Nel secolo del realismo borghese l’antico tema dell’adulterio si afferma sulla scena della grande narrativa. Tramontata l’illusione settecentesca di coniugare amore e virtù, ragione e sentimento, l’Ottocento straripa di eroine colpevoli solo di aver ceduto agli impulsi della passione: Effi Briest, Emma Bovary, Anna Karenina, la Ottilie di Goethe, la Giacinta di Capuana e la Luisa di Eça de Queiros e poi ancora la Hester di Hawthorne, la Presidentessa di Clarín e tante altri personaggi femminili di una letteratura meno nota, ma fiorente nel diciannovesimo secolo. Nella storia di questi cedimenti l’adulterio apre una breccia provocatoria e inquietante: decisiva quando è commesso, ma non meno profonda quando è evitato. L’adulterio e la sua narrabilità sono appunto al centro dell’ampia indagine comparatistica condotta nel volume "Desiderio e tradimento" che esamina opere attinte alle diverse letterature europee nel sottile legame tra l’atto di trasgressione e la lingua che lo racconta. Dallo studio emerge il rapporto tra il piano tematico del tradimento e quel modernissimo stravolgimento delle forme che già prelude ai precari equilibri del Novecento. Il filo rosso dell’interpretazione è il rapporto tra novità e ripetizione, infrazione e codice. L’analisi si fonda su tre costanti, l’intertestualità, la recursività di metafore tipiche e il piano della frammentazione compositiva. La prima individua nel romanzo d’adulterio una caratteristica ‘voracità’ verso esempi della tradizione e ne scorge appunto una peculiarità nel rapporto tra novità e ripetizione di codici preesistenti. Si tratta di un complesso recupero di catene citazionali che vivono dell’iterazione quale assorbimento e infinita riproduzione di modelli precedenti. La seconda costante è rappresentata dal dilagante ricorso a topoi e metafore che connotano figurazioni dell’eccesso – la fermentazione, come nelle Wahlverwandschaften o la smisuratezza, come nel caso di Brigitte di Stifter, o metafore “esplosive” di “deflagrazione” della passione – o rimandano al motivo, davvero tirannico nell’Ottocento, dell’acqua, del naufragio e dell’affondamento. D’altro canto proprio la forte frammentazione del testo sul piano metaforico rimanda alla terza costante analizzata nello studio, ovvero la scomposizione dell’ordine formale del racconto. Nella forte sostanza linguistica dei romanzi d’adulterio si rifrange quella crisi di certezze etiche ed ideologiche in cui prolifera il conflitto tra passione e morale che caratterizza un “Ottocento infelice” il quale esprime tale dissidio senza tuttavia proporre strategie di controllo, ma concedendo piuttosto ai peccatori – ed in particolare alle peccatrici – uno spazio di tolleranza e di accoglienza.
Fiandra, E. (2005). Desiderio e tradimento. L’adulterio nella narrativa dell’Ottocento europeo. ROMA : Carocci Editore.
Desiderio e tradimento. L’adulterio nella narrativa dell’Ottocento europeo
FIANDRA, Emilia
2005-01-01
Abstract
Nel secolo del realismo borghese l’antico tema dell’adulterio si afferma sulla scena della grande narrativa. Tramontata l’illusione settecentesca di coniugare amore e virtù, ragione e sentimento, l’Ottocento straripa di eroine colpevoli solo di aver ceduto agli impulsi della passione: Effi Briest, Emma Bovary, Anna Karenina, la Ottilie di Goethe, la Giacinta di Capuana e la Luisa di Eça de Queiros e poi ancora la Hester di Hawthorne, la Presidentessa di Clarín e tante altri personaggi femminili di una letteratura meno nota, ma fiorente nel diciannovesimo secolo. Nella storia di questi cedimenti l’adulterio apre una breccia provocatoria e inquietante: decisiva quando è commesso, ma non meno profonda quando è evitato. L’adulterio e la sua narrabilità sono appunto al centro dell’ampia indagine comparatistica condotta nel volume "Desiderio e tradimento" che esamina opere attinte alle diverse letterature europee nel sottile legame tra l’atto di trasgressione e la lingua che lo racconta. Dallo studio emerge il rapporto tra il piano tematico del tradimento e quel modernissimo stravolgimento delle forme che già prelude ai precari equilibri del Novecento. Il filo rosso dell’interpretazione è il rapporto tra novità e ripetizione, infrazione e codice. L’analisi si fonda su tre costanti, l’intertestualità, la recursività di metafore tipiche e il piano della frammentazione compositiva. La prima individua nel romanzo d’adulterio una caratteristica ‘voracità’ verso esempi della tradizione e ne scorge appunto una peculiarità nel rapporto tra novità e ripetizione di codici preesistenti. Si tratta di un complesso recupero di catene citazionali che vivono dell’iterazione quale assorbimento e infinita riproduzione di modelli precedenti. La seconda costante è rappresentata dal dilagante ricorso a topoi e metafore che connotano figurazioni dell’eccesso – la fermentazione, come nelle Wahlverwandschaften o la smisuratezza, come nel caso di Brigitte di Stifter, o metafore “esplosive” di “deflagrazione” della passione – o rimandano al motivo, davvero tirannico nell’Ottocento, dell’acqua, del naufragio e dell’affondamento. D’altro canto proprio la forte frammentazione del testo sul piano metaforico rimanda alla terza costante analizzata nello studio, ovvero la scomposizione dell’ordine formale del racconto. Nella forte sostanza linguistica dei romanzi d’adulterio si rifrange quella crisi di certezze etiche ed ideologiche in cui prolifera il conflitto tra passione e morale che caratterizza un “Ottocento infelice” il quale esprime tale dissidio senza tuttavia proporre strategie di controllo, ma concedendo piuttosto ai peccatori – ed in particolare alle peccatrici – uno spazio di tolleranza e di accoglienza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.