Il lavoro esamina due aspetti: la produttività, intesa come efficienza della produzione, e la competitività, intesa come capacità dell’impresa di stare nel suo mercato nel lungo periodo. Il primo carattere distintivo dell’analisi è quello di puntare sul “valore” della produzione tenuto conto che il modello aziendale prevede specializzazione produttiva e smercio dei beni su mercati di nicchia: la variabile dipendente è il valore aggiunto per occupato.Il modello stimato mette in evidenza alcuni elementi peculiari, per lo più assenti nelle verifiche sinora tentate: l’importanza della qualificazione dei lavoratori e della dotazione di capitale, il diverso ruolo dei servizi acquistati, il vantaggio delle imprese produttrici di macchine, i vincoli finanziari. I territori entrano nell’analisi in buona misura attraverso la percezione della numerosità dei casi. Trattandosi di un universo (e non di un campione), il fatto che il 66% delle ricorrenze appartenga alle aree distrettuali costituisce la prova più immediata ed affidabile che la media impresa affonda le sue radici, e la sua competitività, nelle aree distrettuali. Le aree urbane presentano una loro specificità che tuttavia è da ritenere limitata coinvolgendo il 14% appena dei casi. Non è senza importanza ricordare infine che l’analisi econometrica è basata su dati originali in nessun caso stimati (specie per quanto riguarda la forza lavoro).

Coltorti, F., Venanzi, D. (2014). Produttività, competitività e territori delle medie imprese italiane. In Bellandi M Caloffi A (a cura di), I nuovi distretti industriali. Rapporto di Artimino sullo sviluppo locale 2012-2013 (pp. 79-101). BOLOGNA : Il Mulino.

Produttività, competitività e territori delle medie imprese italiane

VENANZI, Daniela
2014-01-01

Abstract

Il lavoro esamina due aspetti: la produttività, intesa come efficienza della produzione, e la competitività, intesa come capacità dell’impresa di stare nel suo mercato nel lungo periodo. Il primo carattere distintivo dell’analisi è quello di puntare sul “valore” della produzione tenuto conto che il modello aziendale prevede specializzazione produttiva e smercio dei beni su mercati di nicchia: la variabile dipendente è il valore aggiunto per occupato.Il modello stimato mette in evidenza alcuni elementi peculiari, per lo più assenti nelle verifiche sinora tentate: l’importanza della qualificazione dei lavoratori e della dotazione di capitale, il diverso ruolo dei servizi acquistati, il vantaggio delle imprese produttrici di macchine, i vincoli finanziari. I territori entrano nell’analisi in buona misura attraverso la percezione della numerosità dei casi. Trattandosi di un universo (e non di un campione), il fatto che il 66% delle ricorrenze appartenga alle aree distrettuali costituisce la prova più immediata ed affidabile che la media impresa affonda le sue radici, e la sua competitività, nelle aree distrettuali. Le aree urbane presentano una loro specificità che tuttavia è da ritenere limitata coinvolgendo il 14% appena dei casi. Non è senza importanza ricordare infine che l’analisi econometrica è basata su dati originali in nessun caso stimati (specie per quanto riguarda la forza lavoro).
2014
9788815253446
Coltorti, F., Venanzi, D. (2014). Produttività, competitività e territori delle medie imprese italiane. In Bellandi M Caloffi A (a cura di), I nuovi distretti industriali. Rapporto di Artimino sullo sviluppo locale 2012-2013 (pp. 79-101). BOLOGNA : Il Mulino.
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