono invece confrontarsi con inverni freddi ed estati calde e non è certo casuale che le tipologie costruttive tradizionali, grazie all’impiego di materiali locali e ad idonee conformazioni architettoniche, riescono a mantenere un microclima costante anche in assenza di impiantistica ausiliaria. La normativa italiana riporta scrupolose prescrizioni sull’isolamento termico dell’involucro edilizio e sui rendimenti dell’impianto di riscaldamento mentre stabilisce poco più che indicazioni generali per ciò che riguarda il raffrescamento passivo. Al contrario, Paesi climaticamente a noi vicini (Spagna e Portogallo), hanno introdotto un sistema di verifica anche sui fabbisogni energetici estivi. Per rispondere anche a questa sollecitazione, l’involucro edilizio non può più essere concepito come una semplice barriera quanto piuttosto come un “filtro selettivo” dotato della capacità di aggiungere e/o respingere gli effetti indotti dalle condizioni ambientali esterne. Non è quindi sufficiente valutare in modo “stazionario” la trasmittanza termica degli elementi perimetrali ma è necessario considerare nel suo complesso il comportamento “dinamico” dello stesso involucro. Tenendo ben presente il fondamentale apporto dell’inerzia termica nelle soluzioni massive.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.