Il volume intende svolgere una dettagliata ricostruzione della presenza della metafisica della luce nella struttura e nella scrittura del "Paradiso" dantesco. Mai tentato prima, un simile studio arriva a incrementare considerevolmente l'incidenza di alcuni autori e fonti fino ad oggi scarsamente considerati (come Dionigi Areopagita e i neoplatonici latini, compresi i filosofi della Scuola di Chartres nel XII secolo),oltre a rendere più leggibile la presenza di teologi come Alberto Magno, Bonaventura da Bagnoregio e Tommaso d'Aquino come veri e propri immissari di metafore e immagini da Dante riprese e reinventate come strumenti di predicazione dell'indicibile. Le metafore della luce, qui analizzate sistematicamente per tutto l'arco narrativo del "Paradiso", si affermano perciò come i veri vettori dinamici della visione mistica: l'indicibile, fondato sulla teologia apofatica di Dionigi Areopagita, è il paradossale contenuto della scrittura paradisiaca, che funziona come una figurazione altamente retoricizzata dell'infigurabile. Uno studio sistematico delle metafore della luce mancava alla bibliografia dantesca: con una vasta e approfondita ricerca nell'ambito delle fonti teologiche e filosofiche (dal pitagorismo e neoplatonismo tardo-antichi al platonismo medievale e alla sintesi aristotelico-neoplatonica della Scolastica)la poesia dantesca si rivela come un vero e proprio 'pensiero poetante' in grado di coniugare una plurisecolare tradizione di immagini e metafore nell'arduo sperimentalismo di una scrittura inaudita.
Ariani, M. (2010). Lux inaccessibilis. Teologia e metafore della luce nel Paradiso di Dante. ROMA : Aracne.
Lux inaccessibilis. Teologia e metafore della luce nel Paradiso di Dante
ARIANI, Marco
2010-01-01
Abstract
Il volume intende svolgere una dettagliata ricostruzione della presenza della metafisica della luce nella struttura e nella scrittura del "Paradiso" dantesco. Mai tentato prima, un simile studio arriva a incrementare considerevolmente l'incidenza di alcuni autori e fonti fino ad oggi scarsamente considerati (come Dionigi Areopagita e i neoplatonici latini, compresi i filosofi della Scuola di Chartres nel XII secolo),oltre a rendere più leggibile la presenza di teologi come Alberto Magno, Bonaventura da Bagnoregio e Tommaso d'Aquino come veri e propri immissari di metafore e immagini da Dante riprese e reinventate come strumenti di predicazione dell'indicibile. Le metafore della luce, qui analizzate sistematicamente per tutto l'arco narrativo del "Paradiso", si affermano perciò come i veri vettori dinamici della visione mistica: l'indicibile, fondato sulla teologia apofatica di Dionigi Areopagita, è il paradossale contenuto della scrittura paradisiaca, che funziona come una figurazione altamente retoricizzata dell'infigurabile. Uno studio sistematico delle metafore della luce mancava alla bibliografia dantesca: con una vasta e approfondita ricerca nell'ambito delle fonti teologiche e filosofiche (dal pitagorismo e neoplatonismo tardo-antichi al platonismo medievale e alla sintesi aristotelico-neoplatonica della Scolastica)la poesia dantesca si rivela come un vero e proprio 'pensiero poetante' in grado di coniugare una plurisecolare tradizione di immagini e metafore nell'arduo sperimentalismo di una scrittura inaudita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.