Questo testo ricostruisce la formazione e la prima sistematica del pensiero di K. Marx. L’idea esegetica di fondo è che vada smontato l’ordine canonico della vecchia marxologia, che ha sempre celebrato nel giovane Marx un passaggio lineare e progressivo dall’idealismo al materialismo. Il libro infatti pretende di mostrare come rispetto alla originalissima concezione hegeliana del soggetto che diventa se stesso solo in rapporto con l’alterità, la filosofia della soggettività del giovane Marx opera, attraverso la mediazione di Feuerbach, una vera e propria regressione, che marcherà profondamente la successiva concezione materialistica della storia elaborata dal pensatore di Treviri insieme con Friederich Engels. Condizione di questa interpretazione è una ricostruzione critica dell’opera di Ludwig Feuerbach dalla dissertazione in lingua latina De ratione, una, universali, infinita fino agli scritti degli anni Quaranta dell’Ottocento. La tesi è che dietro al cosiddetto materialismo di Feurbach si celi un’idealizzazione semplificata della ragione, fatta coincidere, nella sua universalità, con l’intera estensione del genere umano e che a partire da questa accezione fusionale e comunitaria dell’essere umano, Feuerbach abbia ridotto la complessità della filosofia hegeliana all’impianto di una teologia che dissimula la sua fondazione spiritualistica e trascendente nei panni di una filosofia laica e razionale. E’ questa visione assai riduttiva dell’hegelismo – come filosofia non della modernità ma dell’antico - che viene consegnata da Feuerbach a Marx e posta da questi a base della sua concezione materialistica della storia. Il parricidio che il giovane Marx presume di consumare nei confronti dell’idealismo hegeliano si realizza così troppo rapidamente nella figura di un rovesciamento che vede la Materia sostituirsi allo Spirito, la Struttura alla Sovrastruttura, la Prassi alla Teoria. In particolare il testo mette a confronto la visione della società civile moderna (bürgerliche Gesellschaft) teorizzata da Hegel nelle Grundlinien der Philosophie des Rechts e quella delineata nel manoscritto marxiano del 1843, Zur Kritik des hegel’schen Rechtsphilosophie. Perché è proprio sulla disamina del mondo moderno che, a parere dell’autore, si esplicita la distanza di maturità teorica tra il maestro di Berlino e il giovane Marx. Mentre con Hegel la società civile moderna palesa tutta la sua complessità, strutturata com’è, sul doppio principio, dell’individualismo liberale da un lato e del vincolo di mercato dall’altro, nel Marx della Kritik del 43 agisce ancora un semplicismo manicheo che oppone comunitarismo a individualismo, senza la comprensione dei meccanismi di socializzazione a cui si era spinta invece la dialettica di Hegel.

Finelli, R. (2004). Un parricidio mancato. Hegel e il giovane Marx. TORINO : Bollati Boringhieri.

Un parricidio mancato. Hegel e il giovane Marx

FINELLI, Roberto
2004-01-01

Abstract

Questo testo ricostruisce la formazione e la prima sistematica del pensiero di K. Marx. L’idea esegetica di fondo è che vada smontato l’ordine canonico della vecchia marxologia, che ha sempre celebrato nel giovane Marx un passaggio lineare e progressivo dall’idealismo al materialismo. Il libro infatti pretende di mostrare come rispetto alla originalissima concezione hegeliana del soggetto che diventa se stesso solo in rapporto con l’alterità, la filosofia della soggettività del giovane Marx opera, attraverso la mediazione di Feuerbach, una vera e propria regressione, che marcherà profondamente la successiva concezione materialistica della storia elaborata dal pensatore di Treviri insieme con Friederich Engels. Condizione di questa interpretazione è una ricostruzione critica dell’opera di Ludwig Feuerbach dalla dissertazione in lingua latina De ratione, una, universali, infinita fino agli scritti degli anni Quaranta dell’Ottocento. La tesi è che dietro al cosiddetto materialismo di Feurbach si celi un’idealizzazione semplificata della ragione, fatta coincidere, nella sua universalità, con l’intera estensione del genere umano e che a partire da questa accezione fusionale e comunitaria dell’essere umano, Feuerbach abbia ridotto la complessità della filosofia hegeliana all’impianto di una teologia che dissimula la sua fondazione spiritualistica e trascendente nei panni di una filosofia laica e razionale. E’ questa visione assai riduttiva dell’hegelismo – come filosofia non della modernità ma dell’antico - che viene consegnata da Feuerbach a Marx e posta da questi a base della sua concezione materialistica della storia. Il parricidio che il giovane Marx presume di consumare nei confronti dell’idealismo hegeliano si realizza così troppo rapidamente nella figura di un rovesciamento che vede la Materia sostituirsi allo Spirito, la Struttura alla Sovrastruttura, la Prassi alla Teoria. In particolare il testo mette a confronto la visione della società civile moderna (bürgerliche Gesellschaft) teorizzata da Hegel nelle Grundlinien der Philosophie des Rechts e quella delineata nel manoscritto marxiano del 1843, Zur Kritik des hegel’schen Rechtsphilosophie. Perché è proprio sulla disamina del mondo moderno che, a parere dell’autore, si esplicita la distanza di maturità teorica tra il maestro di Berlino e il giovane Marx. Mentre con Hegel la società civile moderna palesa tutta la sua complessità, strutturata com’è, sul doppio principio, dell’individualismo liberale da un lato e del vincolo di mercato dall’altro, nel Marx della Kritik del 43 agisce ancora un semplicismo manicheo che oppone comunitarismo a individualismo, senza la comprensione dei meccanismi di socializzazione a cui si era spinta invece la dialettica di Hegel.
2004
88-339-1551-4
Finelli, R. (2004). Un parricidio mancato. Hegel e il giovane Marx. TORINO : Bollati Boringhieri.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/177641
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