The II century has been a crucial period for the definition of various aspects of the Christian faith. Among these, the faith in the resurrection from the dead, often interpreted spiritualistically, excluding from it the “flesh”, that is the terrestrial body. Those who argued this position could also find a formidable hold in a sentence of Paul: “flesh and blood cannot inherit the kingdom of God” (1Cor 15:50). The so-called Third letter to the Corinthians (area of Antioch, the first half of the II century) and the Pseudo-Justin’s discourse On the resurrection (perhaps from Rome, the second half of the II century) are two of the most ancient attempts, very different one from the other, to react to a similar tendency: a fictitious correspondence between the community of Corinth and Paul, based on the authoritativeness of the apostle; and a doctrinal apology, that skilfully uses the rhetorical and philosophical tools of the time. Besides the way according to which the salvation of the flesh is argued, these works introduce other motives for interest: the great fortune of a pseudo-apostolic letter, the Third to the Corinthians, almost unknown in West; the traces of a debate among Christians of elevated cultural level, before the season of the classical Patristics, attested by the Pseudo-Justin; the use of the pseudepigraphy, that unites, even though with different purpose, the two writings. The volume presents, after an extensive introduction, the critical revision of the Greek texts, their Italian translation and systematic commentary, followed by appendixes on specific problems and indexes (scriptural, onomastic, analytical).

Il II secolo è stato un periodo cruciale per la definizione di vari aspetti della fede cristiana. Tra questi, la fede nella risurrezione dei morti, spesso interpretata spiritualisticamente, escludendo da essa la “carne”, cioè il corpo terreno. Chi sosteneva questa posizione poteva trovare anche un formidabile appiglio in una frase di Paolo: «carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio» (1Cor 15,50). La cosiddetta Terza lettera ai Corinzi (area antiochena, prima metà del II secolo) e il discorso su La risurrezione dello Pseudo-Giustino (ambiente forse romano, seconda metà del II secolo) sono due tra i più antichi tentativi, assai diversi tra loro, di reagire a una simile tendenza: una corrispondenza fittizia tra la comunità di Corinto e Paolo, basata sull’autorevolezza dell’apostolo, e un’apologia dottrinale, che adopera con disinvoltura gli strumenti retorici e filosofici del tempo. Oltre al modo in cui è sostenuta la partecipazione della carne alla salvezza, queste opere presentano altri motivi d’interesse: la grande fortuna di una lettera pseudo-apostolica, la Terza ai Corinzi, quasi ignota in Occidente; le tracce di un dibattito tra cristiani di elevato livello culturale, anteriore alla stagione della patristica classica, testimoniato dallo Pseudo-Giustino; l’uso della pseudepigrafia, che accomuna, sia pure con fini diversi, i due scritti. Il volume fornisce, dopo un’ampia introduzione, la revisione critica dei testi greci, la traduzione italiana e il commento sistematico delle opere, seguito da appendici su specifici problemi e dagli indici (scritturistico, onomastico, analitico).

D'Anna, A. (2009). Terza lettera ai Corinzi – Pseudo-Giustino, La risurrezione. MILANO : Paoline Editoriale Libri.

Terza lettera ai Corinzi – Pseudo-Giustino, La risurrezione

D'ANNA, Alberto
2009-01-01

Abstract

The II century has been a crucial period for the definition of various aspects of the Christian faith. Among these, the faith in the resurrection from the dead, often interpreted spiritualistically, excluding from it the “flesh”, that is the terrestrial body. Those who argued this position could also find a formidable hold in a sentence of Paul: “flesh and blood cannot inherit the kingdom of God” (1Cor 15:50). The so-called Third letter to the Corinthians (area of Antioch, the first half of the II century) and the Pseudo-Justin’s discourse On the resurrection (perhaps from Rome, the second half of the II century) are two of the most ancient attempts, very different one from the other, to react to a similar tendency: a fictitious correspondence between the community of Corinth and Paul, based on the authoritativeness of the apostle; and a doctrinal apology, that skilfully uses the rhetorical and philosophical tools of the time. Besides the way according to which the salvation of the flesh is argued, these works introduce other motives for interest: the great fortune of a pseudo-apostolic letter, the Third to the Corinthians, almost unknown in West; the traces of a debate among Christians of elevated cultural level, before the season of the classical Patristics, attested by the Pseudo-Justin; the use of the pseudepigraphy, that unites, even though with different purpose, the two writings. The volume presents, after an extensive introduction, the critical revision of the Greek texts, their Italian translation and systematic commentary, followed by appendixes on specific problems and indexes (scriptural, onomastic, analytical).
2009
978-88-315-3559-5
Il II secolo è stato un periodo cruciale per la definizione di vari aspetti della fede cristiana. Tra questi, la fede nella risurrezione dei morti, spesso interpretata spiritualisticamente, escludendo da essa la “carne”, cioè il corpo terreno. Chi sosteneva questa posizione poteva trovare anche un formidabile appiglio in una frase di Paolo: «carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio» (1Cor 15,50). La cosiddetta Terza lettera ai Corinzi (area antiochena, prima metà del II secolo) e il discorso su La risurrezione dello Pseudo-Giustino (ambiente forse romano, seconda metà del II secolo) sono due tra i più antichi tentativi, assai diversi tra loro, di reagire a una simile tendenza: una corrispondenza fittizia tra la comunità di Corinto e Paolo, basata sull’autorevolezza dell’apostolo, e un’apologia dottrinale, che adopera con disinvoltura gli strumenti retorici e filosofici del tempo. Oltre al modo in cui è sostenuta la partecipazione della carne alla salvezza, queste opere presentano altri motivi d’interesse: la grande fortuna di una lettera pseudo-apostolica, la Terza ai Corinzi, quasi ignota in Occidente; le tracce di un dibattito tra cristiani di elevato livello culturale, anteriore alla stagione della patristica classica, testimoniato dallo Pseudo-Giustino; l’uso della pseudepigrafia, che accomuna, sia pure con fini diversi, i due scritti. Il volume fornisce, dopo un’ampia introduzione, la revisione critica dei testi greci, la traduzione italiana e il commento sistematico delle opere, seguito da appendici su specifici problemi e dagli indici (scritturistico, onomastico, analitico).
D'Anna, A. (2009). Terza lettera ai Corinzi – Pseudo-Giustino, La risurrezione. MILANO : Paoline Editoriale Libri.
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