The paper is a report of a search path that, starting from the 2009 book "Campagne romane", has assets now the results of a teaching laboratory of architectural and urban design aimed at finding ways of living that combine innovative dwelling and food production. There are at least three "urgent" reasons for choosing this theme. 1. The difficult relationship between city and countryside goes through - sometimes dramatically - the entire city of the twentieth century, but the prospect of food production in the city gives new contours of the theme and offers, for in some ways, the hope of redemption. Is this, for the city, a "return to earth"? The question also has a clear ideological nature, and its interest lies in the possibility and the ability that the disciplines of architecture and city will have in dealing with its theoretical dimension. In the history, the distinction between the utopian community of Howard's Garden City and the regressive utopia of the rural suburbs built by Hitler travels on a thin and dangerous border, that perhaps the new demands in terms of public space and ecology of food can help to make thicker and secure. 2. Despite the obvious inadequacy of the Roman peri-urban reality to give coherent answers to the demands of contemporary living, it seems, however, that in those fringes there are many chances for an “agri-cultural” conversion of the spaces that the urban growth stole to the country in the 900s. This can contribute to a new quality of public space, dedicated in particular to vulnerable groups (the elderly, children, immigrants), and ultimately to a greater richness of social life. This can happen if we frame this issue within the broader rethinking of the ways in which the food industry produces and delivers the food we eat. 3. The third reason concerns the typological and technological experimentations that these issues open to the housing studies. There is already a large international casuistry that allows a wide range of scales of intervention, each with its own architectural and technical issues.

Il saggio ripercorre una linea di ricerca che, a partire dal libro "Campagne romane" del 2009, ha oggi all’attivo anche i risultati di un laboratorio di progettazione architettonica e urbana finalizzato alla ricerca di modi di vita che combinano tipologia abitative innovative e produzione alimentare. Ci sono almeno tre motivi che motivano tale combinazione di temi. 1. Il difficile rapporto tra città e campagna attraversa - a volte in modo drammatico - l'intera esperienza urbana del XX secolo, ma la prospettiva della produzione di cibo nella città dà nuovi contorni del tema e offre, per certi versi, una speranza di redenzione. Si tratta, per la città, un "ritorno alla terra"? La questione ha anche una chiara natura ideologica, e il suo interesse risiede nella capacità che le discipline dell'architettura e della città avranno nell’affrontarne la dimensione teorica. Nel tempo, la distinzione tra l’utopia comunitaria della Garden City di Howard e l'utopia regressiva dei sobborghi rurali costruiti da Hitler viaggia su un confine sottile e pericoloso, che forse le nuove domande in termini di spazio pubblico da un lato e l'ecologia del cibo dall’altro possono contribuire a rendere più spesso e sicuro. 2. Nonostante l'evidente inadeguatezza della realtà periurbana romana a dare risposte coerenti alle esigenze del vivere contemporaneo, sembra, tuttavia, che in quelle frange ci siano molte possibilità per sperimentare una conversione "agri-culturale" degli spazi che la crescita urbana ha sottratto alla campagna nel corso del Novecento. Questa conversione può contribuire ad una nuova qualità degli spazi pubblici, con un’attenzione particolare ai gruppi più vulnerabili (anziani, bambini, immigrati), e a un maggiore ricchezza della vita sociale. Ciò a condizione di inquadrare il problema all’interno del più ampio ripensamento in corso dei modi in cui l’industria alimentare produce e trasporta il cibo che mangiamo. 3. Il terzo motivo riguarda le sperimentazioni tipologiche e tecnologiche che tali questioni aprono agli studi sull’housing. Vi è già un vasta casistica internazionale che contempla varie scale di intervento, ognuna con proprie questioni architettoniche e tecniche.

Longobardi, G. (2014). Abitare, coltivare Agri-cultural dwelling. In Baratta F.L. et al. (a cura di), Cohousing. Programmi e progetti per la riqualificazione del patrimonio esistente / Cohousing. Programs and projects to recover heritage buildings (pp. 207-213). Pisa : Edizioni ETS.

