The book describes the historical relationship between the city of Rome and the Tiber river: an ancient relationship that led to consolidate the myth of Roma aeterna, but which is now unknown to most of the Romans. It treats about a long-term historical period, starting from antiquity until the late nineteenth century, when the construction of the banks of the Tiber broke that relationship, confining the river in a riverbed that has definitely moved away from urban dynamics. At present, only when the water level menaces to inundate the city, people remember it and watch it with apprehension from the old bridges. However, for many centuries, the Tiber was the route that supplied the city with everything: food, building materials, goods imported from far lands, merchandises brought from other continents. But it was also the element that periodically threatened the city with catastrophic floods. Every year during the winter, the danger of floods afflicted the population, habituate since ancient times to receive its harms and benefits. Commercial activities in the river constituted a source of income for the population and were a central matter in the policy of the emperors and later of the Apostolic Camera, the administrative body of the papacy. Boatmen, merchants, sailors, pilorciatori, bufalari and many other categories of workers established a well-organized structure that worked admirably for centuries between Orte and Ripetta and between the harbors of Ostia and Fiumicino and the port of Ripa Grande. On the banks of the Tiber were also developed relevant productive activities: flour mills, workshops and places to fish, owned by Roman aristocratic families and religious congregations, with an annual tax paid to the Apostolic Camera. But the river was also the focus of many projects which engaged the most prominent architects of the time: Carlo Maderno, Carlo Rainaldi, Carlo Fontana, Giuseppe Pannini, Giuseppe Valadier, called to plan and direct the maintenance of the banks, necessary to ensure that the bed of the river maintained a constant depth and, therefore, that trade operations were always guaranteed.

Il libro descrive il rapporto storico tra Roma e il Tevere: un rapporto antico che portò a consolidare il mito della Roma Aeterna, ma che risulta oggi sconosciuto alla maggior parte dei romani. Affronta un periodo di lunga durata, che inizia nell’antichità e si conclude nella metà del XIX secolo, quando la costruzione degli argini del Tevere spezzò quel legame, confinando il fiume in un alveo tagliato via dalle dinamiche urbane. Attualmente, solo quando le acque minacciano di inondare la città, la gente si ricorda del fiume e lo scruta con apprensione dall’alto dei vecchi ponti. Tuttavia, durante molti secoli, il Tevere costituì la via che riforniva la città di tutto l’occorrente: alimenti, materiali da costruzione, prodotti importanti da Paesi lontani, mercanzie acquistate in altri continenti. Ma era anche l’elemento che periodicamente minacciava la città con alluvioni catastrofiche. Ogni anno, durante l’inverno, il pericolo delle inondazioni affliggeva la popolazione, abituata sin dai tempi antichi a ricevere dal Tevere doni e benefici. Le attività commerciali nel fiume costituivano fonte d’ingressi per la popolazione ed erano materia centrale nelle politiche imperiali e, più tardi, della Camera Apostolica, l’organismo amministrativo del papato. Barcaioli, commercianti, marinai, pilorciatori, bufalari e molte altre categorie di lavoratori costituivano una struttura ben organizzata che funzionò per secoli nei tratti tra Orte e Ripetta e tra la foce di Fiumicino e quella di Ostia e il porto di Ripa Grande. Nelle rive del fiume si svilupparono anche rilevanti attività produttive: mulini di grano, laboratori, peschiere, concesse alle famiglie aristocratiche romane e alle congregazioni religiose, tassate con una imposta annuale dalla Camera Apostolica. Ma il fiume era anche al centro di numerosi progetti che impegnarono i più illustri architetti del tempo: Carlo Maderno, Carlo Rainaldi, Carlo Fontana, Giuseppe Pannini, Giuseppe Valadier, chiamati a progettare e dirigere le operazioni di manutenzione delle ripe, necessarie per assicurare che il letto del fiume mantenesse una profondità costante e, di conseguenza, che anche le operazioni commerciali fossero sempre garantite.

SEGARRA LAGUNES, M.M. (2004). Il Tevere e Roma. Storia di una simbiosi. Roma : Gangemi editore.

