Il saggio, frutto di un lavoro di ricerca etnografica multisituata pluriennale, analizza attraverso l'antropologia di genere, pratiche e retoriche che usano il corpo delle altre come «vittime per sempre» con un focus sulle cosiddette mutilazioni genitali femminili (Mgf), raccontando la dialettica in seno all’Organizzazione mondiale della sanità, fino ad arrivare al «caso» italiano della legge 7/2006 e alle campagne di sensibilizzazione che ne sono derivate. Evitando ogni giustificazione nei confronti di pratiche che sono inaccettabili, l’autrice riesce a non farsi intrappolare negli ingranaggi di un vuoto unanimismo che oscilla fra il pietismo e l’arroganza di un presunto primato morale della civiltà. Se la violenza di clitoridectomia, escissione e infibulazione risulta inaccettabile, l'imenoplastica e le varie forme di ringiovanimento vaginale operate dal bisturi o dal laser, qui studiate anche a partire dalla lettura medica, appaiono invece consapevoli esercizi di autodeterminazione. Dalla prospettiva transculturale e dell'antropologia di genere in cui il lavoro si colloca, si vede con chiarezza quanto l'integrità del corpo femminile sia giudicata a seconda dell'immaginario di riferimento: il "nostro", ipertecnologico, ritiene una brutale prevaricazione solo ciò che accade in contesti dichiarati «arretrati». Così non riesce neppure a supporre che esistano, in quei contesti, manipolazioni non mutilanti, come dimostrano le dinamiche rwandesi di costruzione dell'identità di genere, e in particolare il rituale del gukuna, che qui viene analizzato grazie ad un lavoro etnografico intenso nella provincia dell'est del paese.

Fusaschi, M. (2011). Quando il corpo è delle altre. Retoriche della pietà e umanitarismo-spettacolo. TORINO : Bollati Boringhieri.

Quando il corpo è delle altre. Retoriche della pietà e umanitarismo-spettacolo

FUSASCHI, MICHELA
2011-01-01

Abstract

Il saggio, frutto di un lavoro di ricerca etnografica multisituata pluriennale, analizza attraverso l'antropologia di genere, pratiche e retoriche che usano il corpo delle altre come «vittime per sempre» con un focus sulle cosiddette mutilazioni genitali femminili (Mgf), raccontando la dialettica in seno all’Organizzazione mondiale della sanità, fino ad arrivare al «caso» italiano della legge 7/2006 e alle campagne di sensibilizzazione che ne sono derivate. Evitando ogni giustificazione nei confronti di pratiche che sono inaccettabili, l’autrice riesce a non farsi intrappolare negli ingranaggi di un vuoto unanimismo che oscilla fra il pietismo e l’arroganza di un presunto primato morale della civiltà. Se la violenza di clitoridectomia, escissione e infibulazione risulta inaccettabile, l'imenoplastica e le varie forme di ringiovanimento vaginale operate dal bisturi o dal laser, qui studiate anche a partire dalla lettura medica, appaiono invece consapevoli esercizi di autodeterminazione. Dalla prospettiva transculturale e dell'antropologia di genere in cui il lavoro si colloca, si vede con chiarezza quanto l'integrità del corpo femminile sia giudicata a seconda dell'immaginario di riferimento: il "nostro", ipertecnologico, ritiene una brutale prevaricazione solo ciò che accade in contesti dichiarati «arretrati». Così non riesce neppure a supporre che esistano, in quei contesti, manipolazioni non mutilanti, come dimostrano le dinamiche rwandesi di costruzione dell'identità di genere, e in particolare il rituale del gukuna, che qui viene analizzato grazie ad un lavoro etnografico intenso nella provincia dell'est del paese.
2011
978-88-339-2220-1
Fusaschi, M. (2011). Quando il corpo è delle altre. Retoriche della pietà e umanitarismo-spettacolo. TORINO : Bollati Boringhieri.
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