In molte regioni italiane sono stati avviati negli ultimi anni, per iniziativa degli enti locali, diversi studi idrogeologici. In particolare nella Regione Lazio molti di essi erano mirati a una migliore definizione dell'assetto idrogeologico dei distretti vulcanici peritirrenici. Ora se da un lato tali eventi costituiscono una importante svolta nella impostazione delle politiche di gestione del territorio, dall'altro si rimane stupiti dal fatto che nelle specifiche di questi studi non venga mai data grande importanza alla definizione del modello geologico da cui deriva quello idrostrutturale. Le semplificazioni che venivano adottate decenni fa, erano accettabili quando ancora si cercava di coprire il vuoto che esisteva in tema di idrogeologia nazionale. Attualmente, oramai noti i grandi schemi di riferimento, occorre puntare sull'approfondimento ed il perfezionamento. Ciò va fatto dettagliando e ammodernando le basi geologiche, sia dal punto di vista stratigrafico che strutturale. L'interpretazione trarrà, inoltre grande vantaggio dalla realizzazione di profili e blocco-diagrammi, che attualmente possono essere più facilmente realizzati con metodologie informatiche. La digitalizzazione dei tematismi consente, per di più, lo sviluppo di calcoli volumetrici molto importanti per l'idrogeologia e la gestione delle risorse territoriali, nonché il calcolo degli indici necessari all'analisi geomorfologica quantitativa. Si può osservare ancora, come nel campo della idrogeologia, pur essendo stata intrapresa da molti enti di gestione la via della modellizzazione matematica, non si cerchi, per coerenza, di monitorare sempre più e meglio quei parametri idrologici (precipitazioni, temperature, portate delle acque di superficie ecc;) e idrogeologici (trasmissività, livelli piezometrici, portate emunte, ecc.) grazie ai quali i modelli dovrebbero funzionare. Al contrario si può osservare una sempre più grave carenza di stazioni di rilevamento fisse. Si pensi anche solo al fatto che il Lago Albano ( per rimanere agganciati all'esempio scelto), dei cui abbassamenti tanto si parla, da molti anni é privo dell'idrometro e non ha mai avuto un idrometrografo. In questa nota si vuole sostenere l'importanza del modello strutturale negli studi idrogeologici finalizzati alla gestione delle risorse idriche e con essa anche quella del rilevamento programmato di dati idrologici originali. Al modello matematico si arriverà, quindi, da quello fisico, e la risposta degli acquiferi alle diverse ipotesi di sfruttamento e/o ricarica, dovrà essere tarata sulla base di banche dati significative ed aggiornate.
Capelli, G., Cecili, A., DE RITA, D., Giordano, G., Mazza, R. (1998). La conoscenza idrogeologica del territorio quale presupposto alla gestione delle risorse idriche: il caso dei Colli Albani.. In Uso e tutela delle acque sotterranee (pp. 109-162). Roma : Ordine dei Geologi del Lazio; Associazione Nazionale di Idrogeologia e Pozzi Acqua.
La conoscenza idrogeologica del territorio quale presupposto alla gestione delle risorse idriche: il caso dei Colli Albani.
GIORDANO, Guido;MAZZA, Roberto
1998-01-01
Abstract
In molte regioni italiane sono stati avviati negli ultimi anni, per iniziativa degli enti locali, diversi studi idrogeologici. In particolare nella Regione Lazio molti di essi erano mirati a una migliore definizione dell'assetto idrogeologico dei distretti vulcanici peritirrenici. Ora se da un lato tali eventi costituiscono una importante svolta nella impostazione delle politiche di gestione del territorio, dall'altro si rimane stupiti dal fatto che nelle specifiche di questi studi non venga mai data grande importanza alla definizione del modello geologico da cui deriva quello idrostrutturale. Le semplificazioni che venivano adottate decenni fa, erano accettabili quando ancora si cercava di coprire il vuoto che esisteva in tema di idrogeologia nazionale. Attualmente, oramai noti i grandi schemi di riferimento, occorre puntare sull'approfondimento ed il perfezionamento. Ciò va fatto dettagliando e ammodernando le basi geologiche, sia dal punto di vista stratigrafico che strutturale. L'interpretazione trarrà, inoltre grande vantaggio dalla realizzazione di profili e blocco-diagrammi, che attualmente possono essere più facilmente realizzati con metodologie informatiche. La digitalizzazione dei tematismi consente, per di più, lo sviluppo di calcoli volumetrici molto importanti per l'idrogeologia e la gestione delle risorse territoriali, nonché il calcolo degli indici necessari all'analisi geomorfologica quantitativa. Si può osservare ancora, come nel campo della idrogeologia, pur essendo stata intrapresa da molti enti di gestione la via della modellizzazione matematica, non si cerchi, per coerenza, di monitorare sempre più e meglio quei parametri idrologici (precipitazioni, temperature, portate delle acque di superficie ecc;) e idrogeologici (trasmissività, livelli piezometrici, portate emunte, ecc.) grazie ai quali i modelli dovrebbero funzionare. Al contrario si può osservare una sempre più grave carenza di stazioni di rilevamento fisse. Si pensi anche solo al fatto che il Lago Albano ( per rimanere agganciati all'esempio scelto), dei cui abbassamenti tanto si parla, da molti anni é privo dell'idrometro e non ha mai avuto un idrometrografo. In questa nota si vuole sostenere l'importanza del modello strutturale negli studi idrogeologici finalizzati alla gestione delle risorse idriche e con essa anche quella del rilevamento programmato di dati idrologici originali. Al modello matematico si arriverà, quindi, da quello fisico, e la risposta degli acquiferi alle diverse ipotesi di sfruttamento e/o ricarica, dovrà essere tarata sulla base di banche dati significative ed aggiornate.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.