Il Tevere e Roma. Storia di una simbiosi

SEGARRA LAGUNES, MARIA MARGARITA
2004-01-01

Abstract

The book describes the historical relationship between the city of Rome and the Tiber river: an ancient relationship that led to consolidate the myth of Roma aeterna, but which is now unknown to most of the Romans. It treats about a long-term historical period, starting from antiquity until the late nineteenth century, when the construction of the banks of the Tiber broke that relationship, confining the river in a riverbed that has definitely moved away from urban dynamics. At present, only when the water level menaces to inundate the city, people remember it and watch it with apprehension from the old bridges. However, for many centuries, the Tiber was the route that supplied the city with everything: food, building materials, goods imported from far lands, merchandises brought from other continents. But it was also the element that periodically threatened the city with catastrophic floods. Every year during the winter, the danger of floods afflicted the population, habituate since ancient times to receive its harms and benefits. Commercial activities in the river constituted a source of income for the population and were a central matter in the policy of the emperors and later of the Apostolic Camera, the administrative body of the papacy. Boatmen, merchants, sailors, pilorciatori, bufalari and many other categories of workers established a well-organized structure that worked admirably for centuries between Orte and Ripetta and between the harbors of Ostia and Fiumicino and the port of Ripa Grande. On the banks of the Tiber were also developed relevant productive activities: flour mills, workshops and places to fish, owned by Roman aristocratic families and religious congregations, with an annual tax paid to the Apostolic Camera. But the river was also the focus of many projects which engaged the most prominent architects of the time: Carlo Maderno, Carlo Rainaldi, Carlo Fontana, Giuseppe Pannini, Giuseppe Valadier, called to plan and direct the maintenance of the banks, necessary to ensure that the bed of the river maintained a constant depth and, therefore, that trade operations were always guaranteed.
2004
88-492-0621-6
Il libro descrive il rapporto storico tra Roma e il Tevere: un rapporto antico che portò a consolidare il mito della Roma Aeterna, ma che risulta oggi sconosciuto alla maggior parte dei romani. Affronta un periodo di lunga durata, che inizia nell’antichità e si conclude nella metà del XIX secolo, quando la costruzione degli argini del Tevere spezzò quel legame, confinando il fiume in un alveo tagliato via dalle dinamiche urbane. Attualmente, solo quando le acque minacciano di inondare la città, la gente si ricorda del fiume e lo scruta con apprensione dall’alto dei vecchi ponti. Tuttavia, durante molti secoli, il Tevere costituì la via che riforniva la città di tutto l’occorrente: alimenti, materiali da costruzione, prodotti importanti da Paesi lontani, mercanzie acquistate in altri continenti. Ma era anche l’elemento che periodicamente minacciava la città con alluvioni catastrofiche. Ogni anno, durante l’inverno, il pericolo delle inondazioni affliggeva la popolazione, abituata sin dai tempi antichi a ricevere dal Tevere doni e benefici. Le attività commerciali nel fiume costituivano fonte d’ingressi per la popolazione ed erano materia centrale nelle politiche imperiali e, più tardi, della Camera Apostolica, l’organismo amministrativo del papato. Barcaioli, commercianti, marinai, pilorciatori, bufalari e molte altre categorie di lavoratori costituivano una struttura ben organizzata che funzionò per secoli nei tratti tra Orte e Ripetta e tra la foce di Fiumicino e quella di Ostia e il porto di Ripa Grande. Nelle rive del fiume si svilupparono anche rilevanti attività produttive: mulini di grano, laboratori, peschiere, concesse alle famiglie aristocratiche romane e alle congregazioni religiose, tassate con una imposta annuale dalla Camera Apostolica. Ma il fiume era anche al centro di numerosi progetti che impegnarono i più illustri architetti del tempo: Carlo Maderno, Carlo Rainaldi, Carlo Fontana, Giuseppe Pannini, Giuseppe Valadier, chiamati a progettare e dirigere le operazioni di manutenzione delle ripe, necessarie per assicurare che il letto del fiume mantenesse una profondità costante e, di conseguenza, che anche le operazioni commerciali fossero sempre garantite.
SEGARRA LAGUNES, M.M. (2004). Il Tevere e Roma. Storia di una simbiosi. Roma : Gangemi editore.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11590/180259
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