COME POTREMMO NON DIRCI GEOGRAFI SOCIALI ? – Questo intervento non ha lo scopo di concludere il confronto ospitato in questo fascicolo del «Bollettino», ma solamente di esporre alcune considerazioni sollecitate dal confronto stesso. Innanzi tutto, le diverse storie della geografia sociale in Francia e in Italia. In Italia la denominazione a lungo quasi non ha avuto riscontro: temi e obiettivi analoghi a quelli praticati dalla geografia sociale francese sono stati trattati entro la geografia umana e le sue partizioni. Questa assenza potrebbe essere stata esito di un più stretto controllo esercitato dalla comunità dei geografi italiani. La geografia sociale francese che si cominciò a praticare dagli anni 1970, parallela alla geografia umana classica, potrebbe tuttavia trovare una corrispondenza nel gruppo italiano di «Geografia democratica». Il connotato epistemologico fondamentale della geografia sociale, e cioè la priorità del dato sociale sul dato spaziale, rischia però ormai di non essere più un carattere specifico, dal momento che quella priorità è sostanzialmente accolta in tutti i discorsi geografici contemporanei. Cionondimeno, una geografia sociale sembra conservare una precisa ragion d’essere e alcune recenti acquisizioni o proposte le conferiscono uno spessore ulteriore. Fra queste, l’impiego del concetto di territorio come strumento di analisi e il riferimento alle dinamiche societali. Infine, dalla geografia sociale francese viene un esempio di «impegno» dell’intellettuale geografo, che dà un preciso e ineludibile significato all’attività di ricerca.

Dumont, I. (2011). COME POTREMMO NON DIRCI GEOGRAFI SOCIALI?. In Dumont I (a cura di), Pour une géographie sociale, Regards croisés France-Italie (pp. 303-314). Caen : Presses Universitaires de Caen.

COME POTREMMO NON DIRCI GEOGRAFI SOCIALI?

DUMONT, ISABELLE
2011-01-01

Abstract

COME POTREMMO NON DIRCI GEOGRAFI SOCIALI ? – Questo intervento non ha lo scopo di concludere il confronto ospitato in questo fascicolo del «Bollettino», ma solamente di esporre alcune considerazioni sollecitate dal confronto stesso. Innanzi tutto, le diverse storie della geografia sociale in Francia e in Italia. In Italia la denominazione a lungo quasi non ha avuto riscontro: temi e obiettivi analoghi a quelli praticati dalla geografia sociale francese sono stati trattati entro la geografia umana e le sue partizioni. Questa assenza potrebbe essere stata esito di un più stretto controllo esercitato dalla comunità dei geografi italiani. La geografia sociale francese che si cominciò a praticare dagli anni 1970, parallela alla geografia umana classica, potrebbe tuttavia trovare una corrispondenza nel gruppo italiano di «Geografia democratica». Il connotato epistemologico fondamentale della geografia sociale, e cioè la priorità del dato sociale sul dato spaziale, rischia però ormai di non essere più un carattere specifico, dal momento che quella priorità è sostanzialmente accolta in tutti i discorsi geografici contemporanei. Cionondimeno, una geografia sociale sembra conservare una precisa ragion d’essere e alcune recenti acquisizioni o proposte le conferiscono uno spessore ulteriore. Fra queste, l’impiego del concetto di territorio come strumento di analisi e il riferimento alle dinamiche societali. Infine, dalla geografia sociale francese viene un esempio di «impegno» dell’intellettuale geografo, che dà un preciso e ineludibile significato all’attività di ricerca.
2011
978-2-84133-382-0
Dumont, I. (2011). COME POTREMMO NON DIRCI GEOGRAFI SOCIALI?. In Dumont I (a cura di), Pour une géographie sociale, Regards croisés France-Italie (pp. 303-314). Caen : Presses Universitaires de Caen.
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