All’interno di un volume dedicato alla specificità dell’inglese americano e alle sue maggiori varietà (il Black English e lo Spanglish), il saggio presenta una ricognizione grammaticale, lessicale ed estetica del Black English (BE). Dopo aver discusso la stessa definizione di questa varietà dell’inglese – e quindi l’ipotesi che esista una lingua cui i parlanti accedono “naturalmente” in virtù del colore della pelle e di una comune origine africana – il saggio presenta le più importanti scuole e teorie interpretative enfatizzando in particolare quella creolista (J.R. Rickford e R.J. Rickford, S.S. Mufwene) ed evidenziando sia lo specifico carattere ibrido del BE. La discussione prosegue illustrando dettagliatamente i tratti peculiari del BE, dimostrando come questo poggi su un sistema di regole sintattico-grammaticali articolato e complesso. La scelta di proporre un’analisi comparata di due dischi di Lauryn Hill (USA) e Bob Marley (Giamaica) risponde alla necessità di fornire esempi sia grammaticali sia, soprattutto, fonici e, al contempo, di mostrare la varietà interna al BE (il BE negli USA non è lo stesso BE della Giamaica). La parte finale del saggio è dedicata all’uso letterario del BE negli USA (da Phillis Weathley a Toni Morrison), ai suoi legami con l’estetica afroamericana (le teorie di Zora Neal Hurston, l’oralità di Martin Luther King e di Malcolm X, il Jazz e il Bebop, il rap ecc.), alla sua diffusione oltre i confini della comunità nera.
Antonelli, S. (2005). Il Black English. In La Babele americana. Lingue e identità negli Stati Uniti (pp. 135-199). ROMA : Donzelli Editore.
Il Black English
ANTONELLI, SARA
2005-01-01
Abstract
All’interno di un volume dedicato alla specificità dell’inglese americano e alle sue maggiori varietà (il Black English e lo Spanglish), il saggio presenta una ricognizione grammaticale, lessicale ed estetica del Black English (BE). Dopo aver discusso la stessa definizione di questa varietà dell’inglese – e quindi l’ipotesi che esista una lingua cui i parlanti accedono “naturalmente” in virtù del colore della pelle e di una comune origine africana – il saggio presenta le più importanti scuole e teorie interpretative enfatizzando in particolare quella creolista (J.R. Rickford e R.J. Rickford, S.S. Mufwene) ed evidenziando sia lo specifico carattere ibrido del BE. La discussione prosegue illustrando dettagliatamente i tratti peculiari del BE, dimostrando come questo poggi su un sistema di regole sintattico-grammaticali articolato e complesso. La scelta di proporre un’analisi comparata di due dischi di Lauryn Hill (USA) e Bob Marley (Giamaica) risponde alla necessità di fornire esempi sia grammaticali sia, soprattutto, fonici e, al contempo, di mostrare la varietà interna al BE (il BE negli USA non è lo stesso BE della Giamaica). La parte finale del saggio è dedicata all’uso letterario del BE negli USA (da Phillis Weathley a Toni Morrison), ai suoi legami con l’estetica afroamericana (le teorie di Zora Neal Hurston, l’oralità di Martin Luther King e di Malcolm X, il Jazz e il Bebop, il rap ecc.), alla sua diffusione oltre i confini della comunità nera.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.