In questi ultimi tempi abbiamo sentito molto parlare della ricerca di acqua e di forme di vita fuori dalla Terra, di esplorazioni della Luna e di Marte. Ci si può domandare; città costruite nello spazio o su altri pianeti sono oggi solo utopia oppure una possibilità? Esistono programmi in tal senso? Quali esperimenti si stanno tentando per ricreare all’esterno della Terra ambienti adatti alla vita dell’uomo? In questi progetti c’è spazio per il geografo? Se la geografia, per definizione, studia il rapporto fra l’uomo e la Terra, per analizzare e progettare le dinamiche fra l’uomo e l’ambiente extraterrestre si dovrà coniare una nuova definizione (“esageografia”?) o potremo mantenere il nome di geografi “per estensione”? La nuova frontiera delle esplorazioni umane è Marte e, curiosamente ma significativamente, le tappe previste, la tecnologia utilizzata e i risultati delle prime ricerche ottenuti nel campo della cartografia, ricalcano da vicino il processo di conoscenza verificatosi con la scoperta del Nuovo Mondo. L’impressione che l’esplorazione e la conquista dello spazio extraterrestre siano vissute dagli addetti ai lavori come la scoperta di un nuovo mondo è immediata se si osservano i nomi scelti per le missioni e per gli apparecchi, a partire dal laboratorio Columbus, gioiello della tecnologia europea che la NASA ha lanciato in orbita con la missione SIS-122 dello Shuttle Atlantis, base operativa di un gruppo internazionale di astronauti. I primi uomini che avranno l’avventura di sbarcare su Marte potranno contare soltanto su se stessi e sulle risorse clic porteranno con loro. Per queste missioni di lunga durata è di fondamentale importanza mettere a punto un ecosistema artificiale di tipo terrestre che ricicli consentendo il minimo spreco. La coltivazione sperimentale a terra ha portato ad individuare nove piante che potranno essere coltivate sia durante il tragitto che sulla superficie marziana o di altri pianeti in apposite serre: soia, lattuga, mais, spinaci, riso, patate, pomodoro, cipolla e spirulina (una microalga ad alto contenuto vitaminico e proteico). L’area geografica di provenienza di queste piante colonizzatrici dimostra come lo spazio sia anche simbolicamente la nuova frontiera del nostro pianeta, del Vecchio e del Nuovo Mondo: la cipolla arriva dall’area mediterranea e dall’Asia Minore, la lattuga dal Medio Oriente e dalla Siberia, gli spinaci dalla Persia, il riso dall’Asia, la soia dalla Cina, il mais, le patate e il pomodoro dall’America Centrale così come la spirulina, che cresce nei laghi andini.

D'Ascenzo, A. (2010). L’esplorazione dello spazio. Verso città e sedi umane extraterrestri. In Pellicano A (a cura di), Città e sedi umane fondate fra realtà ed utopia (pp. 323-335). Locri : Franco Pancallo Editore.

L’esplorazione dello spazio. Verso città e sedi umane extraterrestri

D'ASCENZO, ANNALISA
Investigation
2010-01-01

Abstract

In questi ultimi tempi abbiamo sentito molto parlare della ricerca di acqua e di forme di vita fuori dalla Terra, di esplorazioni della Luna e di Marte. Ci si può domandare; città costruite nello spazio o su altri pianeti sono oggi solo utopia oppure una possibilità? Esistono programmi in tal senso? Quali esperimenti si stanno tentando per ricreare all’esterno della Terra ambienti adatti alla vita dell’uomo? In questi progetti c’è spazio per il geografo? Se la geografia, per definizione, studia il rapporto fra l’uomo e la Terra, per analizzare e progettare le dinamiche fra l’uomo e l’ambiente extraterrestre si dovrà coniare una nuova definizione (“esageografia”?) o potremo mantenere il nome di geografi “per estensione”? La nuova frontiera delle esplorazioni umane è Marte e, curiosamente ma significativamente, le tappe previste, la tecnologia utilizzata e i risultati delle prime ricerche ottenuti nel campo della cartografia, ricalcano da vicino il processo di conoscenza verificatosi con la scoperta del Nuovo Mondo. L’impressione che l’esplorazione e la conquista dello spazio extraterrestre siano vissute dagli addetti ai lavori come la scoperta di un nuovo mondo è immediata se si osservano i nomi scelti per le missioni e per gli apparecchi, a partire dal laboratorio Columbus, gioiello della tecnologia europea che la NASA ha lanciato in orbita con la missione SIS-122 dello Shuttle Atlantis, base operativa di un gruppo internazionale di astronauti. I primi uomini che avranno l’avventura di sbarcare su Marte potranno contare soltanto su se stessi e sulle risorse clic porteranno con loro. Per queste missioni di lunga durata è di fondamentale importanza mettere a punto un ecosistema artificiale di tipo terrestre che ricicli consentendo il minimo spreco. La coltivazione sperimentale a terra ha portato ad individuare nove piante che potranno essere coltivate sia durante il tragitto che sulla superficie marziana o di altri pianeti in apposite serre: soia, lattuga, mais, spinaci, riso, patate, pomodoro, cipolla e spirulina (una microalga ad alto contenuto vitaminico e proteico). L’area geografica di provenienza di queste piante colonizzatrici dimostra come lo spazio sia anche simbolicamente la nuova frontiera del nostro pianeta, del Vecchio e del Nuovo Mondo: la cipolla arriva dall’area mediterranea e dall’Asia Minore, la lattuga dal Medio Oriente e dalla Siberia, gli spinaci dalla Persia, il riso dall’Asia, la soia dalla Cina, il mais, le patate e il pomodoro dall’America Centrale così come la spirulina, che cresce nei laghi andini.
2010
978-88-6456-205-6
D'Ascenzo, A. (2010). L’esplorazione dello spazio. Verso città e sedi umane extraterrestri. In Pellicano A (a cura di), Città e sedi umane fondate fra realtà ed utopia (pp. 323-335). Locri : Franco Pancallo Editore.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/167476
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