Come spiegare l’adesione di tante donne ad una corrente pittorica come il futurismo , così miso¬gino, aggressivo, talvolta volgare nei confronti della femminilità? Se la presenza di artiste, al loro tempo cono¬sciute, apprezzate e premiate fu rilevante -quantitamente (e talvolta qualitativamente)-, oggi quella domanda si impone alla consapevolezza delle donne del 2000, che hanno attraversato il movimento e la riflessione femminista, gli women’ s studies e il pensiero della differenza. In questo saggio, dapprima, si vuole definire lo sfondo teorico del futurismo, cioè l'elaborazione concettuale sul "fèmminile" , che si espresse in quegli anni e in quel movimento, e ne emergono cifre contraddittorie e ambivalenti . Da un lato, l'adesione al futurismo rappresentò per molte artiste una sfida e un atto convinto di distruzione e smantellamento di consolidati stereotipi femminili, dall’altro –questa è l’ipotesi- tali gesti eversivi e antipassatisti non furono elaborati dalle donne, ma ricevuti passivamente, e ciò determinerà le equivocità, spesso le posizioni conciliative ed appiattite all'ideologia maschilista.Nella seconda parte si affronta una figura particolare di donna e di artista , Barbara, nata come futurista e poi approdata ad esiti molto diversi come il movimento pacifista e il femminismo, in particolare l’empatica vicinanza con i testi di Luce Irigaray. Si analizza la prismaticità dell’esistenza di Barbara , in cui si intrecciano arte e vita , un binomio che nel futurismo appariva in una veste provocatoria e invece dalle parole e dalle opere di Barbara traspare quale cifra della sua identità di donna, conquistata solo dopo aver percorso un labirinto , il labirinto di Barbara. -
Brezzi, F. (2010). Quando il futurismo è donna. Barbara Dei colori. MILANO : Mimesis.
Quando il futurismo è donna. Barbara Dei colori
BREZZI, Francesca
2010-01-01
Abstract
Come spiegare l’adesione di tante donne ad una corrente pittorica come il futurismo , così miso¬gino, aggressivo, talvolta volgare nei confronti della femminilità? Se la presenza di artiste, al loro tempo cono¬sciute, apprezzate e premiate fu rilevante -quantitamente (e talvolta qualitativamente)-, oggi quella domanda si impone alla consapevolezza delle donne del 2000, che hanno attraversato il movimento e la riflessione femminista, gli women’ s studies e il pensiero della differenza. In questo saggio, dapprima, si vuole definire lo sfondo teorico del futurismo, cioè l'elaborazione concettuale sul "fèmminile" , che si espresse in quegli anni e in quel movimento, e ne emergono cifre contraddittorie e ambivalenti . Da un lato, l'adesione al futurismo rappresentò per molte artiste una sfida e un atto convinto di distruzione e smantellamento di consolidati stereotipi femminili, dall’altro –questa è l’ipotesi- tali gesti eversivi e antipassatisti non furono elaborati dalle donne, ma ricevuti passivamente, e ciò determinerà le equivocità, spesso le posizioni conciliative ed appiattite all'ideologia maschilista.Nella seconda parte si affronta una figura particolare di donna e di artista , Barbara, nata come futurista e poi approdata ad esiti molto diversi come il movimento pacifista e il femminismo, in particolare l’empatica vicinanza con i testi di Luce Irigaray. Si analizza la prismaticità dell’esistenza di Barbara , in cui si intrecciano arte e vita , un binomio che nel futurismo appariva in una veste provocatoria e invece dalle parole e dalle opere di Barbara traspare quale cifra della sua identità di donna, conquistata solo dopo aver percorso un labirinto , il labirinto di Barbara. -I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.