The role of Italian Catholicism in the new 20th Century ideological dispute on war and peace cannot be understood looking only to doctrinal matters, as historians of the Catholic movement do often. At the same time, the problem cannot be solved by an exam of specific political choices, either. If both perspectives are taken into account, the exam of the attitudes of Italian Catholics from 1919 to 1939 (newspapers, journals, books) reveals that mass politics divided Catholics between national call and democratic internationalism, even though a common intransigent vision, which considered Catholicism as the only solution to international problems, continued to prevail. The Catholic peace and disarmament efforts were not contrary to Fascism, because, from 1927 up to 1934, Catholics perceived Fascist foreign policy as in favor of an international détente. The wars in Africa and Spain dispelled every debate about the acceptability of modern war and created a stable link among war, nation and Catholic religion. When, in 1938, a debate about pacifism opened between “L’Osservatore romano” and Fascism, the debate became a sharp polemic inside Catholicism itself and most of the interventions were in favor of power politics and military strength. Military language and virility models were now in common for young Catholics and Fascists. However, this deep alliance did not undermine a Catholic autonomous approach to war and peace issues.

L’inserimento dei cattolici italiani nella nuova realtà del confronto ideologico novecentesco sulla pace e la guerra non può essere studiato guardando esclusivamente, come ha fatto spesso la storiografia sul movimento cattolico, alle enunciazioni dottrinali e di principio. Tuttavia, esso non può essere compreso nemmeno fermandosi solo sulle singole opzioni politiche concrete. Se invece si tiene conto di entrambe le dimensioni nell’analisi delle posizioni espresse dal mondo cattolico tra il 1919 e il 1939 (giornali, riviste, libri), ci si rende conto che la politica di massa, e in particolare la dialettica tra richiamo nazionale e internazionalismo democratico, ha profondamente diviso i cattolici, anche se sempre intrecciandosi con lo schema intransigente che vede nel cattolicesimo l’unica soluzione dei problemi della vita internazionale. L’impegno per la pace e il favore per il disarmo dimostrato costantemente dal mondo cattolico non vanno nemmeno interpretati come una contrapposizione alla politica fascista, che invece, tra il 1927 e il 1934, venne vista dai cattolici come favorevole alla distensione internazionale. Furono le guerre di Africa e di Spagna a porre in ombra ogni discussione sull’inaccettabilità della guerra moderna e a creare, viceversa, anche per i cattolici un nesso stabile tra guerra, nazione e religione. La questione del pacifismo suscitò così nel 1938 non solo una polemica tra "L’Osservatore romano" e fascismo ma anche una vivace polemica intra-cattolica nella quale le posizioni maggioritarie furono tutte per una politica di potenza e di forza militare, l’unica in grado - si disse - di salvare le ragioni della pace. Il diffondersi del linguaggio militare nella mobilitazione cattolica e il modello di virilità formativa che accomunava la formazione dei giovani cattolici a quella dei giovani fascisti testimoniano della profondità di un intreccio che, tuttavia, non riuscì, al fondo, a minare l’autonomia della posizione cattolica sulla guerra e sulla pace.

Moro, R. (2005). L’opinione cattolica su pace e guerra durante il fascismo. In B.R. FRANZINELLI M. (a cura di), Chiesa e guerra. Dalla «benedizione delle armi» alla «Pacem in terris (pp. 221-319). BOLOGNA : Il Mulino.

L’opinione cattolica su pace e guerra durante il fascismo

MORO, Renato
2005-01-01

Abstract

The role of Italian Catholicism in the new 20th Century ideological dispute on war and peace cannot be understood looking only to doctrinal matters, as historians of the Catholic movement do often. At the same time, the problem cannot be solved by an exam of specific political choices, either. If both perspectives are taken into account, the exam of the attitudes of Italian Catholics from 1919 to 1939 (newspapers, journals, books) reveals that mass politics divided Catholics between national call and democratic internationalism, even though a common intransigent vision, which considered Catholicism as the only solution to international problems, continued to prevail. The Catholic peace and disarmament efforts were not contrary to Fascism, because, from 1927 up to 1934, Catholics perceived Fascist foreign policy as in favor of an international détente. The wars in Africa and Spain dispelled every debate about the acceptability of modern war and created a stable link among war, nation and Catholic religion. When, in 1938, a debate about pacifism opened between “L’Osservatore romano” and Fascism, the debate became a sharp polemic inside Catholicism itself and most of the interventions were in favor of power politics and military strength. Military language and virility models were now in common for young Catholics and Fascists. However, this deep alliance did not undermine a Catholic autonomous approach to war and peace issues.
2005
88-15-09757-0
L’inserimento dei cattolici italiani nella nuova realtà del confronto ideologico novecentesco sulla pace e la guerra non può essere studiato guardando esclusivamente, come ha fatto spesso la storiografia sul movimento cattolico, alle enunciazioni dottrinali e di principio. Tuttavia, esso non può essere compreso nemmeno fermandosi solo sulle singole opzioni politiche concrete. Se invece si tiene conto di entrambe le dimensioni nell’analisi delle posizioni espresse dal mondo cattolico tra il 1919 e il 1939 (giornali, riviste, libri), ci si rende conto che la politica di massa, e in particolare la dialettica tra richiamo nazionale e internazionalismo democratico, ha profondamente diviso i cattolici, anche se sempre intrecciandosi con lo schema intransigente che vede nel cattolicesimo l’unica soluzione dei problemi della vita internazionale. L’impegno per la pace e il favore per il disarmo dimostrato costantemente dal mondo cattolico non vanno nemmeno interpretati come una contrapposizione alla politica fascista, che invece, tra il 1927 e il 1934, venne vista dai cattolici come favorevole alla distensione internazionale. Furono le guerre di Africa e di Spagna a porre in ombra ogni discussione sull’inaccettabilità della guerra moderna e a creare, viceversa, anche per i cattolici un nesso stabile tra guerra, nazione e religione. La questione del pacifismo suscitò così nel 1938 non solo una polemica tra "L’Osservatore romano" e fascismo ma anche una vivace polemica intra-cattolica nella quale le posizioni maggioritarie furono tutte per una politica di potenza e di forza militare, l’unica in grado - si disse - di salvare le ragioni della pace. Il diffondersi del linguaggio militare nella mobilitazione cattolica e il modello di virilità formativa che accomunava la formazione dei giovani cattolici a quella dei giovani fascisti testimoniano della profondità di un intreccio che, tuttavia, non riuscì, al fondo, a minare l’autonomia della posizione cattolica sulla guerra e sulla pace.
Moro, R. (2005). L’opinione cattolica su pace e guerra durante il fascismo. In B.R. FRANZINELLI M. (a cura di), Chiesa e guerra. Dalla «benedizione delle armi» alla «Pacem in terris (pp. 221-319). BOLOGNA : Il Mulino.
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