Nell’ultimo decennio del Novecento diverse riforme sono state adottate al fine di migliorare il rendimento del lavoro pubblico e rendere più stretto il legame con la democrazia. La loro preparazione ha visto il coinvolgimento diretto delle organizzazioni di interesse, soprattutto sindacali, che al cospetto dei governi dell’epoca hanno siglato accordi e patti sociali dettati dalla necessità di affrontare la difficile congiuntura economica, finanziaria e politica, in cui era precipitato il nostro paese all’alba di quello stesso decennio. Si è giunti così, nel corso degli anni ’90, a rendere irreversibile la scelta di condurre il pubblico impiego verso la disciplina di diritto comune. Tuttavia, date le difficoltà della marcia di avvicinamento fra settore pubblico e settore privato, sul mondo degli impiegati pubblici è calata una nuova riforma, promossa dal Ministro della pubblica amministrazione e l’innovazione, Renato Brunetta, la quale ha riformulato le regole vigenti, modificando il sistema delle fonti e delle relazioni sindacali, l’assetto della dirigenza, il sistema delle sanzioni e delle responsabilità degli impiegati e prescrivendo procedure di valutazione e di calcolo del merito. La “riforma Brunetta” del 2009 è un intervento complesso, che ha diviso l’ambiente accademico, amministrativo, politico e sindacale, a causa del metodo avversariale e maggioritario, piuttosto che concertativo, di elaborazione delle decisioni, nonché in ragione dei contenuti delle disposizioni normative. Proprio le scelte effettuate, come anche il processo decisionale della controversa “terza riforma del lavoro pubblico” costituiscono l’oggetto di questo volume.
Chiarini, R. (2013). La riforma Brunetta. Dalla concertazione sociale alla logica maggioritaria. NAPOLI : Editoriale Scientifica.
La riforma Brunetta. Dalla concertazione sociale alla logica maggioritaria
CHIARINI, ROSALBA
2013-01-01
Abstract
Nell’ultimo decennio del Novecento diverse riforme sono state adottate al fine di migliorare il rendimento del lavoro pubblico e rendere più stretto il legame con la democrazia. La loro preparazione ha visto il coinvolgimento diretto delle organizzazioni di interesse, soprattutto sindacali, che al cospetto dei governi dell’epoca hanno siglato accordi e patti sociali dettati dalla necessità di affrontare la difficile congiuntura economica, finanziaria e politica, in cui era precipitato il nostro paese all’alba di quello stesso decennio. Si è giunti così, nel corso degli anni ’90, a rendere irreversibile la scelta di condurre il pubblico impiego verso la disciplina di diritto comune. Tuttavia, date le difficoltà della marcia di avvicinamento fra settore pubblico e settore privato, sul mondo degli impiegati pubblici è calata una nuova riforma, promossa dal Ministro della pubblica amministrazione e l’innovazione, Renato Brunetta, la quale ha riformulato le regole vigenti, modificando il sistema delle fonti e delle relazioni sindacali, l’assetto della dirigenza, il sistema delle sanzioni e delle responsabilità degli impiegati e prescrivendo procedure di valutazione e di calcolo del merito. La “riforma Brunetta” del 2009 è un intervento complesso, che ha diviso l’ambiente accademico, amministrativo, politico e sindacale, a causa del metodo avversariale e maggioritario, piuttosto che concertativo, di elaborazione delle decisioni, nonché in ragione dei contenuti delle disposizioni normative. Proprio le scelte effettuate, come anche il processo decisionale della controversa “terza riforma del lavoro pubblico” costituiscono l’oggetto di questo volume.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.