Abitare, coltivare Agri-cultural dwelling

LONGOBARDI, GIOVANNI
2014-01-01

Abstract

The paper is a report of a search path that, starting from the 2009 book "Campagne romane", has assets now the results of a teaching laboratory of architectural and urban design aimed at finding ways of living that combine innovative dwelling and food production. There are at least three "urgent" reasons for choosing this theme. 1. The difficult relationship between city and countryside goes through - sometimes dramatically - the entire city of the twentieth century, but the prospect of food production in the city gives new contours of the theme and offers, for in some ways, the hope of redemption. Is this, for the city, a "return to earth"? The question also has a clear ideological nature, and its interest lies in the possibility and the ability that the disciplines of architecture and city will have in dealing with its theoretical dimension. In the history, the distinction between the utopian community of Howard's Garden City and the regressive utopia of the rural suburbs built by Hitler travels on a thin and dangerous border, that perhaps the new demands in terms of public space and ecology of food can help to make thicker and secure. 2. Despite the obvious inadequacy of the Roman peri-urban reality to give coherent answers to the demands of contemporary living, it seems, however, that in those fringes there are many chances for an “agri-cultural” conversion of the spaces that the urban growth stole to the country in the 900s. This can contribute to a new quality of public space, dedicated in particular to vulnerable groups (the elderly, children, immigrants), and ultimately to a greater richness of social life. This can happen if we frame this issue within the broader rethinking of the ways in which the food industry produces and delivers the food we eat. 3. The third reason concerns the typological and technological experimentations that these issues open to the housing studies. There is already a large international casuistry that allows a wide range of scales of intervention, each with its own architectural and technical issues.
2014
978-884674068-7
Il saggio ripercorre una linea di ricerca che, a partire dal libro "Campagne romane" del 2009, ha oggi all’attivo anche i risultati di un laboratorio di progettazione architettonica e urbana finalizzato alla ricerca di modi di vita che combinano tipologia abitative innovative e produzione alimentare. Ci sono almeno tre motivi che motivano tale combinazione di temi. 1. Il difficile rapporto tra città e campagna attraversa - a volte in modo drammatico - l'intera esperienza urbana del XX secolo, ma la prospettiva della produzione di cibo nella città dà nuovi contorni del tema e offre, per certi versi, una speranza di redenzione. Si tratta, per la città, un "ritorno alla terra"? La questione ha anche una chiara natura ideologica, e il suo interesse risiede nella capacità che le discipline dell'architettura e della città avranno nell’affrontarne la dimensione teorica. Nel tempo, la distinzione tra l’utopia comunitaria della Garden City di Howard e l'utopia regressiva dei sobborghi rurali costruiti da Hitler viaggia su un confine sottile e pericoloso, che forse le nuove domande in termini di spazio pubblico da un lato e l'ecologia del cibo dall’altro possono contribuire a rendere più spesso e sicuro. 2. Nonostante l'evidente inadeguatezza della realtà periurbana romana a dare risposte coerenti alle esigenze del vivere contemporaneo, sembra, tuttavia, che in quelle frange ci siano molte possibilità per sperimentare una conversione "agri-culturale" degli spazi che la crescita urbana ha sottratto alla campagna nel corso del Novecento. Questa conversione può contribuire ad una nuova qualità degli spazi pubblici, con un’attenzione particolare ai gruppi più vulnerabili (anziani, bambini, immigrati), e a un maggiore ricchezza della vita sociale. Ciò a condizione di inquadrare il problema all’interno del più ampio ripensamento in corso dei modi in cui l’industria alimentare produce e trasporta il cibo che mangiamo. 3. Il terzo motivo riguarda le sperimentazioni tipologiche e tecnologiche che tali questioni aprono agli studi sull’housing. Vi è già un vasta casistica internazionale che contempla varie scale di intervento, ognuna con proprie questioni architettoniche e tecniche.
Longobardi, G. (2014). Abitare, coltivare Agri-cultural dwelling. In Baratta F.L. et al. (a cura di), Cohousing. Programmi e progetti per la riqualificazione del patrimonio esistente / Cohousing. Programs and projects to recover heritage buildings (pp. 207-213). Pisa : Edizioni ETS.
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