La raccolta delle rose è un progetto che ha visto coinvolte diverse professionalità animate dallo stesso proposito: promuovere l’empowerment dei senza voce, nello specifico delle donne recluse. Quaranta giovani boliviane, bulgare, colombiane, cubane, italiane, nigeriane, romene, tunisine, soprattutto romnià si sono raccontate senza paure e ritrosie, lasciando la mente e il cuore liberi di vagare tra ricordi, vissuti, sogni e aspirazioni, restituendo immagini e tradizioni dei loro paesi d’origine e svelando la loro parte più intima: l’essere compagne, spose e madri. Nessun sentimento soffocato, inibito, costretto, ma un universo emozionale da scoprire. La narrazione diventa uno spazio “proprio”, il luogo e il tempo per ritrovarsi, per ricostruire la propria identità, per scoprirsi diverse e nel contempo simili, per appropriarsi di un linguaggio plurale perché, come precisa una delle giovani narranti: “La diversità sta a significare solo l’infinita varietà dei modi di vita dell’umanità … La cultura è una sola, quella umana”.
Cristofaro, A., Zizioli, E. (a cura di). (2014). La raccolta delle rose. Donne recluse libere di raccontarsi. Roma : Anicia.
La raccolta delle rose. Donne recluse libere di raccontarsi
ZIZIOLI, ELENA
2014-01-01
Abstract
La raccolta delle rose è un progetto che ha visto coinvolte diverse professionalità animate dallo stesso proposito: promuovere l’empowerment dei senza voce, nello specifico delle donne recluse. Quaranta giovani boliviane, bulgare, colombiane, cubane, italiane, nigeriane, romene, tunisine, soprattutto romnià si sono raccontate senza paure e ritrosie, lasciando la mente e il cuore liberi di vagare tra ricordi, vissuti, sogni e aspirazioni, restituendo immagini e tradizioni dei loro paesi d’origine e svelando la loro parte più intima: l’essere compagne, spose e madri. Nessun sentimento soffocato, inibito, costretto, ma un universo emozionale da scoprire. La narrazione diventa uno spazio “proprio”, il luogo e il tempo per ritrovarsi, per ricostruire la propria identità, per scoprirsi diverse e nel contempo simili, per appropriarsi di un linguaggio plurale perché, come precisa una delle giovani narranti: “La diversità sta a significare solo l’infinita varietà dei modi di vita dell’umanità … La cultura è una sola, quella umana”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.