Un vivo sperare pulsa sempre nelle ultime opere di Heidegger. È una speranza sottile perché è leggera: esula dal tentativo di organizzare un nuovo mondo, ma è una speranza che prepara piuttosto all’ascolto di un cambiamento che non gestiamo solo noi uomini con la nostra volontà. La sua speranza è sottile anche perché si insinua nei margini stretti dell’organizzazione della tecnica, che non lascia spazio a sogni né a illusioni di un cambiamento. Quella di Heidegger è una speranza sobria che non offre immagini, ma indica il punto di raccolta dell’inizio. Egli comunque non indaga la speranza La speranza rimane essenzialmente impensata da Heidegger. Non-pensata, viene tenuta a bada, trattenuta, soffocata, tuttavia essa poi prende la mano nel pensiero di Heidegger e nell’attesa di un altro inizio agisce come un’eminenza grigia, che di nascosto domina. Nell’ultima fase del suo pensiero, infatti, oscillando tra l’apertura di speranze e la loro negazione egli – proprio per quella fondamentale propensione allo sperare – lascia crescere nel lettore poco accorto illusioni che vengono assunte come pillole antidepressive per combattere quel malessere originato dai disagi della civiltà
Cipolletta, P. (2004). La speranza sottile. MILANO : Mimesis Edizioni.
La speranza sottile
CIPOLLETTA, Patrizia
2004-01-01
Abstract
Un vivo sperare pulsa sempre nelle ultime opere di Heidegger. È una speranza sottile perché è leggera: esula dal tentativo di organizzare un nuovo mondo, ma è una speranza che prepara piuttosto all’ascolto di un cambiamento che non gestiamo solo noi uomini con la nostra volontà. La sua speranza è sottile anche perché si insinua nei margini stretti dell’organizzazione della tecnica, che non lascia spazio a sogni né a illusioni di un cambiamento. Quella di Heidegger è una speranza sobria che non offre immagini, ma indica il punto di raccolta dell’inizio. Egli comunque non indaga la speranza La speranza rimane essenzialmente impensata da Heidegger. Non-pensata, viene tenuta a bada, trattenuta, soffocata, tuttavia essa poi prende la mano nel pensiero di Heidegger e nell’attesa di un altro inizio agisce come un’eminenza grigia, che di nascosto domina. Nell’ultima fase del suo pensiero, infatti, oscillando tra l’apertura di speranze e la loro negazione egli – proprio per quella fondamentale propensione allo sperare – lascia crescere nel lettore poco accorto illusioni che vengono assunte come pillole antidepressive per combattere quel malessere originato dai disagi della civiltàI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.