I depositi alluvionali rappresentano circa il 20% di tutte le formazioni affioranti sul territorio della Città di Roma all’interno del Grande Raccordo Anulare. Durante l’ultima glaciazione l’abbassamento del livello del mare ha causato una prevalenza, nei corsi d’acqua, dell’attività erosiva rispetto a quella deposizionale. Il Tevere ed i suoi affluenti hanno così, approfondito il loro alveo prima nei depositi vulcanici albani e sabatini e successivamente nei depositi dell’antico corso del Tevere, fino a giungere alle argille Plioceniche (Formazione di Monte Vaticano). Con la fine del Wurm e l’innalzamento del livello del mare, nei fiumi inizia a prevalere l’attività deposizionale e le profonde incisioni della fase fredda sono colmate da depositi alluvionali. Ai depositi alluvionali sono associate “pericolosità geologiche” che si manifestano sia in condizioni dinamiche sia in condizioni statiche. In condizioni “dinamiche”, ovvero in presenza di un sisma, tali formazioni sono sede di amplificazioni delle onde sismiche a causa della differenza di impedenza tra il bedrock ed il deposito alluvionale stesso. In situazioni “statiche” alcuni dei depositi alluvionali possono manifestare fenomeni di subsidenza e di relativo cedimento delle strutture edificate sulla loro superficie, in quanto tali formazioni si presentano frequentemente ancora in fase di consolidazione. Viene trattato un caso empblematico a Roma, relativo ad un’area del settore sud-orientale della Città.

Campolunghi, M.p., Capelli, G., Lanzini, M. (2007). I depositi alluvionali e il pericolo di subsidenza. Un caso esemplare: Via Giustiniano Imperatore, Roma. In Marina Fabbri, Fabio Garbin, Maurizio Lanzini, Maurizio Scarapazzi (a cura di), Interpretazione dei parametri geotecnici di laboratorio (pp. 177-186). Roma : Di Vigilio Editore.

I depositi alluvionali e il pericolo di subsidenza. Un caso esemplare: Via Giustiniano Imperatore, Roma

CAPELLI, Giuseppe;
2007-01-01

Abstract

I depositi alluvionali rappresentano circa il 20% di tutte le formazioni affioranti sul territorio della Città di Roma all’interno del Grande Raccordo Anulare. Durante l’ultima glaciazione l’abbassamento del livello del mare ha causato una prevalenza, nei corsi d’acqua, dell’attività erosiva rispetto a quella deposizionale. Il Tevere ed i suoi affluenti hanno così, approfondito il loro alveo prima nei depositi vulcanici albani e sabatini e successivamente nei depositi dell’antico corso del Tevere, fino a giungere alle argille Plioceniche (Formazione di Monte Vaticano). Con la fine del Wurm e l’innalzamento del livello del mare, nei fiumi inizia a prevalere l’attività deposizionale e le profonde incisioni della fase fredda sono colmate da depositi alluvionali. Ai depositi alluvionali sono associate “pericolosità geologiche” che si manifestano sia in condizioni dinamiche sia in condizioni statiche. In condizioni “dinamiche”, ovvero in presenza di un sisma, tali formazioni sono sede di amplificazioni delle onde sismiche a causa della differenza di impedenza tra il bedrock ed il deposito alluvionale stesso. In situazioni “statiche” alcuni dei depositi alluvionali possono manifestare fenomeni di subsidenza e di relativo cedimento delle strutture edificate sulla loro superficie, in quanto tali formazioni si presentano frequentemente ancora in fase di consolidazione. Viene trattato un caso empblematico a Roma, relativo ad un’area del settore sud-orientale della Città.
2007
88-901178-8-5
Campolunghi, M.p., Capelli, G., Lanzini, M. (2007). I depositi alluvionali e il pericolo di subsidenza. Un caso esemplare: Via Giustiniano Imperatore, Roma. In Marina Fabbri, Fabio Garbin, Maurizio Lanzini, Maurizio Scarapazzi (a cura di), Interpretazione dei parametri geotecnici di laboratorio (pp. 177-186). Roma : Di Vigilio Editore.
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